Ridley Scott unisce "Alien" a "Prometheus"

Ridley Scott ha voluto riprendere in mano l'universo del suo capolavoro Alien (1979) già con Prometheus del 2012. E ora torna con Alien: Covenant.
Le attese erano altissime, anche perché il 79.enne regista britannico ha dichiarato più volte che il suo obiettivo stavolta era «farla fare sotto allo spettatore». Il risultato le soddisfa solo in parte. Nel film ritroviamo sì tutte quelle creature - e quelle situazioni - divenute familiari. L'alieno «originale» c'è ed è piuttosto irrequieto. Si lascerà dietro, come di consueto, una lunga scia di sangue. Ritroviamo i Face Huggers, esseri simili a ragni che impiantano gli embrioni negli ospiti umani e naturalmente il Chest Burster, che nasce in un tripudio di sangue squarciando il petto delle sue vittime. Tutto però è già visto, benché reso con possente estetica visiva e ritmo adeguato da Scott, così come già vista è la mattanza di un equipaggio mai così inetto come stavolta. Fra le novità il «protomorfo», la creatura bianca che è una sorta di progenitore degli alieni, intravisto in Prometheus e qui protagonista di scene che richiamano le incisioni e i dipinti di Blake.
Scott insiste nel legare Prometheus ad Alien e così il film mira a spiegare l'origine delle creature. Se il resto del cast è piuttosto amorfo in ruoli scritti superficialmente (si distingue solo Katherine Waterston, combattiva Daniels, sorta di antesignana di Ripley), la figura centrale è quella di un bravo Michael Fassbender nel doppio ruolo di androide. Da una parte è Walter, il sintetico di bordo dell'astronave Covenant. Dall'altra è David, sopravvisuto a Prometheus e primo prototitpo creato dalla compagnia Weyland - Yutani. È lui la figura centrale, un essere artificiale con ben più di qualche grammo di libero arbitrio. Creatore, creatura, i limiti dell'uno e dell'altro, perché e per come. Il film ruota attorno a questo, col suo colpo di scena che cambia pesantemente le coordinate dell'intera storia. Ma la razionalità in cerca di risposte toglie inevitabilmente il mistero alle creature spaventose in quanto inconoscibili e totalmente altre da noi.