Il caso

Il dominio di Ticketmaster è arrivato al capolinea?

Dal caos Taylor Swift alle cause collettive, passando per un senatore statunitense che intende porre fine al «monopolio»: la piattaforma di vendita di biglietti per eventi e concerti, presente anche in Svizzera, è sempre più sotto accusa
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Marcello Pelizzari
18.05.2023 10:00

I problemi, secondo alcuni, erano noti da tempo. Ma quando 3,5 milioni di fan, alcuni mesi fa, si sono precipitati su Ticketmaster nel tentativo (e nella speranza) di accaparrarsi un biglietto per l’Eras Tour, la prima tournée di Taylor Swift negli Stati Uniti dopo uno stop di cinque anni, la situazione è letteralmente esplosa. O collassata, se preferite, visto che la piattaforma non ha saputo gestire – citiamo – una richiesta «senza precedenti» lasciando molti acquirenti a bocca asciutta.

Le accuse

Che confusione, già. Ma le accuse, nei confronti di Ticketmaster, non finiscono qui. La piattaforma, infatti, è criticata (anche) perché si comporta come le compagnie aeree o i siti di prenotazione per gli alberghi. Tradotto, fa largo uso del cosiddetto dynamic pricing. Più alta è la domanda, più il prezzo dell’agognato biglietto è alto. E badate, non stiamo parlando di siti come Viagogo, dedicati alla rivendita, ma di una piattaforma che, su mandato del cliente, può considerarsi a tutti gli effetti il canale ufficiale. Tornando a Taylor Swift, alcuni tagliandi sono stati venduti a oltre 1.000 dollari. Com’è possibile, se l’organizzatore aveva fissato a mo’ di limite 449 dollari (partendo da un minimo di 49)? Bella domanda.

Di sicuro, l’influenza e il potere di Ticketmaster, oggi, sono enormi. Si tratta, in estrema sintesi, del leader globale nella vendita di biglietti per concerti, eventi sportivi e altre manifestazioni. Il gruppo, nel suo insieme, solo negli Stati Uniti detiene il 90% del mercato. Un colosso. Troppo potente, oramai, per essere combattuto secondo alcuni esperti.

Le cause intentate

Qualcosa, tuttavia, sembrerebbe muoversi. A dicembre, ad esempio, diversi fan di Taylor Swift, frustrati e delusi, hanno intentato due cause collettive contro Ticketmaster e Live Nation Entertainment, il gruppo cui fa capo la piattaforma, per il disastro verificatosi nella prevendita dell’Eras Tour. I querelanti, fra le altre cose, accusano Ticketmaster di aver violato le leggi antitrust.

Anche in Canada sono state notate stranezze e irregolarità.  

La causa principale del malcontento, leggiamo, è legata ai biglietti platinum. Il cui prezzo, appunto, è dinamico e cambia in tempo reale a seconda della domanda. I cambiamenti sarebbero così repentini e, diciamo, verticali che alcuni utenti hanno riferito di aumenti durante lo stesso processo di prenotazione. Se la maggior parte delle lamentele è un’esclusiva del mercato nordamericano, è bene prestare attenzione anche all’Europa. Come ha sottolineato la Neue Zürcher Zeitung, Ticketmaster è responsabile dei biglietti per i Coldplay, Peter Gabriel e per i Depeche Mode, attesi a Zurigo nel corso delle rispettive tournée.

Chi ci guadagna davvero?

I latini, arrivati a questo punto, direbbero: cui prodest scelus, is fecit. Il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova. Ufficialmente, Ticketmaster con la politica del dynamic pricing intende garantire ai fan un accesso «equo e sicuro» ai posti migliori. La piattaforma, inoltre, trasferisce i ricavi extra generati da questa politica agli artisti e al personale dei concerti. Secondo i critici, invece, a beneficiarne sarebbe quasi ed esclusivamente Ticketmaster. Di certo non i fan meno abbienti. Una class action di Toronto, riguardo ai benefici per l’intero ecosistema musicale, afferma che i biglietti platinum in realtà sono dei biglietti normali. Venduti, però, «con un sovrapprezzo artificialmente gonfiato».

Per tacere delle commissioni, legate ai costi del servizio, a detta di molti fan a volte perfino superiori al costo del biglietto stesso. Una mossa, questa, che ha spinto il leader dei Cure Robert Smith a chiedere (e ottenere) un rimborso delle spese a nome di diversi clienti.

Ma si può aggirare o limitare?

La domanda delle domande, concludendo, è lecita: esiste, tanto per i fan quanto per gli artisti, un modo per aggirare Ticketmaster o, semplicemente, non servirsene? Difficile, anzi difficilissimo. Molti cantanti, infatti, hanno contratti esclusivi (e pieni di clausole, va da sé) con Live Nation Entertainment: parliamo di circa 4.000 artisti. In Svizzera, certo, ci sono siti concorrenti. Ma Ticketmaster può vantare diverse esclusive e svariati accordi con i partner.

In generale, Ticketmaster può farsi forza proprio grazie al sostegno di Live Nation. Le due entità si unirono nel 2010. I regolatori statunitensi, all’epoca, approvarono la fusione ma a determinate condizioni. Ovvero, che la libera concorrenza nel settore della biglietteria non venisse intaccata o minacciata. Il Ministero della Giustizia americano, per contro, dopo quanto successo con Taylor Swift ha avviato un’indagine per vederci chiaro.

Difficile liberarsi di un colosso simile o limitarlo, dicevamo, ma non impossibile. A maggior ragione se il senatore del Connecticut, il democratico Richard Blumenthal, si è posto quale obiettivo proprio la fine del «monopolio di Ticketmaster». Come? Attraverso una nuova legislazione chiamata Unlock Ticketing Markets Act, volta a eliminare i lunghi contratti esclusivi che le sedi dei concerti hanno con Ticketmaster e ad aprire la vendita di biglietti anche ad altre piattaforme. Una soluzione, a suo dire, per (ri)creare concorrenza e soprattutto ridurre i prezzi.