Il ritratto

I Ricchi e Poveri: «Che confusione, sarà perché torniamo»

Abbiamo intervistato il gruppo genovese in vista del loro ritorno al Festival di Sanremo: «Franco Gatti è nei nostri cuori, ma avrebbe voluto vederci cantare sul palco»
© RICCARDO ANTIMIANI
Mattia Sacchi
06.02.2024 18:45

Per le strade di Sanremo tanti ragazzi li chiamano i «globuli rossi», dopo la passerella di lunedì sera in cui hanno sfilato verso l’Ariston con abiti totalmente rossi. Se l’obiettivo era attirare l’attenzione anche delle nuove generazioni, la missione è stata un successo: tanti giovani ora tifano per loro. In effetti, è davvero difficile non tifare per i Ricchi e Poveri, la cui simpatia è davvero contagiosa. «Che confusione, sarà perché torniamo! – intona Angela Brambati ridendo al Corriere del Ticino – Siamo così emozionati, e anche un po’ agitati dalla reazione del pubblico, che ci sembra la prima volta».

A questo proposito, quando nel 2020 i Ricchi e Poveri erano tornati a Sanremo con la formazione storica, Amadeus aveva annunciato che non si sarebbero più divisi. Il destino è stato però beffardo, con la morte di Franco Gatti nell’ottobre 2022. «È stato un dolore immenso che ti pone di fronte a tante domande – spiega Brambati -. Quando però è morta mia mamma ero in tour e dopo soli quattro giorni ho dovuto esibirmi per un altro concerto. Quel giorno ho capito quanto sia importante il rispetto per il pubblico, che magari ha fatto sacrifici per vederti sul palco e vuole distrarsi dai suoi problemi senza dover vivere i tuoi». «Sul palco dell’Ariston portiamo gioia e felicità. Siamo convinti che lo stesso Franco, che è sempre nei nostri cuori, avrebbe voluto così», ribadisce Angelo Sotgiu. Che anche alle prove generali, in cui hanno ricevuto tanti applausi dai giornalisti, ha confermato la bellezza della sua voce. Ma come si passa da quattro a due voci? «In realtà è stato piuttosto istintivo, la canzone è stata scritta apposta per noi e cantare in due è stato assolutamente naturale sin dalla prima prova. E abbiamo pure un certo piacere a cantarla, tanto che proviamo davvero sempre: ad esempio, in macchina verso Sanremo non ci siamo fermati un attimo. Anche l’integrazione con l’orchestra è stata sin da subito ottima, il grande merito è del maestro Lucio Fabbri, che ha fatto un lavoro fantastico». Il risultato di questo lavoro è Ma non tutta la vita, brano che ai preascolti è stato stroncato da una certa stampa specializzata. La stessa che già dopo le prove generali sembra essersi ricreduta. «Non ci interessa la classifica, con tutti questi cantanti per noi è già un successo essere presenti al Festival – spiega Angela Brambati –. Lo abbiamo fatto per i nostri fan che da anni ci chiedono una canzone. Non solo quelli italiani, ma anche quelli stranieri a cui abbiamo voluto proporre un brano che punta molto sulle sonorità e sulla facilità di ballarlo». Tanto che uno dei punti forti dell’esibizione sarà la coreografia: «Ve l’abbiamo detto, abbiamo voglia di divertirci e ballare, celebrando questa meravigliosa manifestazione e il nostro bisogno di vivere ogni momento». Vivere ogni momento: perché, come dice la canzone, «Ti giri un momento la notte è finita / tanto lo sai che ti aspetto, ma non tutta la vita»: «Il tempo passa e non ci aspetta, inutile rimandare. Per certe cose è meglio buttarsi subito, al limite le cose vanno male ma perlomeno non si ha il rimpianto di non averci neanche provato. Noi lo abbiamo imparato sulla nostra pelle».

Ci sono però alcune lezioni che sarebbe stato meglio non imparare? «Ci sono stati molti errori nel nostro cammino, ma alla fine le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano, sono quelle che ci hanno fatto essere quello che siamo. E alla fine vedere l’amore che ci mostrano le persone, anche qui a Sanremo, dà un senso a tutta la nostra vita».

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