La polemica

Salmo-Luché, il dissing dei poveri

Lo scambio di insulti fra i due artisti ha portato nella musica italiana uno schema che, negli Stati Uniti degli anni Novanta, ha generato morti e feriti
© CdT/Gabriele Putzu
Stefano Olivari
13.07.2023 20:00

Il dissing che in questo inizio di luglio 2023 ha visto in campo Salmo contro Luché, con rispettivi fiancheggiatori e nemici, ha creato discussione ma sembra un po’ la versione dei poveri di quanto accade e soprattutto è accaduto fra i rapper statunitensi. La vicenda ha comunque avuto almeno un merito, quello di far conoscere a boomer e dintorni il concetto di dissing, cioè dell’insulto incrociato tramite una canzone o supposta tale. Ma che cosa è successo?

Salmo contro Luché

È successo, in estrema sintesi, che lo scorso 4 luglio Luché ha pubblicato un dissing contro Salmo, dopo essere stato citato dal rapper sardo durante la sua partecipazione a 64 Bars per RedBull. Il dissing del rivale napoletano, intitolato Estate dimmerda 2, riferimento all’omonima canzone di Salmo, è andato più sul pesante, con l’accusa di avere regalato 10.000 biglietti per riempire San Siro a un suo concerto e altri insulti. Risposta quasi immediata da parte di Salmo stesso con Dove volano le papere, presa in giro del Dove volano le aquile di Luché con la base musicale di Full Clip dei Gang Starr. Controrisposta di Luché, che ha ripreso Ho paura di uscire di Salmo e ha superato il confine delle minacce: «Ti strappo l’anima dal corpo/Non dare la colpa a Napoli se poi ti prendi un colpo» e «Potevo farlo 4 anni fa/Ti ho dato una chance/Ho subito l’hating dei fan con nonchalance/Perché avevamo un patto che non hai rispettato/Ma tu sai bene noi cosa facciamo a un ratto (ra-pa-pa-pam)». Finita qui? No, è di venuto di nuovo il turno di Salmo contro Luché con Stupido gioco del rap 2: «Io non faccio feat con gli scarsi come te». Dopo questo dissing e l’annuncio che non avrebbe partecipato al Red Bull 64 Bars di Scampia, in casa Luché, altra risposta di Luché in Operazione Scampia, con riferimenti anche a una ex fidanzata di Salmo e l’accusa di essere un codardo. La risposta di Salmo è arrivata in Game Over, e risparmiamo tutte quelle degli interessati alla contesa, da quelli intervenuti, come Inoki, a quelli soltanto citati come Damiano dei Måneskin.

4-3 provvisorio

Se avete avuto la forza di arrivare fino a questo punto dell’articolo forniamo i conteggi, secondo le ultime rilevazioni pronte a essere superate dall’ennesima risposta audio-video (tutti i brani citati stanno spopolando su YouTube): 4 citazioni-dissing a 3 in favore di Salmo. L’antefatto è un litigio avvenuto nel 2019, dopo che Salmo aveva postato sui social network un messaggio autocelebrativo, per le vendite dei suoi Machete 4 e Playlist. In realtà Salmo nemmeno citava Luché, però affermando di essere il migliore aveva offeso la sensibilità (non stiamo scherzando) di tutti gli altri rapper italiani di primo piano, almeno secondo la loro logica. Gli avevano risposto in maniera soft Guè Pequeno e un po’ più dura Luché, subito omaggiato da Salmo di un «Rapperino invidioso, dal vivo fai schifo» e beccandosi da Luché un’accusa di plagio. Una escalation che aveva portato a mettere in piazza qualsiasi cosa, anche messaggi privati, un’antipatia personale dopo qualche anno di sonno è riesplosa nell’estate 2023.

Tupac contro Notorious

Che cosa differenzia il dissing (parola che deriva da disrespecting, mancare di rispetto) dei rapper europei da quello degli statunitensi? Il dissing degli originali era ed è molto più violento, perché più violente (oltre che più vere, senza bisogno di inventarsi ghetti immaginari) sono le vicende davvero vissute dai cantanti. Che se le portano dietro anche una volta raggiunto il successo. Il dissing più famoso di sempre, quello anni Novanta fra Tupac Shakur e The Notorious B.I.G, finì non con l’ennesimo video su YouTube, come finirebbe oggi, ma con la l’assassinio di entrambi, in due diverse situazioni. E anche la faida fra Eazy-E, il re del gangsta rap, e Dr. Dre, finì tragicamente ma non per le pistole, che pure circolarono: Eazy-E morì a 31 anni a causa dell’AIDS. Magari fra Salmo e Luché finirà in maniera ugualmente drammatica, ma è più probabile con una serata in pizzeria o con un tormentone estivo fatto insieme.

Jovanotti e Fedez

Nessuno dei dissing che hanno segnato l’hip hop italiano è finito con una sparatoria, al di là dei concetti espressi: in qualche caso omofobia, misoginia e minacce, ma più spesso critiche ai colleghi, ritenendo sempre di essere depositari del verbo del vero rap. Il primo dissing dei poveri, se così vogliamo chiamarlo, è del 1996: Kaos One contro un Jovanotti che dai presunti veri rapper era detestato almeno quanto oggi è detestato Fedez. «Tu sei un ragazzo fortunato: con il sogno t’hanno dato anche la moto/Tra te e Don Vito non saprei chi è più rincoglionito». Jovanotti, già in modalità zen, non rispose. Due anni dopo fu la volta di DJ Gruff contro gli Articolo 31, anche loro rei di essersi venduti al sistema, un sistema che poi è piaciuto anche a DJ Gruff visto che con J-Ax ha anche fatto un disco. Il primo grande dissing italiano fatto di botta e risposta è stato quello tra Fabri Fibra e Tormento, del 2004, con Fabri Fibra che in seguito si sarebbe fatto altri nemici. Un personaggio spesso bersaglio di dissing, ma che raramente risponde in rima, preferendo i social network dove gioca in casa, è Fedez. Nel mirino per due motivi: il primo è che lui non è un rapper, il gergo della strada lo ha inventato o copiato (memorabile in questo senso il dissing di Marracash), il secondo è che come imprenditore ha raramente lasciato buoni ricordi in chi ha lavorato con lui.

Dissing pop

Nella storia della musica il dissing non è stato soltanto rap, basti pensare all’ossessione di Shakira per Piqué o a quella di Miley Cyrus per il suo ex, e andando un po’ più indietro a Mariah Carey contro Eminem o a Madonna contro Lady Gaga, fino ad arrivare alla madre di tutti i dissing pop, quella You’re So Vain che più di mezzo secolo fa Carly Simon dedicò a un uomo misterioso, Mick Jagger o Warren Beatty (più probabilmente a tutti e due). Ma è soltanto nel rap che il dissing è coerente con tutto l’insieme machista e provocatorio. Certo con Salmo e Luché si sono toccate vette prima da noi inesplorate. Ma non si farà male nessuno, se non la musica.