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Premio Giovanni Nencioni allo studioso svizzero Ariele Morinini

Il locarnese è risultato vincitore con la tesi di dottorato intitolata «Lingua, letteratura e identità nella Svizzera italiana», discussa presso l’Università di Losanna
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Ats
10.09.2021 15:36

Lunedì 13 settembre, alle ore 15.00, nella sede dell’Accademia della Crusca a Firenze, il locarnese Ariele Morinini riceverà il «Premio Giovanni Nencioni per una tesi di dottorato in linguistica italiana discussa all’estero», giunto alla X edizione.

Il giovane studioso ticinese è risultato vincitore con la tesi di dottorato intitolata «Lingua, letteratura e identità nella Svizzera italiana», discussa presso l’Università di Losanna nel novembre 2019, relatore il professore Lorenzo Tomasin.

Consegneranno il premio - un assegno di 2’000 euro e un soggiorno di studio gratuito di un mese presso l’Accademia della Crusca - il presidente dell’Accademia, Claudio Marazzini, e il presidente dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca, Giuseppe Rogantini Picco.

Ariele Morinini si è formato presso l’Università di Losanna, dove nel 2013 ha ottenuto una laurea magistrale in italianistica. Qui ha successivamente lavorato come assistente diplomato e ha partecipato a un progetto di ricerca finanziato dal Fondo nazionale svizzero, diretto dal professor Lorenzo Tomasin, nell’ambito del quale ha elaborato la sua tesi di dottorato. Nello stesso ateneo ha svolto incarichi di docenza; attualmente collabora con l’Università di Losanna e insegna alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona.

Giovanni Nencioni (Firenze, 11 settembre 1911 - 3 maggio 2008), laureato in legge con Piero Calamandrei, linguista e lessicografo, è stato uno dei maggiori storici della lingua italiana, accademico dei Lincei, ha insegnato nelle Università di Roma, Bari, Firenze e presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. È stato presidente dell’Accademia della Crusca dal 1972 al 2000.

Il premio - istituito nel 2012 grazie al sostegno dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca-Onlus - intende ricordare la costante attenzione di Giovanni Nencioni ai giovani e alla diffusione della lingua italiana e degli studi di linguistica italiana all’estero.

Gli accademici Gabriella Alfieri, Vittorio Coletti e Annalisa Nesi, commissari per l’edizione 2021, hanno deciso unanimemente di assegnare il premio alla tesi di Ariele Morinini con le seguenti motivazioni: «Dedicata a ricostruire la vicenda della percezione e della valutazione dell’italianità linguistica della Svizzera italiana, la tesi affronta - con proficua convergenza di metodo tra storia della lingua e filologia - la tematica in prospettiva storica, dalle tracce medievali e d’età moderna del dialetto lombardo alla forte emersione di una coscienza e di una conoscenza linguistica locale tra Otto e Novecento, quando la tensione all’identità elvetica e la fedeltà alla lingua italiana non sembrano sempre andare d’accordo. L’autore si muove con abilità tra documenti e risultanze storico-filologiche e discussioni politico-identitarie, tra sospettosi nazionalismi e fierezze transfrontaliere».

«Di notevole interesse l’ampio capitolo sugli studi linguistici del territorio italo-svizzero, dal Cherubini al Biondelli al Salvioni, e lo sguardo sul primo Novecento, in cui la sensibilità linguistica, come mostra il caso di Francesco Chiesa, è stata ripetutamente condizionata dalle passioni politiche. Il capitolo sulla letteratura affida al grande poeta Giorgio Orelli il compito di legare la letteratura della Svizzera italiana a quella moderna dell’Italia, mentre l’ultimo raccoglie testimonianze preziose e curiose della percezione e valutazione del dialetto ticinese e dell’italiano nella Svizzera italiana e nella Confederazione».

«Un’ampia appendice correda la tesi di numerosi documenti anche inediti, che attestano la curiosità, lo studio e la conoscenza dei dialetti lombardi e dell’italiano in territorio elvetico. Nel complesso un lavoro di cui la Commissione ha apprezzato l’originalità dell’argomento, la molteplicità e sicurezza del taglio metodologico, le solide basi culturali, la qualità della scrittura e la precisione e ricchezza dell’informazione storica e bibliografica».