Musica

Geordie, l’anti-eroe e «migliore chitarrista di sempre»

I Killing Joke perdono il loro architetto del suono: aveva 64 anni
© Shutterstock
Dimitri Loringett
03.12.2023 21:27

Voleva studiare architettura, è diventato invece un «guitar hero» che ha influenzato una generazione, se non due, di chitarristi rock per il suo stile e suono inconfondibili. Parliamo di Kevin Walker, meglio conosciuto come Geordie (soprannome affibbiato alle persone che provengono dal nord-est dell'Inghilterra, Walker era infatti della Contea di Durham), il chitarrista dei Killing Joke deceduto negli scorsi giorni all’età di 64 anni. «È con estrema tristezza che confermiamo che alle 6.30 del mattino del 26 novembre 2023 a Praga, il leggendario chitarrista dei Killing Joke Kevin “Geordie” Walker è morto dopo aver subito un ictus. Era circondato dalla famiglia. Siamo devastati. Riposa in pace fratello», recita lo scarno annuncio della band diffuso via social. Il dolore è forte e mancano le parole. I membri dei Killing Joke, seppure con alti e bassi nella loro ultra-quarantennale carriera, sono come una famiglia. Lo dimostra la reunion della formazione originale avvenuta nel 2008 a seguito della dipartita del secondo e storico bassista Paul Raven (subentrò a Martin Glover, in arte Youth, nell’82). In relazione a quell’evento, il frontman Jaz Coleman aveva affermato che «tutto si ricompose quando ci siamo incontrati al funerale di Raven. È stato sorprendente l'effetto unificante che ha avuto su tutti noi. Ci ha fatto capire la nostra mortalità e l'importanza di Killing Joke per tutti noi». Ma questa volta non ci sarà un Youth o altro ex membro che potrà far ricomporre la band. Geordie è infatti l’unico chitarrista che i Killing Joke abbiano mai avuto e, con Coleman, è l’unico membro fisso della band sin dal completamento della formazione nel 1979.

 La musica dei Killing Joke non è per tutti, perlomeno non per chi è debole di stomaco o di nervi. Le avanguardistiche sonorità post-punk del quartetto londinese evocano scenari distopici e post-apocalittici e creano un perenne senso di tensione all’ascoltatore. Il batterista (e co-fondatore della band assieme a Coleman) Paul Ferguson aveva famosamente descritto la musica dei Killing Joke come «il suono della terra che vomita». E Geordie ne è corresponsabile. Eccome. Il suo è un suono  tagliente come la lama di una katana, fatto di accordi «storti» (e distorti) e progressioni armoniche inusuali suonati su una chitarra «risonante», una Gibson ES-295 (come quella che suonava il chitarrista di Elvis). Tempo fa Walker aveva descritto la sua fedele sei corde come «totalmente simile a una campana, con il sustain che, attraverso 250 watt di amplificazione in stereo, fa vibrare la chitarra e produrre un suono enorme».

Geordie non era un virtuoso (non ha mai fatto un assolo), era alla costante ricerca di accordi originali e quel suono «pieno» e risonante che potesse stordire e contribuire a creare quell’atmosfera sciamanica e di «tensione» tipica della musica dei Killing Joke. E non era nemmeno uno showman. Al contrario, era schivo e di poche parole (ma arguto, dicono i suoi ex compagni d’avventura). Sul palco sembrava non volerci stare, o meglio, sembrava stesse lì per i fatti suoi, assorbito nei suoi pensieri e nella sua costante ricerca del quel suono che solo lui sapeva quale fosse. Si presentava con vestiti semplici ma eleganti, l’esatto contrario di un rocker o di uno che, come lui, ha segnato la storia del genere industrial. Accanto all’ipnotico e vulcanico Coleman lui se ne stava lì, quasi in disparte e senza movimenti da rock star. Anzi, sembrava sempre «scazzato», incurante del pubblico. E sempre con una sigaretta in bocca. 

Zurigo, ottobre 2008. ©Joel Gilardini
Zurigo, ottobre 2008. ©Joel Gilardini

No, Geordie non era il classico ribelle punkettaro trasferitosi a Londra a fine anni Settanta per spaccare tutto. Era solo un tranquillo ventenne venuto per studiare architettura. Ma poi ha risposto a un annuncio che Jaz Coleman aveva pubblicato sul «Melody Maker», attirato da ciò che era scritto: «Vuoi fare parte dei Killing Joke? Siamo seri. Totale sfruttamento, pubblicità e anonimato». «C’era questo ragazzo che continuava a chiamare dicendo: “Ciao, non ho mai fatto parte di una band, ho suonato solo nella camera da letto di mia madre, ma sono il miglior chitarrista di sempre”», ha raccontato Coleman. «Non riuscivo a liberarmi di lui. È entrato per una tazza di tè e ha visto le mie canne da pesca, così abbiamo parlato di pesca per sei ore. Dopo di che mi ha annunciato che non aveva un posto dove vivere, così gli ho detto che poteva stare da me. Geordie si trasferì tre settimane prima che lo sentissi suonare. Quando l'ha fatto è stato come un fuoco dal cielo». 

Il resto è storia, vissuta e conosciuta da un pubblico di intenditori (tra loro i fans si chiamano «gatherers», perché i concerti sono dei «gathering», adunate). L’impronta lasciata da Geordie, Coleman, Ferguson e Youth (e Raven) è indelebile, dalla scena post-punk/art rock dei primi anni Ottanta all’industrial anni Novanta, passando dalla dark-wave di Love Like Blood (hit dell’85 che ha fatto conoscere la band al grande pubblico) al techno-metal di Pandemonium (1994) e al quasi-metal di Absolute Dissent (2010, l’album che segna il ritorno alla formazione originale con Youth). Fra i molti estimatori dichiarati, Metallica, Soundgarden, Faith No More, Nine Inch Nails e Foo Fighters – il cui frontman, Dave Grohl, ha avuto il privilegio di suonare la batteria sull’album omonimo Killing Joke del 2003, un sogno di molti che solo Grohl ha potuto realizzare.

Se non fosse stato per quelle canne da pesca, forse oggi conosceremmo (oppure no) solo l’architetto Kevin Walker. Senza il soprannome.