Ricordando l'anniversario della mobilitazione della Grande guerra e i confederati all'estero
1. Agosto 1924
Due date
La commemorazione
della data, sacra per il Popolo Svizzero, del 1. Agosto coincide quest’anno con
il decimo anniversario di un fatto storico non meno grande, non meno sacro per
la storia della Confederazione, della stipulazione del Patto federale: lo
scoppio della guerra e la mobilitazione generale.
Ricordiamo. All’inizio dell’agosto 1914, improvvisamente e prima che i popoli potessero raccogliere le energie per resistere all’immane flagello, scoppiò la guerra fra le grandi Potenze d’Europa. La bufera infernale, scatenatasi con una furia travolgente, si propagò rapidamente e in un momento tutta l’Europa fu a ferro e fuoco. La Svizzera si trovò circondata dall’incendio che divampava furioso alle sue porte, minacciando di superare i confini e di travolgere l’antica Confederazione nel conflitto mondiale. Momento grave, momento terribile quale mai forse s’era presentato nella storia più travagliata della Confederazione. Al grido d’allarme della Patria il popolo tutto, con un sol cuore, con una voce rispose: Presente. Fu la sera del 1. Agosto che dall’uno all’altro punto della Confederazione corse il grande appella della Patria; fu la sera del 1. Agosto, sera triste, greve di ansie, di preoccupazioni e di ragionate inquietudini, vigilia forse di un domani pauroso, che in tutte le città, in tutti i villaggi della Svizzera giunse l’ordine di mobilitazione generale. La Svizzera si armava per la difesa della sua neutralità e della sua indipendenza, si armava per la difesa della sua esistenza e della sua più bella e più santa ragione di essere.
Tutto il popolo fu in piedi. Non ci furono esitanze, defezioni, non debolezze. Borghesi e proletari, ricchi e poveri, militaristi e antimilitaristi, si ricordarono, in quel giorno, di una sol cosa: di essere Svizzeri; sentivano una sol voce, quella del dovere; un solo dovere, la difesa della Patria.
E il popolo ticinese non fu secondo agli altri Confederati nel rispondere al grande appello della Patria, non fu superato da nessuno nell’entusiasmo patriottico dell’ora solenne e nello spirito di sacrificio. Questo va ricordato, questo va altamente ripetuto a coloro i quali pensano che nel popolo ticinese sia così debole lo spirito di fede e di amore alla Patria Svizzera da poter seminare nel Cantone idee sediziose contro le quali ha energicamente reagito la unanime ed inequivocabile volontà del popolo tutto. Va ricordato, va ripetuto a coloro i quali diffondono fra i Confederati i sospetti sulla fede, sulla sincerità e sullo spirito patriottico del popolo ticinese e dei singoli cittadini, non meno obbrobriosi traditori della Patria degli altri che farneticano idee sediziose ed altamente riprovevoli.
Commemorando la festa del 1. Agosto e il decimo anniversario della prima mobilitazione della grande guerra il popolo ticinese, come si trovò nelle giornate d’agosto del 1914 sotto il vessillo della Patria braccia a braccia con gli altri Confederati per fare «argine, coi petti indomiti» contro ogni tentativo di offesa alla neutralità ed alla indipendenza della Svizzera, si trova anche oggi all’ombra del vessillo della Patria a celebrare, coi Confederati, due date gloriose e a ricordare tutti i grandi morti per la indipendenza elvetica, a rinnovare il giuramento di fede e di amore alla Patria Svizzera che da un secolo e mezzo è nel cuore e nella volontà del popolo ticinese. Sulla tomba dei soldati ticinesi morti in servizio della Patria il popolo del Cantone Ticino rinnova oggi la sua sacra protesta contro chi avvitupera la sua fede, contro coloro che possono ancora pensare a un Ticino non Svizzero, che osasse anche dubitare del forte e sincero elvetismo del popolo ticinese.
E questo conviene maggiormente dire in questi tempi in cui il popolo ticinese, per mezzo del suo Governo, si prepara a difendere a Berna le sue giuste e sane rivendicazioni d’ordine economico e di ordine morale, onde l’insulso timore di passare di passare per figli meno fedeli della Patria non abbia a sminuire in noi la forza rivendicatrice che ne viene dal diritto, onde non sia permesso ad altri di deformare e snaturare un movimento giusto e santo in un movimento sedizioso, tentativo insano, tentativo ingiurioso contro il quale ora e sempre si ribella la dignità del popolo ticinese.
Il primo agosto del 1924 viene dedicato agli Svizzeri all’estero. La Patria non potrà mai dimenticare i sacrifici che i suoi figli all’estero volonterosamente sostennero per accorrere in difesa delle sue barriere durante la conflagrazione mondiale, i sevizi da essi resi al paese; non può dimenticare che molti di questi Confederati che hanno portato per il mondo altro il nome e il decoro svizzero, travolti dal turbine della guerra, hanno perduto sostanze e beni faticosamente accumulati in lunghi anni di onesto lavoro e vivono nella più triste indigenza. Ad essi nella ricorrenza della festa federale il popolo elvetico volge un pensiero di fraterna solidarietà, porge la mano soccorrevole.
«Uno per tutti, tutti per uno». Questo motto che sta scritto a lettere d’oro sul vessillo elvetico suona nella festa odierna monito amorevole a tutti gli svizzeri in Patria perchè largo e generoso sia il gesto di fratellanza pei Confederati bisognosi che si trovano all’estero, lontani dalla Patria, assillati dal bisogno, tormentati dalla nostalgia. E il Cantone Ticino, che nell’agosto del 1914 fu al primo posto nel rispondere all’appello della Patria i pericolo, lo sarà anche nell’agosto 1924 nel rispondere a un nuovo appello lanciato in nome della solidarietà confederale, celebrando così degnamente e nobilmente l’anniversario del Patto federale e il decimo anniversario della mobilitazione per la grande guerra europea.
Clicca qui per l'edizione completa del Corriere del Ticino del 1. agosto 1924 disponibile nell'Archivio Storico del CdT.