Peppino di Capri, ottant’anni di successi senza tempo

A pochi giorni da Milva un’altra grande icona della musica italiana taglia il traguardo degli ottant’anni: Giuseppe Faiella, che il mondo intero da oltre sessant’anni conosce con il nome d’arte di Peppino di Capri. Nato nell’isola del golfo partenopeo il 27 luglio del 1939, Peppino di Capri è un raro esempio di longevità artistica che attraversa stili e generazioni: la sua dolce rivoluzione rock dalla fine degli anni '50 ha infatti rinnovato la canzone napoletana.
Dotato di una timbrica inconfondibile che rimanda al fascino dell'isola azzurra, all’estate e ai suoi amori e a una romantica «luna caprese», nel suo lungo percorso che da voce del twist lo ha visto trasformarsi in elegante crooner, Peppino Di Capri e le sue canzoni hanno fatto da colonna sonora ad intere generazioni. Canzoni come Roberta (dedicata alla ex moglie scomparsa proprio poche ore prima del suo ottantesimo compleanno) e Champagne, fanno parte della storia della musica in Italia e ancora oggi sono apprezzatissime, anche dalle giovani generazioni.

La carriera di Peppino di Capri Dalla è iniziata prestissimo: a quattro anni era infatti un enfant prodige che si esibiva al pianoforte per i militari americani di stanza a Capri. Poi i night-club di Capri e Ischia con occhiali spessi e giacca di lamé, e nel 1958 il primo successo, Malatia che lo trasformò immediatamente in una star. Arrivarono poi Don't Play that song, Voce 'e notte, Luna caprese, Nun è peccato, St. Tropez twist, Let's twist again (il suo disco più venduto), Nessuno al mondo: canzoni che hanno fatto da colonna sonora all'Italia spensierata che andava incontro al boom e che lo portarono ad affiancare addirittura i Beatles nella loro leggendaria celebre tournée italiana del 1965. Per lui in seguito quindici Festival di Sanremo – record assoluto – e due vittorie: nel 1973 con Un grande amore e niente più e nel 1976 con Non lo faccio più.

Innumerevoli le sue canzoni divenute dei classici, da Amare di meno, sigla del mitico Rischiatutto alla già citata Roberta, da Auguri a Champagne a Il sognatore, senza mai dimenticare la tradizione napoletana rivisitata in chiave moderna. Il suo canzoniere è sterminato, ogni sua esibizione, sempre circondata dall'affetto di un pubblico che si rinnova, è un viaggio lungo una vita nelle emozioni di chi lo ascolta ma anche nel costume italiano che Peppino di Capri affronta con semplicità e con ironia, come quando, sempre sul palcoscenico sanremese, si presentò assieme a Gigi Proietti e Stefano Palatresi cantando Ma che ne sai... (... se non hai fatto il piano-bar)