"Quo vado?" il trionfo di Zalone

MILANO - La prima caratteristica che colpisce di Luca Medici/Checco Zalone è, da sempre, la modestia. Quo vado? (che nelle sale italiane in soli 6 giorni ha rastrellato 37.235.888 euro, e che anche da noi fa registrare un «tutto esaurito» dopo l'altro) non aggiunge alcun elemento particolarmente innovativo al mondo già ben delineato del simpatico Checco, né segna clamorose svolte verso una comicità più pacchiana e quindi più facile. Checco rimane Checco, con i suoi pregi e i suoi difetti. Tra i pregi vanno senz'altro annoverate la freschezza delle battute e l'assurdità di certe situazioni; tra i difetti la poca cura rivolta alla struttura narrativa che troppo spesso funge da puro pretesto per le trovate di cui sopra. Da quest'ultimo punto di vista, Qui vado? segna comunque un timido passo in avanti, anche perché Zalone (che sprovveduto certo non è) è ben cosciente del problema e strizza intelligentemente l'occhio alla grande tradizione della migliore commedia all'italiana per ciò che riguarda i due principali filoni che reggono la sceneggiatura: la cornice africana, che ricorda Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? diretto nel 1968 da Ettore Scola con Alberto Sordi, e il corposo capitolo norvegese nel quale Zalone riveste in chiave contemporanea i panni dell'impareggiabile Nino Manfredi in Pane e cioccolata di Franco Brusati (1973). Lo spirito di Quo vado? è del resto totalmente impregnato dell'idea dell'italiano medio che cerca – senza riuscirvi – di mutare le proprie caratteristiche, e il pizzetto biondo che a un certo punto il buon Checco si fa crescere per mimetizzarsi il più possibile con la stirpe nordica richiama da vicinissimo l'improponibile capigliatura bionda di Manfredi nel film di Brusati. Tra l'Africa e la Norvegia rimane l'Italia, l'ambientazione più difficile da affrontare in modo originale, e si vede. Grazie però all'ottima prova di tutti i comprimari (un plauso alla classe di Sonia Bergamasco che interpreta l'irriducibile dottoressa Sironi), il film ottiene i risultati auspicati: far ridere e far felici tutti quanti. What else?
A pagina 27 dell'edizione cartacea del CdT di venerdì 8 gennaio trovate un'intervista con Checco Zalone.