Musica

Quel custode di tradizioni e di mille altre conoscenze

Il maestro liutaio locarnese Christian Guidetti recentemente nominato ai vertici dell’Associazione svizzera del settore parla della sua professione, tra arte ultracentenaria e innovazioni tecniche, tra istinto e biodiversità
© CdT/Chiara Zocchetti
Nadia Lischer
17.03.2020 15:22

Il liutaio? «È un custode di tradizioni e di mille altre conoscenze». Così il locarnese Christian Guidetti descrive la sua professione, un mestiere che affonda le radici in un’arte che ha più di 500 anni, imperniata su sensibilità e sentimento, oltre che sulla tecnica. «L’artigiano di una volta non aveva la calcolatrice, non aveva l’accordatore, però aveva l’istinto e quando prendeva in mano una tavola di legno riusciva attraverso i sensi a sentirne lo spessore, a capire quali fossero i punti flessibili e quelli resistenti», spiega. «Oggi il lavoro è più tecnico – aggiunge – si usano il computer e sistemi di misura sempre più innovativi, mentre una volta era più sensoriale, c’era una certa poesia, ma ci voleva maggior tempo per fare tutto e con la pressione che c’è al giorno d’oggi... bisogna trovare un compromesso». Per quanto riguarda invece i «segreti» di Stradivari riportati dal maestro liutaio Simone Fernando Sacconi nell’omonimo volume pubblicato nel 1972, Guidetti è categorico: «Non ci sono più segreti, non ce ne sono mai stati: la vernice di Stradivari, ad esempio, era prodotta dall’alchimista di turno, che preparava una tintura di base per tutti gli artigiani». Piuttosto bisogna parlare di collaborazione su più fronti. «Il confronto tra discipline diverse è il motore per uno sviluppo continuo».
Classe 1974, Guidetti si è diplomato in elettronica e meccanica prima di decidere di frequentare la Scuola internazionale di liuteria di Cremona. «Ho imparato a suonare la chitarra e altri strumenti da piccolo – racconta – e attorno ai 18 anni ho iniziato ad avvicinarmi al violino. Lo avevo acquistato a un mercatino dell’usato ma si era rotto in un incidente. Ho quindi cercato di aggiustarlo ed è stato in quel periodo che è scattata la scintilla».

Guidetti condivide l’atelier con altri artigiani e artisti. © CdT/Chiara Zocchetti
Guidetti condivide l’atelier con altri artigiani e artisti. © CdT/Chiara Zocchetti

Dopo diverse esperienze di lavoro in Italia, Francia e Norvegia, nel 2013 Guidetti ha aperto il suo atelier a Locarno, dove costruisce violini, viole, contrabbassi «ma soprattutto violoncelli», oltre ad affinare e restaurare i vari strumenti ad arco che gli vengono affidati. Un atelier condiviso con un pittore e altri artisti, «dai quali ho imparato tantissimo sulla mescolanza dei colori, migliorando così la mia tecnica di ritocco».
Recentemente è stato nominato alla guida, insieme al collega Frederic Berhod di Martigny, dell’Associazione svizzera dei liutai e archettai, che conta circa 150 soci e che quest’anno celebra 100 anni d’attività. È la prima volta che il Ticino è rappresentato alla presidenza.
Che cosa comporta un incarico del genere? «Mettere in pratica tutte le idee che si hanno, a partire da quella di organizzare un congresso europeo dei liutai».
Poi, ovviamente, c’è il rilancio dell’antica professione, con lo scopo di «farla crescere dal punto di vista qualitativo attraverso scambi e collaborazioni anche con artigiani di altri settori, sfruttando innovazioni tecniche e scientifiche». Con un occhio di riguardo alla biodiversità. «Per la montatura si sta cercando di usare materiali alternativi più sostenibili – sottolinea il presidente – come il legno degli alberi da frutto, che è abbastanza duro e può essere reperito a chilometro zero. Inoltre, l’Associazione ha acquistato degli appezzamenti in Africa per contribuire alla riforestazione e salvaguardia dell’ebano, la cui pianta è minacciata dall’estinzione».
Tra gli intenti di Guidetti anche quello di «apportare ulteriore ricchezza al panorama culturale locale attraverso le officine della cultura». Ciò che ci riporta a figurare il liutaio quale custode di tradizioni e lavorazioni, dalla scelta del legno al taglio dell’albero, «seguendo le fasi lunari e legando la pianta in modo che resti in posizione verticale così da permettere alla linfa diramarsi nei rami», dalla stagionatura alla costruzione dello strumento. «Per un violoncello ci vogliono 4-5 mesi», fa sapere il maestro liutaio locarnese, ribadendo l’importanza del confronto, anche con i committenti. «Mi piace capire la persona che ho davanti, lavorando anche nella psicoacustica e quindi sentire e vedere come e cosa suona, così da concepire che tipologia di strumento realizzare».

© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti

L’esperimento
Un violino non sarà mai identico a un altro. «Ogni liutaio ci mette l’istinto», evidenzia Guidetti, che nel 2015-2016 si è fatto promotore di un esperimento che lo ha visto coinvolto in prima persona insieme a Hans Hofer di Berna e Martino Ruggia di Lugano. «Ognuno di noi ha realizzato una copia di un violino Guadagnini, con il legno della medesima pianta e lo stesso metodo». Ne sono scaturiti tre strumenti uguali per forma e materiali, ma con sonorità diverse. «L’obiettivo era capire – spiega – come e quanto la sensibilità di ciascun artigiano possa influire». Un esperimento che è stato poi replicato sui violoncelli. «Abbiamo preso a modello ancora una volta un Guadagnini e ci prepariamo a presentare i risultati in una serie di concerti previsti in autunno». Con un’anteprima a fine estate. «Faremo un esperimento nell’esperimento: gli strumenti – fa sapere – verranno utilizzati per l’esecuzione della colonna sonora del film Metropolis, nell’ambito delle Giornate europee dei mestieri d’arte, al Palacinema di Locarno. Il programma è però, ancora tutto da definire (ulteriori informazioni sul sito: www.aticrea.ch)».