Le siccità prolungate sono in aumento: e anche la Svizzera deve prepararsi
Le siccità pluriennali sono in aumento. Questi i risultati di una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Science, condotta dall’Istituto federale svizzero per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL). Lo studio fa parte di un più ampio progetto finanziato dal WSL, denominato EMERGE, che studia la siccità e i suoi effetti sui flussi d’acqua nelle regioni montuose: il vicedirettore del progetto, Dirk Karger, ci ha spiegato perché è importante anche per la Svizzera occuparsi del problema della siccità.
Un quadro preoccupante
«I casi di siccità sono diventati più frequenti e più violenti, pertanto, una conoscenza solida e coerente è indispensabile per far fronte a tali eventi» scrivono i ricercatori. Quello pubblicato su Science è infatti l’inventario di siccità più grande al mondo degli ultimi 40 anni. La ricerca raccoglie i dati globali relativi al periodo tra il 1980 e il 2018: i parametri osservati sono stati la proporzione tra l’acqua precipitata e quella potenzialmente dispersa nell’aria con l’evapotraspirazione, ossia a causa dell’effetto combinato dell’evaporazione dal terreno e della traspirazione attraverso le piante, ma anche gli impatti sugli ecosistemi naturali.
Gli eventi individuati attraverso questi due parametri sono poi stati riordinati a seconda della loro gravità: al primo posto troviamo la Mongolia, che ha subito un periodo di siccità durato 7 anni, durante i quali la regione ha sperimentato una forte e costante decrescita della vegetazione. L’evento più lungo registrato si è verificato invece nel bacino del Congo orientale, dove la siccità si è protratta dal 2010 al 2018. I dati illustrano però un’espansione generale del fenomeno: i territori toccati dalla mega siccità sono aumentati a un tasso di circa 50 mila chilometri quadrati all’anno durante la finestra temporale analizzata.
Dobbiamo essere pronti
«La Svizzera non ha ancora sperimentato una siccità prolungata. Stiamo però già vedendo periodi di breve siccità e sappiamo che il fenomeno sta subendo un incremento» ha commentato Dirk Karger, vicedirettore del progetto EMERGE. La ricerca pubblicata riguarda solo una parte degli obiettivi su cui il gruppo di ricerca si concentra: i dati raccolti dal passato, leggiamo, verranno utilizzati per costruire dei modelli climatici, che simuleranno possibili future siccità nelle catene montuose europee. La questione ci riguarda, continua Karger, soprattutto alla luce dell’affidamento che la Svizzera fa sull’acqua sia in ambito agricolo sia energetico: «Dobbiamo essere pronti quando questi eventi accadranno da noi. Dobbiamo avere dei piani di emergenza: come compenseremo l’energia che non riusciremo a generare? Dove reperiremo le risorse di cui avremo bisogno e che non saremo più in grado di produrre?».