Sanremo 2018

«Parlare con i ragazzi per vincere il loro disagio»

Daniele Silvestri, tra i candidati alla vittoria al festival, parla della sua canzone «Argentovivo» e della sua svolta «rap»
Daniele Silvestri e Rancore.
Mauro Rossi
08.02.2019 06:00

Se c’è un’artista che a Sanremo non ha mai mancato di sorprendere, costui è Daniele Silvestri. Quello che molti definiscono l’anello di congiunzione tra la tradizione cantautorale degli anni Settanta e quella delle nuove generazioni, negli anni ci ha infatti abituato a canzoni non banali, intelligenti, profonde, spesso accompagnate da performance che lasciano il segno. E la sua presenza quest’anno sul palco dell’Ariston non sfugge alla regola: Argentovivo è un brano che colpisce come un pugno nello stomaco per il tema che affronta in maniera cruda, senza troppe perifrasi – il disagio esistenziale delle giovani generazioni – ma anche per la sua struttura: un rap violento e ritmatissimo che l’artista romano scandisce in coppia con uno dei più quotati esponenti dell’hip hop capitolino Tarek Iurcich, in arte Rancore. Ne abbiamo parlato con l’autore.
La sua canzone è singolare per due motivi: per il tema che affronta, ma anche perché, pur essendo un duetto, non viene ufficialmente presentato in quanto tale...

«È perché quando si è trattato di iscrivere il brano al festival lo stesso e il modo in cui svilupparlo erano in alto mare. Anche la mia collaborazione con Rancore era agli inizi, nessuno di noi sapeva se avesse potuto sfociare in qualcosa di concreto. E così mi sono iscritto solo io, anche se la canzone è frutto di un lavoro a tre mani: il mio di Tarek e di Manuel Agnelli che sarà con noi stasera».

Come mai questa sterzata decisa verso il rap?
«È un genere che seguo con attenzione, che mi affascina e all’interno del quale Rancore è uno degli artisti che preferisco. M piacciono sia la sua penna che il suo atteggiamento, soprattutto dal vivo. Quando ho scoperto che la cosa era abbastanza reciproca, è stato quasi naturale mettersi a lavorare assieme. Ed il terreno in cui abbiamo iniziato a farlo è il suo».
Parliamo ora del tema che affrontate in Argentovivo: la storia di un adolescente che urla il proprio disagio nella società contemporanea...
«È un problema molto più frequente di quanto si possa pensare. E che sento particolarmente, anche nella mia posizione di genitore di figli adolescenti. E per parlarne abbiamo scelto di calarci in questa realtà provando a dar voce alla parte più nera dell’animo di un sedicenne che vive le realtà come un vuoto cosmico, in parte virtuale, in parte assecondato da ciò che lo circonda e che rischia di spegnere il suo “argento vivo”, quell’energia vitale che ogni adolescente ha dentro di sé».
Una canzone che è una sorta di grido d’allarme che deve essere raccolto da chi?
«Dai genitori in primis. Che in questo particolare momento storico si trovano spesso spiazzati. I rapidissimi mutamenti che ha subìto la nostra società rende infatti il loro ruolo estremamente difficile. Come spesso ho avuto modo di dire, la nostra – e parlo anche per esperienza personale – è la prima generazione di genitori senza istruzione d’uso che deve fare i conti con il fatto che tutti i parametri legati alle precedenti esperienze genitoriali sono mutate, che le certezze attorno alle quali credeva di poter modellare il proprio ruolo sono mutate. E questo chiaramente finisce per influenzare il rapporto con i figli che risentono pesantemente di tutto ciò».

Daniele Silvestri e Rancore sul «red carpet» sanremese
Daniele Silvestri e Rancore sul «red carpet» sanremese

Cosa possono fare i genitori in modo da evitare che i loro figli si ritrovino in quella situazione drammatica descritta nella sua canzone?
«Rimedi certi e sicuri non ne ho. E d’altronde il brano non vuole suggerirne bensì mettere in evidenza lo stato di inadeguatezza in cui si ritrovano molti ragazzi. Tuttavia ritengo che la cosa migliore sia parlare, avere un dialogo con loro, restargli vicini il più possibile. So che non è una cosa facile e non solo perché il dialogo intergenerazionale è difficile e complicato, ma anche perché non tutti possono permettersi di dedicare tanto tempo ai figli, anche solo per ragioni prettamente economiche. Ma bisogna, a mio avviso, fare uno sforzo. È infatti solo attraverso l’ascolto ed il dialogo che le cose possono migliorare. Ed è il messaggio che mi auguro attraverso questa canzone, volutamente forte, riesca a passare».

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