Sanremo 2025

Simone Cristicchi: «Credo di avere in mano la vittoria spirituale»

Nel brano che porta al Festival, il cantante affronta la fragilità durante la malattia, «un argomento universale ma del quale si parla poco»
© Giorgio Amendola
Red. Cultura&spettacoli
11.02.2025 21:49

È uno dei quattro partecipanti a Sanremo 2025 che il festival l’ha già vinto (gli altri sono Massimo Ranieri, Giorgia e Francesco Gabbani), ma è l’unico che alla rassegna ha legato solo in minima parte la sua carriera che dopo un esordio provocatorio (ricordate l’ironica Vorrei cantare come Biagio?) e la vittoria a sorpresa all’Ariston nel 2007 con l’intensa Ti regalerò una rosa, ha preferito concentrare la sua attività più che sulla canzonetta tout-court su una dimensione musical-teatrale sociale di grande profondità . Che Simone Cristicchi – è di lui che parliamo – non tradisce neppure in questa sua ennesima apparizione sul palco sanremese dove questa sera è tra gli artisti che hanno toccato maggiormente il tasto dell’emotività con la sua Quando sarai piccola in cui racconta la fragilità di una madre malata. «Non è solo una canzone ma è vita vera, vita vissuta», spiega il 48.enne artista romano, perché la donna che torna bambina, protagonista dei suoi versi, è la madre Luciana, colpita nel 2012 da una grave emorragia cerebrale che le ha lasciato complicazioni irreversibili, «ma quando sorride illumina il mondo».

«Sul palco – continua – racconto qualcosa che mi è successo e mi succede ogni giorno. Un argomento quello della fragilità, che è universale, ma di cui si parla troppo poco. Dopo che si è saputo di cosa parlava la mia canzone, ho ricevuto migliaia di messaggi di persone che si sono sentite toccate». Il brano firmato da Cristicchi insieme alla compagna artistica e di vita Amara (Erika Mineo), era rimasto nel cassetto per cinque anni. «È stato scritto durante la prima quarantena, senza retorica, ma sentivamo che aveva una potenzialità emotiva per cui dovevamo attendere il momento giusto per farla ascoltare», spiega. «Carlo Conti ha compreso il suo valore: non si trattava di venire al festival con una bella canzone, ma molto di più. Ho cercato di non essere retorico per non cadere nel patetico e, a prescindere dal risultato finale, credo di avere la vittoria spirituale». Quando sarai piccola è, secondo la sua opinione, un «brano terapeutico» spiegando che c’è voluto tanto tempo per cesellare il testo: «non è stato facile scriverlo. Ci siamo prima concentrati sulla tenerezza e sul prendersi cura, in un secondo momento abbiamo inserito anche il senso di impotenza davanti alla malattia e alla trasformazione di chi amiamo e la rabbia per quello che è capitato, con la fatica di accettarlo».

La fragilità sembra essere il filo conduttore di questa esperienza sanremese –la sesta – per Simone Cristicchi, che per la serata delle cover di venerdì ha scelto La Cura di Franco Battiato, in duetto con Amara. «Sono quattro anni che portiamo in giro lo spettacolo Torneremo ancora - Concerto mistico per Battiato (e a marzo si riparte da Roma), un omaggio alla sua produzione più spirituale. E quando è stato il momento di decidere quale brano portare al festival, la scelta è stata automatica. Tra l’altro, La Cura non è mai stata eseguita nella serata dei duetti e l’unico che l’ha cantata all’Ariston è stato proprio Franco nel 2007, l’anno in cui io ho vinto con Ti regalerò una rosa». E sottolinea anche un’altra «coincidenza»: il fonico che seguirà tutte le serate è Pinaxa, lo stesso che lavorò a lungo con Battiato.

In un mondo (e un Festival di Sanremo) di rapper e trapper, Cristicchi rivendica l’essere se stesso. «Non mi sento un pesce fuor d’acqua perché sono me stesso. Porto la mia purezza e la mia sensibilità. Essere fedele a me stesso è il superpotere più grande che posso portare anche al festival. Il mio è uno dei tanti colori che compongono il mosaico voluto da Conti, che ringrazio per aver riportato i cantautori a Sanremo. Una sorta di riserva indiana, ma ci siamo».

In questo articolo: