Da Sanremo al mondo, come nacque «L'Italiano»
«Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare, sono un italiano». Correva l'anno 1983. Toto Cutugno, morto oggi all'età di 80 anni dopo una lunga malattia, portava sul palco dell'Ariston il brano dei brani. L'italiano, già. La canzone, per intenderci, che avrebbe descritto un popolo e una nazione. Sostituendosi, di fatto, all'Inno di Mameli. Quel Festival di Sanremo, incredibilmente, Cutugno non lo vinse. Mancando così il bis dopo l'affermazione del 1980 con Solo noi. Poco male, dal momento che il successo del pezzo fu, non esageriamo, planetario. Svizzera e Ticino compresi.
L'italiano vendette qualcosa come 100 milioni di copie in tutto il mondo. Cutugno, di suo, spiegò che il brano non era legato in alcun modo alla vittoria del Mundial '82 e a una ritrovata italianità. Tempo dopo, il cantautore spiegò al Corsera che la canzone nacque in un ristorante di Toronto, in Canada: «Quella sera, io mi ero esibito in teatro davanti a 3.500 persone e ricordo che a un certo punto realizzai che quei 7.000 occhi che mi guardavano erano tutti occhi di italiani. Pensai: scriverò una canzone per questa gente». La genesi del pezzo risale al 1981. Inizialmente, l'idea era di affidare l'esecuzione ad Adriano Celentano. Il quale, tuttavia, rifiutò. Ancora Cutugno: «Ci gelò: non ho bisogno di dire che sono un italiano vero, disse, perché io lo sono già».
Il brano, dicevamo, riscosse un successo planetario. Venne pure tradotto in svariate lingue. Per tacere delle cover, una delle quali – in cinese – venne realizzata proprio da Cutugno. E poi la versione accompagnata dal coro dell'Armata Russa, che tanto fece discutere all'epoca e, in seconda battuta, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina nonostante lui, Toto, avesse sempre ribadito di essere apolitico. «A un certo punto mi son fatto dare un pezzo di carta e ho messo giù un La minore-Re minore e poi il resto» ricordò ancora Cutugno circa la composizione della canzone. «Quindi ho chiamato Popi Minellono e gli ho detto: scrivimi il testo di questa canzone, vorrei intitolarla “Con quegli occhi di italiano”». Chissà se era consapevole, all'epoca, di avere fra le mani un vero e proprio classico della musica italiana.
Il testo completo
Lasciatemi cantare
Con la chitarra in mano
Lasciatemi cantare
Sono un italiano
Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente
E un partigiano come presidente
Con l’autoradio sempre nella mano destra
Un canarino sopra la finestra
Buongiorno Italia con i tuoi artisti
Con troppa America sui manifesti
Con le canzoni, con amore
Con il cuore
Con più donne e sempre meno suore
Buongiorno Italia, buongiorno Maria
Con gli occhi pieni di malinconia
Buongiorno Dio
Lo sai che ci sono anch’io
Lasciatemi cantare
Con la chitarra in mano
Lasciatemi cantare
Una canzone piano piano
Lasciatemi cantare
Perché ne sono fiero
Sono un italiano
Un italiano vero
Buongiorno Italia che non si spaventa
Con la crema da barba alla menta
Con un vestito gessato sul blu
E la moviola la domenica in TV
Buongiorno Italia col caffè ristretto
Le calze nuove nel primo cassetto
Con la bandiera in tintoria
E una Seicento giù di carrozzeria
Buongiorno Italia, buongiorno Maria
Con gli occhi pieni di malinconia
Buongiorno Dio
Lo sai che ci sono anch’io
Lasciatemi cantare
Con la chitarra in mano
Lasciatemi cantare
Una canzone piano piano
Lasciatemi cantare
Perché ne sono fiero
Sono un italiano
Un italiano vero
(Ta-na-na-na-na-na-na
Ta-na-na-na-na-na-na
Ta-na-na-na-na, ta-na-na
Ta-na-na, ta-na-na)
Lasciatemi cantare
Con la chitarra in mano
Lasciatemi cantare
Una canzone piano piano
Lasciatemi cantare
Perché ne sono fiero
Sono un italiano
Un italiano vero