Sposerò Simon Le Bon, parola di Katia Follesa
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Quando nella terza serata del Festival di Sanremo è comparso il cartello «Sposerò Simon Le Bon», alzato da Katia Follesa, a milioni di ex ragazze, anzi di eterne ragazze, si è scaldato il cuore. Perché quella frase non è stata soltanto una battuta per scherzare con il cantante dei Duran Duran lì sul palco dell’Ariston insieme a John Taylor, Roger Taylor e Nick Rhodes (della formazione originale mancava il solo Andy Taylor), ma la sintesi dei sogni pop di una generazione. Con un libro e un film oggi sconosciuti ai più, e proprio per questo preziosi.
Clizia
Il libro in realtà era il diario di una sedicenne liceale milanese, Clizia Gurrado, figlia di un giornalista del Corriere della Sera, e nell’ottobre 1985 la sua pubblicazione come allegato della rivista Videomusic non fu certo accompagnata da una grande campagna di marketing. L’idea, in quell’epoca vincente, era che sarebbe bastato mettere «Simon Le Bon» nel titolo per attirare la curiosità delle lettrici davanti alle edicole. Già dire edicole dà l’idea di quanto tempo sia passato, senz’altro i Duran Duran hanno resistito meglio al passare del tempo. Il successo di Sposerò Simon le Bon, inteso come libro, fu comunque oltre ogni aspettativa: con queste proporzioni il primo in Italia di un libro adolescenziale scritto da una persona in cui il pubblico potesse identificarsi, non da un adulto che ricordasse il passato. Nel cuore degli anni Ottanta, in piena età dei paninari, con Milano come capitale e Lugano come città importante (un memorabile numero del mensile Il Paninaro fu dedicato proprio al Ticino), Gurrado parlava di sogni, di amore, ma anche di Timberland, Moncler, Levi’s, borse di Naj Oleari e di Duran Duran, ovviamente, con Simon idolo assoluto ma John di pochissimo sotto nei gusti femminili.
Il film
Il successo del libro non poteva sfuggire a un produttore come Claudio Bonivento, reduce da un clamoroso filotto di successi cavalcando lo spirito del tempo (I fichissimi, Eccezzziunale… veramente, Sapore di mare, solo per citare i principali), che in poche settimane mise in piedi un film a bassissimo budget (infatti fu girato in 16 giorni), affidandolo a Carlo Cotti e scegliendo fra i tanti «figli di» del cinema italiano per i ruoli principali. Clizia è interpretata da Barbara Blanc, figlia di Bruno Gaburro e di Erika Blanc. Rossana, la migliore amica di Clizia, è Giuppy Izzo della dinastia degli Izzo (sorella di Simona). Alex, il ragazzo reale del quale Clizia si innamora, è Luca Lionello, figlio di Oreste, che superò la concorrenza di Kim Rossi Stuart, anche lui figlio d’arte. Cody, ex ragazzo di Clizia, è Gianmarco Tognazzi che si presentò al provino in Moncler e Timberland. Tutti in età e molto credibili come liceali del Berchet di via della Commenda nella Milano dei paninari, così come è credibile Gipo, fratello minore di Clizia, tifoso dell’Inter di Rummenigge e vittima dei frequenti furti di Timberland (ciò che oggi accade con gli smartphone). È la storia di una ragazza in una famiglia medio borghese, né oppressiva né permissiva, che vive il sogno di Simon Le Bon ma anche la realtà quotidiana: un bellissimo film di formazione, con Il tempo delle mele come stella polare, al di là del libro di Gurrado.
Il matrimonio
Clizia sogna di sposare Simon e di farsi chiamare Signora Le Bon, Rossana è invece più attratta da John. La scena più importante è infatti quando si diffonde la notizia, senza possibilità di verifica in quell’era pre-internet, che Simon e John si siano sposati, facendo quindi finire il sogno. Un gruppo di ragazze si ritrova in centro a Milano davanti alle Messaggerie Musicali (famoso negozio di dischi, ovviamente oggi defunto) per una sorta di manifestazione di protesta: ecco, lì c’è davvero tutto ed è impossibile non commuoversi. Così come ci si emoziona quando Kay Sandvik, all’epoca Rush, a Deejay Television (programma del pomeriggio su Italia 1) annuncia che le voci sul matrimonio di Simon e John sono infondate. Nel libro e nel film, visto quando sono stati scritti e ideati, va così, ma nella realtà Simon si sposerà a fine 1985 con Yasmine Parvaneh. John invece terrà duro ancora per un po’: fidanzato con Renée Simonsen, nel 1991 sposerà un’altra. Nel finale del film ci sarà un matrimonio, vero per quanto prematuro, anche fra i ragazzi, con Simon ormai lontano e incasellato nel suo ruolo di icona generazionale. Suo malgrado, perché i Duran Duran sono stati molto di più di un gruppo di moda per adolescenti e il loro quarantennale successo lo dimostra. Quanto al film, come la maggior parte delle opere di culto andò male nei cinema: la mancanza di promozione e di canzoni dei Duran Duran (le poche immagini loro che si vedono sono immagini di Deejay Television, per gentile concessione di Claudio Cecchetto), troppo costose da mettere, furono decisive.
Duran-Spandau
Non mancano i riferimenti a Sanremo, dove nel 1985 i Duran Duran andarono veramente (con Clizia a fingersi giornalista per incontrarli), né agli Spandau Ballet, i grandi rivali secondo un immaginario soprattutto italiano e anche loro ingiustamente ricordati soltanto come teen idol. A questo proposito una curiosità, raccontata dal regista al sito www.davinotti.com, è che durante le riprese di fronte al Berchet alcuni studenti veri tirarono uova marce alla troupe: non volevano essere associati ai Duran Duran o comunque a quella che loro ritenevano un’adolescenza troppo leggera. Certo è che Sposerò Simon Le Bon – Confessioni di una sedicenne innamorata persa dei Duran Duran è un’opera che è rimasta, anche a beneficio di chi tirava quelle uova marce. Ed è impossibile per i milanesi oltre i cinquant’anni, ma anche per i tanti ticinesi in trasferta per motivi musicali, non emozionarsi di fronte a Transex, storico negozio di dischi vicino al Duomo (punto di riferimento soprattutto per metallari, quindi ben poco frequentato dai cultori dei Duran Duran), alle ragazze sedute su una panchina del Parco Sempione con l’Arena sullo sfondo, ai tram, alle lettere scritte a mano, alle foto dei cantanti acquistate come se fossero reliquie. Tutte cose che si sono trasformate e oggi hanno altri nomi: nessuna di quelle che voleva sposare Simon Le Bon lo ha poi fatto, ma certe emozioni non hanno tempo.