«Se non cambiamo approccio, in Svizzera (e in Ticino) la tortora selvatica si estinguerà»
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Servono misure urgenti perché la specie è sull'orlo dell'estinzione e rischia la scomparsa anche nel nostro Paese. L'allarme, lanciato da BirdLife Svizzera, riguarda la tortora selvatica (Streptopelia turtur). Le cifre, del resto, sono impressionanti: in tutta Europa, dal 1980 la popolazione di questo volatile dal piumaggio marrone ruggine conosciuto per il suo caratteristico tubare è diminuita di circa l'80%, mentre nella Confederazione, secondo i dati della Stazione ornitologica di Sempach, si è ridotta di circa il 40% dagli anni Novanta. «Se la tendenza non dovesse invertirsi e i numeri dovessero rimanere quelli attuali, nell'arco di qualche decennio la tortora selvatica potrebbe estinguersi», ipotizza, da noi contattato, Patrick Heitz, collaboratore dei progetti di conservazione di BirdLife Svizzera.
Nel nostro Paese è presente una piccola popolazione di circa 100-200 maschi cantori che, tra fine aprile e inizio settembre, si concentra in poche regioni a bassa quota: in alcune parti dell'Altipiano centrale, del Giura e del Vallese e, in Ticino, principalmente sul Piano di Magadino. Non è poi dato sapere quanti di questi esemplari maschi riescano a trovare una femmina. «La difficoltà nello stabilire ciò è data dal fatto che, se è facile individuare il maschio quando è in giro da solo e canta, non lo è altrettanto vederlo mentre è in compagnia della femmina perché i nidi sono spesso collocati in luoghi difficilmente osservabili e accessibili come, per esempio, la boscaglia, i rovi o i cespugli fitti», chiarisce Heitz.
Agricoltura e urbanizzazione sul banco degli imputati
All'origine delle difficoltà con cui si trova confrontata la tortora selvatica c'è la progressiva sparizione del suo habitat naturale. Questi volatili faticano sempre di più a trovare ambienti di alta qualità nelle aree di nidificazione perché essi stanno pian piano venendo cancellati dall'urbanizzazione e dall'estensione dell'agricoltura industrializzata. Trovare boschi e superfici con siepi e boschetti come pure zone alluvionali nelle vicinanze di campi, prati e pascoli diventa perciò sempre più un'impresa per questi uccelli che si nutrono soprattutto di semi.
«Il mondo agricolo ha le sue esigenze che, in alcuni casi, non si sposano con quelle della conservazione della biodiversità. Collaborare con gli agricoltori nella salvaguardia della tortora selvatica non è quindi sempre evidente», racconta Heitz. «Per fortuna le nuove generazioni sono più sensibili al tema e molti giovani agricoltori collaborano con noi. L'augurio è che questa sensibilità accresciuta porti i suoi frutti».
Se dal punto di vista dell'agricoltura si intravedono segnali incoraggianti, più complicata è la lotta all'urbanizzazione. «È un problema politico: la necessità di terreni per costruire alloggi e industrie è in continua crescita e quindi la cintura urbana delle città si allarga sempre di più minacciando diverse specie», osserva Heitz. «Per cercare di combattere questa tendenza, BirdLife si impegna a sensibilizzare la classe politica del nostro Paese sull'importanza di preservare le aree verdi ancora esistenti». Il messaggio dell'associazione che si occupa della protezione della natura e degli uccelli, al momento, rischia però di rimanere lettera morta. «Il contesto venutosi a creare con l'ultima legislatura non è dei più favorevoli per quanto riguarda la preservazione dell'ambiente: lo dimostrano i risultati delle ultime votazioni sul tema».
Il problema della caccia
Ai problemi di tipo ambientale, per la tortora selvatica si aggiungono poi quelli venatori: caccia e catture illegali, spiega vogelwarte.ch, il sito internet della Stazione ornitologica svizzera di Sempach, causano un prelievo annuale stimato ad almeno 2-3 milioni di uccelli. Nei Paesi mediterranei, infatti, il volatile è una preda ambita dai cacciatori.
«L'Unione europea ha identificato la caccia tra i principali fattori di rischio per le popolazioni di tortora selvatica e ha perciò stilato un piano di azione. Alcuni Paesi – in particolare il Portogallo, la Spagna e la Francia – hanno perciò bandito, dal 2021, la caccia a questo volatile», spiega Heitz. «La misura si è rivelata efficace in quanto, in soli tre anni, si è osservato un aumento degli esemplari in queste nazioni».
In Svizzera, la caccia alla tortora selvatica è vietata dal 1984 e la legge sembra che venga rispettata dai cittadini. «Non ci risulta che nel nostro Paese si siano verificati episodi di bracconaggio», rassicura il nostro interlocutore.
La situazione in Ticino
Sul Piano di Magadino risiede una delle popolazioni di tortore selvatiche più importanti della Svizzera; una trentina sono le coppie nidificanti. «Nel nostro cantone abbiamo due zone protette: le Bolle e il bosco della Ciossa Antognini a Gudo», spiega Heitz. «Tuttavia, anche sul Piano di Magadino siamo confrontati con il problema dell'agricoltura che si fa sempre più intensiva. A creare difficoltà, in particolare, sono le serre che, essendo chiuse, non permettono alle tortore di entrare per sfamarsi. Anche in Ticino, inoltre, si assiste alla progressiva diminuzione dell'habitat naturale di questa specie. La popolazione di tortore selvatiche che arriva nel nostro cantone, infine, segue probabilmente la rotta di migrazione che passa dall'Italia e dai Balcani ed è quindi influenzata in maniera negativa dalla situazione normativa che caratterizza le due zone. Lì, infatti, la caccia al volatile non è ancora stata vietata: alle nostre latitudini si assiste perciò, di anno in anno, a una leggera diminuzione degli esemplari».
Misure concrete per salvare la tortora selvatica
Per contrastare il declino delle popolazioni di tortora selvatica nel nostro Paese, BirdLife Svizzera ha avviato prove pilota per la promozione mirata della specie a partire dal 2021. Speciali maggesi incolti, con circa il 50% di superfici con terreno aperto, sono state create allo scopo di offrire condizioni di foraggiamento ideali. Dal 2024, poi, BirdLife e i suoi partner hanno creato maggesi per le tortore selvatiche nei cantoni di Berna, Friburgo (Grosses Moos), Vaud (Bois de Suchy) e Ginevra (Champagne genevoise). Anche in Ticino, l'associazione che si occupa della protezione della natura e degli uccelli ha promosso, in collaborazione con Ficedula, un progetto di conservazione del volatile.
«È però ancora presto per trarre un bilancio di queste attività», spiega Heitz. «La nostra speranza è di riuscire a stabilizzare le popolazioni». Bisogna comunque sottolineare che in percentuale rispetto ai Paesi del sud dell'Europa, la Svizzera ospita un numero di tortore selvatiche molto piccolo e, dunque, per combattere l'estinzione del volatile è necessario che anche altre nazioni mettano in campo politiche di preservazione della specie.
BirdLife Svizzera sostiene inoltre le organizzazioni nazionali di BirdLife nella regione del Mediterraneo nel loro impegno contro il bracconaggio.
Un raggio di luce nel buio
Se le cifre riguardo alla diminuzione della specie – sia a livello svizzero, sia a livello internazionale – sono tutt'altro che confortanti, si intravede comunque uno spiraglio di luce nel buio. Grazie alla predisposizione di grandi pascoli estensivi e maggesi che forniscono alle tortore una ricca offerta alimentare, spiega BirdLife Svizzera, in Inghilterra le popolazioni di questo volatile si sono riprese in modo significativo. Anche l'Italia può tirare, almeno parzialmente, un sospiro di sollievo. A dirlo è vogelwarte.ch che precisa come nella Penisola si registri stabilità nei numeri di tortore selvatiche presenti sul territorio. Ma c'è di più, in Lombardia, addirittura, si registra un leggero aumento.