Cent'anni fa

Quel brutto vizio di commentare volgarmente l'aspetto delle donne

Le notizie del 26 aprile 1925
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
26.04.2025 06:00

La Nota

Lancio un proverbio nuovo. È un tentativo. Se il proverbio va, arrischio di farmi un posticino, sia pure nel sottoscala, nel Palazzo della Immortalità. Ecco il proverbio: «Rispetta la donna degli altri come vorresti fosse rispettata la tua». C’è già nel Vangelo! Prego, c’è qualche cosa di somigliante ma non è la stessa cosa; il Vangelo non si occupa nè della donna degli altri, nè della donna nostra. E se volete, vi dirò anche come è nato il proverbio.

In un crocchio di uomini cosidetti per bene si parla di questo e di quello; si critica, si scherza, si ride, si ricama un po’ di malignità sulla piccola trama di un pettegolezzo; ad un tratto passa una signora, una signora veramente per bene, elegante, piacevole anche; tutte le teste si voltano; qualcuno abbozza un complimento, un altro del crocchio, invece, apre le bocche della piccola fognatura che porta con sè come un minuscolo necessaire ed intona una litania di volgarità, di bassezze, di sudicerie, di tutto, insomma, quanto di più banale gli riesce di dare.

Nel crocchio c’è chi ride, chi sogghigna, chi approva e chi tace. Poco dopo passa una signorina; stesso giuoco: commenti, complimenti, e poi il tizio, quella della piccola fognatura necessaire, attacca la sua litania. Io faccio una supposizione: se in quel momento passasse la moglie del tizio o sua figlia e uno del gruppo ripetesse quello che egli ha detto con tanta baldanza sulla signora o sulla signorina testè passate, che faccia farebbe il tizio? Come accoglierebbe le volgarità, le sudicerie, i vituperi indirizzati così banalmente contro sua moglie o contro sua figlia?

Da questa domanda mi è nato il proverbio col quale spero proprio di farmi un posticino nella immortalità: «Rispetta la donna degli altri come vorresti fosse rispettata la tua».

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