Quelli che andavano a Casablanca

Andare a Casablanca. Pe anni questa espressione è stata quasi sinonimo di cambio di sesso, ma da un po’ di tempo non è più così: questo intervento chirurgico si può ormai fare in mezzo mondo, al di là poi degli aspetti legali e cioè del diritto all’autodeterminazione di genere. Certo per il mondo trans Casablanca rimane un mito, anche perché questo mito è nato in un paese islamico, sia pure dei più laici.
Il dottor Burou
Casablanca come meta del turismo chirurgico per il cambio di sesso nasce negli anni Cinquanta grazie Georges Burou, ginecologo francese che nella sua Clinique du Parc inizia a praticare su larga scala interventi di riassegnazione del sesso, che hanno iniziato a funzionare nella Germania degli anni Venti con Magnus Hirschfeld e nella Londra degli anni Trenta al Charing Cross Hospital. Dal 1956 Burou, personaggio quasi letterario (eroe di guerra, navigatore e tante altre cose, anche radiato dall’ordine dei medici francese) e stakanovista (nei primi 15 anni di attività si occuperà personalmente di oltre 3.000 operazioni) sviluppa nella sua clinica un metodo per la vaginoplastica di inversione che per decenni sarà lo standard per le donne trans (traduzione: per le donne nate uomini). In un Marocco appena diventato indipendente dalla Francia e aiutato dalla moglie Jeanne Boisvert, Burou e la sua clinica diventano il sogno di chiunque nel mondo non stia bene nel corpo in cui è nato e a Casablanca si crea un ambiente cosmopolita e laico, impensabile in un paese islamico dell’epoca ed anche del 2023.
Il mito Casablanca
Burou evita di colpevolizzare i suoi pazienti, un atteggiamento messo a punto occupandosi della vera attività lucrosa della clinica (gli aborti di europee ricche che cercano riservatezza), si limita a scoraggiarli se il loro aspetto non è abbastanza femminile e si rifiuta di operarli se sono minorenni. In breve vicino alla Clinique du Parc, in rue Lapébie, nascono altri centri che seguono la lezione del maestro e fanno di Casablanca un brand nemmeno troppo sgradito al Marocco, sempre alla ricerca di turismo internazionale di fascia alta: passare da uomo a donna costa l’equivalente di 10.000 euro di oggi, in fondo le cifre sono rimaste le stesse anche se si può facilmente arrivare a 30.000, trattamenti pre e post esclusi. Il mito, almeno in questo senso, di Casablanca è alimentato da pazienti famosi come la cantante Coccinelle, la modella April Ashley, la scrittrice Jan Morris (che avrebbe poi raccontato tutto nel libro Conundrum), altri tenuti segreti ed altri ancora sconfinanti nella leggenda metropolitana, come Amanda Lear (ovviamente su spinta di Salvador Dalì, perché la leggenda va costruita bene) e addirittura Michael Jackson. Va detto che essere pazienti di Burou non significa essere poi operati, a volte lui lascia perdere ed altre volte lasciano perdere i pazienti perché fino agli anni Settanta l’operazione (parliamo della più classica uomo in direzione donna) ha il 50% di probabilità di riuscita. Comunque anche a prescindere da Burou, morto nel 1987 in un incidente nautico, Casablanca rimane per decenni la destinazione obbligata per cambiare sesso, insidiata per un certo periodo da Trinidad, dove lavora Stanley Biber, ex medico dell’esercito americano.
Viaggio a Bangkok
Precisato che cambiare legalmente il proprio genere (nel 2022 in Ticino lo hanno fatto 29 persone) non significa cambiarlo anche chirurgicamente, bisogna dire che soltanto dagli anni Ottanta questo tipo di interventi ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, ed oggi è difficile che un maggiorenne davvero motivato non riesca a cambiare sesso. La nuova Casablanca è Bangkok: la Thailandia è il paese al mondo in cui praticano più interventi per il cambio di sesso, molte delle cliniche più famose (come il Kamol Hospital) sono a Bangkok ed un viaggio in Thailandia pronti a separarsi da circa 25.000 euro tutto compreso (per tacere del resto) è sempre più frequente per chi non si riconosce nel genere che la natura gli ha assegnato. Non c’è ovviamente bisogno di andare così lontano, visto che l’intervento fa parte della routine anche di molte strutture pubbliche e private in mezza Europa (Svizzera compresa anche se pochi svizzeri, un centinaio l’anno, si sottopongono a questa operazione in patria), dove di gran moda è adesso Belgrado.
Nomi top
Certo il prezzo non dovrebbe essere il primo criterio nel valutare dove sottoporsi ad un’operazione del genere ed infatti nel mondo trans ci si scambiano gli indirizzi ‘giusti’ secondo vari parametri. Nel 2022 al top nel mondo ci sono stati il dottor Toby Meltzer, a Portland, il dottor Narendra Kaushik di New Dehli (l’India è in questo campo all’avanguardia), la dottoressa Poonpissamai Suwajo di Bangkok, il dottor Jürgen Schaff che è un punto di riferimento in Germania, e il dottor Ivan Mañero, che opera a Barcellona e a Madrid e che è un po’ il nome del momento, quello da cui bisogna andare.
Il mercato
Il mercato globale di quello che oggi si definisce eufemisticamente reassignment, riassegnazione, nel 2023 è stato stimato in 2 miliardi di dollari, di cui 700 milioni soltanto per la chirurgia in senso stretto, in tutto il mondo e le previsioni più prudenti degli analisti finanziari del settore healthcare dicono che fino al 2032 si viaggerà con aumenti del 10% annuo, un po’ per la laicizzazione di molti paesi e molto per i progressi nella chirurgia per la transizione da femmine a maschi. Fra l’altro il trend è proprio questo, essendo appena avvenuto il sorpasso: nel 2022 il 50,9% degli interventi nel mondo è stato di questo tipo e il discorso sulle nuove tecniche chirurgiche porta a prevedere che si andrà verso un 60-40, cioè più persone che non accettano il loro corpo femminile rispetto a quante non accettano il loro corpo maschile. Parliamo di cifre ancora piccole, meno di 15.000 interventi l’anno, ma di un mercato potenziale trans corrispondente allo 0,5% della popolazione mondiale, quindi 40 milioni di persone. Una volta era sufficiente Casablanca, oggi non più.