Come sarà il Sanremo di Carlo Conti
Carlo Conti presentatore e direttore artistico del Festival di Sanremo 2025 e anche di quello 2026: per il dopo Amadeus la RAI ha scelto la soluzione più logica, quella che evita casi politici ed al tempo stesso garantisce ascolti. Ma il modo in cui si è arrivati a questo clamoroso ritorno merita di essere raccontato, così come devono essere raccontati i cambiamenti che Conti porterà a Sanremo, come stile e come sostanza.
La genesi
La sorpresa non è Conti, che è uno dei presentatori di punta della RAI oltre che l’unico credibile nel mondo della musica, ma la genesi di questa scelta. Arrivata dopo i ripetuti tentativi di far cambiare idea ad Amadeus, che per tante ragioni (impossibile a Sanremo fare meglio come numeri rispetto al 2024, troppe pressioni, voglia di tornare fisso a Milano, libertà creativa, soldi offerti da Discovery) non l’ha cambiata e che all’inizio ha fatto pensare ad una svolta radicale. Non il ‘bravo presentatore’, nell’accezione del famoso sketch di Nino Frassica, dalla carriera indiscutibile, come Antonella Clerici, Milly Carlucci e lo stesso Conti, ma un emergente. Questa corrente di pensiero era capeggiata dal direttore generale della RAI, Giampaolo Rossi, e fra i tanti nomi soltanto due hanno avuto reali chance fino a pochi giorni fa: Stefano De Martino, che piace molto al Sud e ad un pubblico che i pubblicitari considerano di target medio-basso, il pubblico di Maria De Filippi, e Alessandro Cattelan, che piace molto alla gente che piace ed avrebbe assicurato buone critiche anche se quando ha inseguito i grandi numeri, al di là del fare il David Letterman dei poveri, è arrivato il flop. Alla fine ha prevalso la pubblicità RAI, che con l’ultimo Sanremo ha appena stabilito il record di raccolta, a quota 60,2 milioni di euro: nessuna invenzione, al Festival non si può fallire. Quindi Conti, senza se e senza ma.
Un ritorno
Per il presentatore fiorentino, 63 anni, uno in più di Amadeus, si tratta di un ritorno dopo le tre edizioni di Sanremo condotte nel 2015, 2016 e 2017, come lui stesso ha subito ricordato: «Cercherò di riprendere quel lavoro, poi portato avanti alla grande da Baglioni e alla grandissima da Amaudeus». Un lavoro da lui lasciato senza un vero perché, scelta di cui si è ampiamente pentito. Nessuna rivoluzione, come è ovvio che sia. Certo è che la situazione è molto diversa da quella che Conti trovò 10 anni fa, quando fu scelto per il suo primo Sanremo. Nel 2015 si arrivava dal disastro di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto dell’anno precedente, con la serata finale meno vista nella storia, quindi fare meglio era piuttosto facile. Conti lavorò molto sul cast, creando un ottimo rapporto con i discografici (che infatti hanno tirato un sospiro di sollievo alla notizia del suo ritorno) e introducendo una conduzione più snella, quasi da deejay, mettendosi al servizio dello spettacolo (come Amadeus) e non essendo lui stesso lo spettacolo (come Fazio e Baglioni). Affiancato prima da Arisa, Emma e Rocio Munoz Morales, poi da Gabriel Garko, Madalina Ghenea e Virginia Raffaele, infine nel 2017 da Maria De Filippi, Conti ha dato spazio un po’ a tutte le tendenze musicali ma ricordandosi di essere su RAI 1: pochissimi i rapper-trapper, rispetto ad Amadeus, molti i personaggi televisivamente già noti, fra X Factor ed Amici. I tre podi dei suoi Sanremo dicono tutto: 2015 Il Volo-Nek-Malika Ayane, 2016 Stadio-Francesca Michielin-Giovanni Caccamo e Debora Iurato, 2017 Francesco Gabbani-Fiorella Mannoia-Ermal Meta.
Il confronto
Il confronto fra Carlo Conti ed Amadeus sarà inevitabile, ma si basa su un equivoco di fondo e cioè l’orario: il gigantismo degli ultimi anni ha portato a chiudere le trasmissioni oltre le due di notte, con uno share quindi dopato visto che più si va avanti nella serata e meno concorrenti ci sono, ma è un giochino che non si può portare oltre e Conti lo ha già detto. I prossimi Sanremo manderanno la gente a letto al massimo alla una, forse anche prima. Interessante è notare come i suoi 3 Sanremo 2015-2016-2017 abbiano avuto uno share costante, intorno al 50% considerando tutte le serate, mentre quelli di Amadeus hanno avuto un minimo del 46 ed un massimo del 65, nell’ultima edizione. Ma ancora più interessante è notare che le persone sono rimaste le stesse: in 3 occasioni su 5 Amadeus ha avuto meno spettatori rispetto a Conti, in 2 di più. E comunque gli 11.423.400 di media del 2024 sono molti meno di quelli del Baudo dei tempi d’oro ma addirittura meno di quelli dell’edizione 2011 condotta da Gianni Morandi. In sintesi: meno persone guardano la televisione tradizionale (anche usando smartphone o tablet), ma a chi la guarda Sanremo piace ancora tantissimo.
Dagli stranieri ai toscani
Come sarà il quarto Sanremo di Carlo Conti? È ovviamente presto per parlare dei nomi dei concorrenti, ma è sicuro che Conti cercherà di ridurne il numero: tutti premono per esserci, lui si accontenterebbe di strappare un ’22 più 3’ (22 scelti da lui più 3 usciti da Sanremo Giovani) invece di 30 e lo ha già detto. Un’altra sua fissazione sono gli ospiti musicali stranieri, ormai quasi totalmente scomparsi: nei suoi 3 Festival Conti ha portato sul palco dell’Ariston, fra gli altri, Imagine Dragons, Spandau Ballet, Ed Sheeran, Elton John, Ricky Martin, Robbie Williams… In altre parole Conti preferisce togliere budget ai siparietti con gli attori e metterlo sui cantanti, anche se in termini di ascolti pagano di più i siparietti, per non dire i casi di cronaca, la tremenda tivù del dolore. Conti viene spesso accusato di invitare una quantità industriale di toscani, dagli amici Panariello e Pieraccioni in giù, ed è probabile che sia così anche a questo giro, insieme alla tasse che devono pagare tutti, in primis la promozione delle fiction RAI. Certo è che Carlo Conti è una scelta indiscutibile, quasi alla Baudo. O alla Amadeus.