Il libro

Quando gli emigranti eravamo noi

Un viaggio a ritroso nel tempo con Stefania Bianchi autrice di un libro sugli uomini e sulle donne che nei secoli passati partivano dal territorio dell’attuale Ticino
Dettaglio dell’affresco di Domenico Pezzi nella chiesa parrocchiale di Morcote: «Andata al Calvario con veduta della città di Genova», del 1513.
Red. Online
16.02.2019 00:34

«La storia dell’umanità è fatta con i piedi». Leggiamo la frase, apparentemente bizzarra, sulla quarta di copertina del volume di fresca pubblicazione «Uomini che partono. Scorci di storia della Svizzera italiana tra migrazione e vita quotidiana (secoli XVI-XIX)» scritto da Stefania Bianchi per le Edizioni Casagrande. «L’umanità – ci spiega l’autrice – è da sempre in movimento e per le terre dell’odierno Canton Ticino le attestazioni risalgono al Medioevo e le più antiche riguardano i Magistri Comacini menzionati persino nell’editto di Rotari. Piedi che si muovono e raggiungono mete sorprendenti per i tempi, i costi e le difficoltà di viaggio; piedi che incontrano altri piedi generando sinergie che non di rado accelerano i processi di integrazione». Rincorrendo tutti quei passi Stefania Bianchi ha raccolto una serie di suoi saggi sui ticinesi partiti per terre più o meno lontane in tempi lontani. Con lei cerchiamo di gettare un ponte tra un passato di migrazioni ticinesi (a volte gloriose) e un presente in cui il senso di marcia della migrazione viaggia in senso opposto, dal sud del mondo verso di noi. In questo viaggio Bianchi ci spiega che fatta eccezione per l’età della Riforma che documenta partenze motivate dai conflitti religiosi, la “spinta” ad andarsene dal Ticino era soprattutto di natura economica.

Stefania Bianchi racconta anche le donne che in passato partivano accanto ai loro uomini, o restavano a casa mentre erano via: Storie di emancipazione, di fallimenti e di successi.

Come quelli di un casato illustre, quello dei Fontana di Brusata (frazione di Novazzano) che diedero alla luce uno dei maggiori geni artistici delle nostre terre, l’architetto Carlo Fontana, ma anche una dinastia di criminali efferati.

È un’occasione infine, per cercare di capire chi sono gli abitanti del nostro cantone che partono oggi.