Lucio Corsi e la musica vissuta come un piacere

I «vincitori morali» del Festival di Sanremo spesso hanno fatto la storia della canora manifestazione più di chi ha ufficialmente trionfato. Quelli che sono arrivati ultimi o penultimi quando erano sconosciuti, ma poi sono diventati grandi star (Vasco, Zucchero...), chi aveva una grande canzone che non è stata capita, ma oggi è un classico (Mia Martini con Almeno tu nell’universo, Patty Pravo con E dimmi che non vuoi morire), chi ha sfiorato la vittoria, ma il suo brano è stato battuto per pochi voti (Amore lontanissimo di Antonella Ruggiero) oppure chi non doveva vincere anche se, invece, ha vinto (Elio e le Storie Tese con La terra dei cachi). A questa categoria, dal febbraio scorso, appartiene anche Lucio Corsi, prima di cantare Volevo essere un duro il segreto meglio custodito della scena musicale italiana.
Tanti lo hanno visto per la prima volta in tv, come un folletto sul palco dell’Ariston, distante da tutte e tutti gli altri per spirito, per attitudine, anche per epoca, come se si fosse aperto uno squarcio temporale sugli anni Settanta. In realtà ha una carriera già lunga, quattro album e tantissimi concerti alle spalle, anche in Ticino: lo ha imparato chi, subito dopo il suo clamoroso secondo posto, si è affrettato a saltare sul carro del «io lo conosco da sempre, da tantissimo, da prima di te». Naturalmente – perché i tempi che corrono son quelli che sono – in una settimana, oltre a passare dal quasi anonimato alla fama nazionale, il buon Lucio si è visto prima osannare, poi mettere in dubbio, poi ridimensionare fino alle dotte disquisizioni sul perché costui non avrebbe dovuto accettare di partecipare all’Eurovision dopo la rinuncia di Olly (se Corsi è il vincitore morale, quest’ultimo è il vincitore «immorale» del Festival?).
«Non vincerà, lo mangeranno, non darà lustro al suo Paese», dicono tutti e hanno perfettamente ragione, solo che a lui... non importa. Non perché sia candido e naïf, ma perché è un musicista-cantautore estroso, che sa ancora divertirsi con il suo mestiere e che accetta quello che viene con entusiasmo e curiosità. Fa solo piccoli compromessi. Ad esempio, ha pubblicato un album dopo Sanremo, come sempre si fa. Però lo ha fatto uscire solo ora, aspettando che fosse pronto per bene, con le canzoni e i suoni giusti. Lo ha chiamato come il pezzo cantato al Festival (compromesso), ma in copertina invece della sua faccina ha voluto, ancora una volta, un disegno di mamma.
Vuoi rinfacciargli che Tu sei il mattino, Sigarette, Situazione complicata e le altre canzoni ricordano Ivan Graziani, Renato Zero, Alberto Fortis e altri? Lui risponderebbe grazie, grazie del grandissimo complimento. E il disco è godibilissimo: da ascoltare per tutta la primavera e l’estate di questo 1975.