Sesso e razza, eterni motori della pubblicità

LUGANO - La sensibilità contemporanea non perdona cadute di stile come quelle di Dolce e Gabbana. La nostra società è giustamente attentissima ai messaggi intrinseci delle inserzioni pubblicitarie e quando nelle parole o nelle immagini si oltrepassano i confini di ciò che viene ritenuto civilmente accettabile scattano reazioni indignate, punizioni commerciali, boicottaggi e , a volte, cause legali. Eppure la storia della pubblicità è costellata di scorrettezze. I due capitoli più ricchi, in questo senso, sono le pubblicità sessiste e quelle razziste. Un tempo – e non stiamo parlando di secoli fa - passavano senza suscitare alcuna forma di sdegno. E a vederle oggi viene da chiedersi come fosse possibile che l'idea di ritrarre un bambino di colore che diventava bianco usando il tal sapone, o l'asiatico che mangiava topi vivi, fosse accettata come un fatto normale. Il Corriere del Ticino ha provato a raccogliere alcune di quelle immagini scorrette che oggi non supererebbero il vaglio del giudizio comune. Una testimonianza visiva di come il mondo sia cambiato in pochi decenni e i radar sociali sul pregiudizio scattino molto più rapidamente di un tempo. Fra le immagini proposte ci sono anche due pubblicità apparse sul Corriere del Ticino nel 1949. Tanto per non dimenticare che anche nel nostro cantone la sensibilità, a quei tempi, era quello che era. E che oggi, per fortuna, le cose sono cambiate.