Il Festival

Sorpresa Cristicchi, delusione Lauro e Fedez dissa Chiara Ferragni: chi vincerà Sanremo 2025?

Abbiamo ascoltato in anteprima i brani della prossima edizione: ecco la nostra griglia di partenza
Mattia Sacchi
20.01.2025 17:31

È ufficialmente iniziata la 75. edizione del Festival di Sanremo. È vero, la prima serata sarà il prossimo 11 febbraio, ma questa mattina i giornalisti hanno avuto la possibilità di sentire in anteprima i brani in gara, potendo così cominciare a proporre i loro pronostici, pronti a essere regolarmente smentiti. Un gioco al quale si è prestato anche il Corriere del Ticino, presente questa mattina agli studi Rai di Milano.

Ecco quindi la nostra personalissima griglia di partenza. Prima di cominciare, è importante sottolineare che abbiamo ascoltato la versione radiofonica e non una performance live, nella quale i cantanti sono accompagnati dall'orchestra. E questo, in certi casi, fa una differenza enorme.

Pole position: i candidati alla vittoria finale

Giorgia – Doveva vendicare la mezza delusione di due anni fa. E il suo è un ritorno in grande, anzi grandissimo stile. La cura per me è un pezzo soul, dove la voce della cantante romana emerge sulla struttura musicale, che potremmo definire curata ma minimal. Forse non il ritornello più «sanremese» in gara, ma è un brano davvero forte, che piazza Giorgia tra i grandi favoriti.

Simone Cristicchi – Piccolo aneddoto: durante la pausa caffè a metà dei preascolti mi avvicino a Carlo Conti per salutarlo e scambiare due opinioni. Con lui che mi dice di prepararmi, ché alla canzone di Cristicchi in tanti avrebbero pianto. E così è stato: il testo di Quando sarai piccola è un piccolo capolavoro. Il brano affronta il tema della malattia di una persona cara, nella fattispecie la madre. Più parlato che cantato, forse il motivo per cui alla fine non vincerà, è forse il brano più bello di questo Festival. Preparate i fazzoletti.

Irama – Da anni il cantante di Carrara ha cercato il colpaccio, trovando buoni piazzamenti ma mai la vittoria. Che sia questa la volta buona? Lentamente è un pezzo profondo che ricalca gli stilemi con cui abbiamo conosciuto la versione più festivaliera di Irama, con l'aggiunta di un evidente tocco di Blanco, coautore del brano. Impossibile non metterlo tra i candidati alla vittoria.

Olly – Il cantante genovese è fresco del successo di Due come noi in coppia con Angelina Mango. Non a caso, l'ultima vincitrice di Sanremo: forse ben più di una coincidenza. Balorda nostalgia è un brano che sembra fatto per arrivare in alto, con un ritornello orecchiabile che piacerà al grande pubblico. Olly sembra anche migliorato con la voce, più educata rispetto alla sua precedente esperienza al Festival: se dovesse confermare queste sensazioni anche dal vivo potrebbe davvero ribaltare ogni pronostico.

Lucio Corsi – In un'edizione in cui si parla tanto d'amore, anche più del solito (il che è tutto dire), Lucio Corsi affronta il tema del bullismo e dell'accettazione di se stessi con grande delicatezza. Volevo essere un duro è una bella sorpresa, con sonorità anni Settanta che piaceranno a tanti. Sono davvero curioso di vederlo dal vivo, ma la sensazione è che sarà la rivelazione di questo Festival.

The Kolors – Li avevo messi tra i favoriti anche lo scorso anno, toppando clamorosamente. Errare umano, perseverare è diabolico e io sono recidivo. Tu con chi fai l'amore cambia il recente registro musicale della band campana, con delle sonorità che ricordano Raffaella Carrà. Forse la vera erede della loro Italodisco. Ultima possibilità per i The Kolors, se falliscono anche stavolta alzo le mani...

Seconda fila - Le possibili sorprese

Coma_cose – Dal nome del brano in gara, Cuoricini, temevo il peggio dalla coppia che ha messo in musica ogni tappa della propria relazione sentimentale. Invece i Coma_cose hanno portato un pezzo fintamente ingenuo, ma decisamente non banale. Togliendosi di dosso, anche nelle sonorità, quel senso di melenso che li stava rendendo stucchevoli tornando allo stile musicale che li ha fatti apprezzare dai fan della prima ora.

Elodie – La «luganese» di questo Festival porta un brano che è un po' un'incognita. Dimenticarsi alle sette è infatti cantato bene e ha alcuni passaggi musicali interessanti, come se fosse un classicone di Sanremo in chiave moderna. Ma dà troppo l'impressione di banalità, come se mancasse qualcosa per renderlo indimenticabile. Magari sarà proprio l'interpretazione, vocale e fisica, di Elodie a far sì che lo diventi. 

Serena Brancale – Qui invece di banalità non se ne parla proprio. Sonorità mediterranee, brasiliane e dance che si fondono creando un comparto musicale orecchiabile ma tutt'altro che scontato. Anema e Core probabilmente non vincerà, ma piacerà a tanti: sicuramente un ottimo esordio per la 35.enne barese.

Brunori Sas – Un altro esordiente al Festival. Ed è un nome di lusso, di quelli che in tanti speravano di vedere prima o poi in questa kermesse. L'albero delle noci è un bel pezzo di cantautorato, intimo e con quel tocco delicato ma efficace che caratterizza la scrittura del cantante calabrese. Chi ha puntato su di lui come vincitore del premio della critica potrebbe però rimanere deluso.

Francesca Michielin – Personalmente, la sua Fango in paradiso non mi dice molto. Troppo festivaliera e con un testo che tocca i soliti temi di coppia. Però riconosco che potrebbe fare breccia in tutta una certa fetta di pubblico, facendole fare un percorso simile ad Alessandra Amoroso lo scorso anno. E comunque si può dire tutto su di lei, ma non che Michielin non abbia una gran bella voce: non scommetterei mai contro di lei...

Rocco Hunt – Oltre al dialetto, ha pensato che fosse giusto far sentire bene il mandolino. Sia mai che qualcuno possa pensare che non sia davvero napoletano. E comunque questa rivendicazione delle proprie origini gli garantirà un bel po' di voti. Magari non avrà lo stesso successo di Geolier lo scorso anno, ma Mille volte ancora è comunque un brano che funziona. Una storia di periferia con un ritornello un po' più classico: insomma, perfetto per essere la nuova sigla di Mare fuori.

Shablo feat Gue, Joshua e Tormento – Rapper veri che fanno vero rap. Viste le recenti esibizioni di alcuni colleghi, sembra quasi incredibile. La mia parola mostra i suoi intenti sin dal primo secondo. Forse una delle canzoni più memorabili di questo Festival: difficilmente vincerà, troppo lontano dai canoni di questa competizione, ma farà felici gli amanti del genere, che potrebbero votare in massa e far salire in classifica questa cooperativa delle barre.

Terza fila - I fuori dal gioco

Willie Peyote – Intendiamoci, non è un brutto brano, anzi. Con una citazione ai Jalisse epica e un ritornello che diventerà un meme. Ma insomma, per farsi notare serve davvero altro: Grazie ma no grazie è il classico brano del rapper torinese, che dà l'impressione di già sentito. 

Rose Villain – Come lo scorso anno, la giovane milanese alterna parti trap con altre in cui cerca di mostrare le sue qualità canore. Che per carità, ci sono ma non tali da supportare una canzone che sembra mancare di personalità. Nonostante un finale molto carino cantato a cappella, non sembra essere in grado di uscire dai meandri di metà classifica. Andrà meglio in radio.

Joan Thiele – C'era molta curiosità per questa cantautrice, vincitrice nel 2023 del David di Donatello per la migliore canzone originale. Eco è una canzone raffinata, ben scritta: sembra perfetta per una colonna sonora, magari di un film di Sergio Leone visti i richiami western. Ma per partecipare a Sanremo serve altro, in tutti i sensi. Fatico a immaginare un gran successo di questo brano anche dopo il Festival. E fu così che vinse il Grammy...

Bresh – La mia personale delusione. Avevo grandissime aspettative per il cantautore genovese, ma La Tana del granchio sembra una schitarrata da spiaggia, di quelle piacevoli ma che in fondo non lasciano nulla a chi ascolta. Tanti giovani useranno parti del ritornello per qualche dedica romantica: troppo poco però per emergere.

Clara – Dopo l'ottima performance a Sanremo lo scorso anno con Diamanti grezzi, la cantante di Varese si ripresenta a Sanremo con Diamanti grezzi... Al di là delle battute, Febbre ricorda troppo, almeno all'inizio, il precedente brano. Magari dal vivo il pezzo avrà tutto un altro sapore, ma così dà l'impressione di funzionare solo in radio. Quando la si ascolta in auto pensando a ben altro.

Rkomi – L'autore è Shablo, che forse si è tenuto il pezzo buono per sé e ha dato al buon Rkomi la sua seconda scelta. Il ritmo delle cose potrebbe sembrare la versione, declinata al maschile, de Il bene nel male di Madame (a cui non a caso aveva collaborato proprio Shablo). Senza la voce né la personalità della cantautrice vicentina. 

Fedez – Frecciatine a Chiara Ferragni, riferimenti alla depressione e ai suoi ultimi anni. Battito è un brano rap che può anche non piacere, ma in cui certamente Fedez non si nasconde e si disinteressa alle dinamiche di classifica. E proprio per questo la canzone è destinata a far discutere e magari anche ad aver un buon successo commerciale. Inoltre, potremmo aspettarci sorprese nelle esibizioni dal vivo: comunque vada, uno degli artisti da seguire.

Quarta fila - I timbratori del cartellino

Francesco Gabbani – Ogni volta che ha partecipato a Sanremo ha fatto bene, con due vittorie e un secondo posto. Una striscia positiva destinata a interrompersi. Viva la vita è un pezzo molto banale, quasi didattico, senza i guizzi artistici di un cantautore che sa usare l'ironia e i giochi di parole. Un grande peccato, anche perché tra gli autori c'è anche Pacifico, una delle migliori penne della musica italiana.

Noemi – Si dice che è positivo quando si riconosce subito un'artista sin dai primi secondi. Nel caso di Noemi questo però sta diventando una condanna. Se ti innamori muori è una canzone troppo simile alla sua solita produzione, a meno di sorprese si perderà nell'anonimato.

Modà – Quando leggerete il testo, provate a canticchiarlo con la mente anche senza conoscerne la melodia. Ebbene, sarete molto vicini alla realtà. La band milanese propone Non ti dimentico. Il problema è che neanche noi ci siamo dimenticati tutti i loro brani prima: l'effetto è di già sentito.

Massimo Ranieri – I coautori del testo sarebbero Tiziano Ferro e Nek: sarebbe interessante capire in cosa abbiano messo mano, visto che il brano è piuttosto piatto e scontato, per quanto orecchiabile. Tra le mani un cuore è un classicone con un tocco di r'n'b che avrebbe potuto essere sostenuto da una grande voce. Che Ranieri ha avuto in passato ma che oggi, a 73 anni, sembra aver (comprensibilmente) perso. Non abbiamo buone sensazioni, ma vista la simpatia e disponibilità dell'artista in questione saremmo davvero lieti di essere smentiti.

Achille Lauro – Il percorso da provocatori a stantii potrebbe essere più breve del previsto. Manca quel tocco di originalità che ha caratterizzato lo stile di Lauro, manca la chitarra di Boss Doms e manca la voce da crooner che sarebbe essenziale in una canzone crooner. I tempi in cui inviava mail deliranti ai giornali, annunciando esibizioni in grado di cambiare il panorama culturale italiano, sembrano lontani anni luce. E, non l'avrei mai detto, purtroppo.

Quinta fila - L'importante è partecipare

Tony Effe – Chi si aspettava un dissing con Fedez rimarrà deluso. Chi si aspettava i classici temi trap, da ribelli di periferia, rimarrà deluso. Chi si aspettava un miglioramento nel canto rimarrà deluso. Insomma, ci siamo capiti. Damme 'na mano è una canzone romesca, tra Califano e Mannarino, che potrebbe godere dei favori del pubblico ma che musicalmente parlando è davvero poca roba. 

Sarah Toscano – Ragazza simpatica e buon talento. Amarcord sarebbe stato perfetto per Paola e Chiara, lei potrebbe invece mostrare tutta la sua immaturità in un brano in cui la personalità la farà da padrone, ben oltre le capacità vocali. Che si goda questa esperienza senza pensare alla posizione in classifica, che temo sarà impietosa.  

Gaia – In Chiamo io o chiami tu c'è una buona produzione e il ritornello è orecchiabile. Ecco, abbiamo finito le note positive. Speriamo almeno in un'esibizione divertente, perché dal preascolto emerge una terribile sensazione di anonimato.

Marcella Bella – Negli ultimi anni stiamo notando una sinistra tendenza, nella quale gli storici artisti della musica italiana vengono rispolverati provando a dare loro una nuova identità. Di solito con risultati tragici: siamo passati dalla baby dance alla geriatric dance. Pelle diamante è semplicemente inascoltabile, sembra la sigla di un cartone animato di Serie B. Quando poi la 72.enne si è autoproclamata «Star quality volitiva», qualsiasi cosa voglia dire, ho avuto un malore. 

Emis Killa – Io mi chiedo per quale ragione un artista noto per aver fatto rap tutta la vita decida di andare a Sanremo con un brano totalmente fuori dallo stile che lo ha fatto diventare conosciuto e amato dalla sua nicchia di pubblico. Demoni è semplicemente terribile, pure peggiore de Il cielo non ci vuole del collega Fred De Palma, anche lui ex rapper prestato al reggaeton. Poi forzano sorrisi ed esultanze quando vengono nominati ultimi in classifica, perché in fondo anche Zucchero e Vasco Rossi sono arrivati ultimi. Il fatto è che Killa non è vicino a nessuno dei due, neanche lontanamente. 

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