Silvio Berlusconi, l'uomo degli anni Ottanta
Con la morte di Silvio Berlusconi se ne va uno degli italiani più famosi di tutti i tempi e se ne vanno anche gli anni Ottanta. Intesi non come decennio, ma come stato d’animo e atteggiamento nei confronti della vita. Grande imprenditore e politico di primo piano, certo, tutti di lui sanno tutto ed è inutile partecipare al festival del copia e incolla. Ma Berlusconi sarà ricordato soprattutto come icona pop, per il suo stile di vita e per l’ottimismo che emanava: dalle ville al Milan, dalla famiglia alla musica, dalla televisione al modo di vestire, dai giornali fino addirittura a TikTok, in lui il confine fra pubblico e privato non è quasi mai esistito. Cosa rimarrà quindi del Berlusconi personaggio?
Gli anni Ottanta
Migliaia di saggi serissimi sono stati scritti sull’etica e sull’estetica di un decennio rimasto nel cuore anche di chi non lo ha vissuto, in cui l’Italia fu per alcuni momenti la quinta potenza economica del mondo, ma tutto ciò che si può dire sugli anni Ottanta è sintetizzabile nella figura di Berlusconi. Che con la sua Telemilano, poi diventata Canale 5, seppe intercettare quello che in maniera sprezzante veniva definito ‘riflusso’, cioè un ritorno al privato dopo un periodo in cui ogni cosa era politicizzata. Un’onda lunga mondiale, con i volti di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, che in chiave italiana non poteva che essere rappresentata da un personaggio eclettico come Berlusconi. La sua televisione, poi diventata ‘le sue televisioni’ con Italia 1 e Rete 4, seppe intercettare quell’ottimismo, quella voglia di lavorare e di divertirsi, ispirandosi alle televisioni americane e senza vergognarsi, anzi, dell’aspetto commerciale. Non è un caso che il primo grande personaggio strappato alla RAI sia stato Mike Bongiorno, cioè una sintesi di America, spettacolo, ottimismo, popolarità. Ma fra i mille volti noti di Mediaset è chiaro che il frontman fosse Berlusconi.
Colpo grosso
Il Berlusconi imprenditore televisivo è stato fino al 1994 l’autore ombra di tutti i programmi di quelle che ai tempi, prima della creazione di Mediaset, erano definite ‘Reti Fininvest’. Inutile elencarli tutti, doveroso ricordare i due che più hanno catturato lo spirito del tempo. Drive In, dal 1983 al 1988, spiegò in chiave comica l’ottimismo e la vitalità degli anni Ottanta, l’età dell’oro del berlusconismo e non solo del berlusconismo. Fra l’altro, come ha più volte raccontato il suo creatore Antonio Ricci, Berlusconi amava tutt’altro tipo di varietà: quello in giacca e cravatta, con il numero di canto e quello di ballo, eccetera, il varietà di Pippo Baudo e Corrado…. Di Drive In più che i personaggi (dal paninaro al bocconiano) che sfottevano quel decennio mentre lo stavano vivendo apprezzava le ragazze, da Tinì Cansino alle ragazze Fast Food, da Lory Del Santo alle Bomber, da Carmen Russo alle Monelle. E a maggior ragione il discorso valeva per Colpo Grosso, la trasmissione di Italia Sette, rete di cui la Fininvest controllava la pubblicità: quattro anni di culto in Italia e in mezzo mondo, con la conduzione di Umberto Smaila e tutti che si stupivano dell’esistenza di un programma del genere. In realtà Colpo Grosso, che Berlusconi seguiva con attenzione venendo a fine puntata a fare i complimenti a tutti, era una trasmissione non volgare e molto ironica, possibile comunque soltanto negli anni Ottanta e Novanta: oggi nell’era del politicamente corretto quegli spogliarelli non sarebbero nemmeno immaginabili.
Il Milan e il Monza
Il ragazzo che diventa ricco e si compra la squadra del cuore, quella che seguiva insieme a suo padre, è uno dei sogni italiani per eccellenza e Berlusconi l’ha realizzato, guidando il Milan per 31 anni, dal 1986 al 2017, anche se come in molte altre vicende che lo riguardano sono piuttosto vaghi sia l’inizio sia la fine. Perché il club sulla spinta della politica fu quasi scippato a Giussy Farina, visto che il solo valore di Franco Baresi avrebbe consentito di ripianare i debiti, e alla vendita a Yonghong Li, improbabile miliardario cinese la cui azienda consisteva in una sedia e in un tavolo, non credette nessuno. Certo i tifosi rossoneri non si possono lamentare: cinque Coppe dei Campioni-Champions League, 8 scudetti e tantissimo altro, portando a San Siro i migliori calciatori del mondo. Il suo essere icona pop gli è tornato utile: Berlusconi era fra i pochi personaggi calcistici a non essere odiato dai tifosi delle altre squadre, anche perché mai ha voluto creare contrapposizioni e un clima negativo, arrivando fino al punto di dire che, da milanese, tifava Inter tranne quando giocava contro il Milan. Dal niente è riuscito anche a inventarsi il fenomeno Monza, dalla Serie C a una Serie A da metà classifica, sempre sotto la regia di Adriano Galliani e incentivi di un certo tipo. Il discorso alla squadra sul «Pullman di tr…» in arrivo in caso di vittoria sua una grande è diventato leggenda all’istante.
Le case
Ogni icona pop che si rispetti ha case che il popolo, così fino a una ventina di anni fa si chiamavano i follower, deve invidiare. E così è stato anche per Berlusconi, con residenze entrate nella testa di tutti. La principale è Villa San Martino di Arcore, comunemente definita ‘Arcore’, la più amata, dove è stato preparato il mauseoleo per lui, familiari e collaboratori (ma i familiari dei collaboratori saranno d’accordo?). Villa Belvedere di Macherio era invece stata presa per l’ex moglie Veronica e a lei è rimasta. Per le vacanze la casa di Berlusconi per eccellenza è Villa Certosa di Portorotondo, in Sardegna, dove grandi del mondo, da Putin a Blair, e mezzi vip televisivi hanno potuto gustare gli spettacoli della casa, dal finto vulcano al resto. Da non dimenticare le ville di Portofino e Antigua, per citare due posti dove Berlusconi ha messo qualche volta piede, insieme alle migliaia di proprietà in ogni dove, da Lampedusa a Lesa. Ma il milanesissimo Berlusconi è rimasto legatissimo alla sua città, al punto di mantenere la residenza in via San Gimignano, periferia Ovest, e di avere il cuore nella centrale palazzina di via Rovani dove ha concluso tanti affari agli albori della Fininvest e dove per un certo periodo ha nascosto Veronica Lario. Mille le compravendite, quasi tutte con un guadagno enorme: è stato così, come si è scoperto nei giorni scorsi, anche con la brianzola Villa Maria, venduta a Lavinia Eleonoire Jacobs, nipote del più famoso (non fosse altro che per il Toblerone) Klaus.
Veronica e le altre
La vita sentimentale di Berlusconi, tenendola distinta da quella sessuale, è piuttosto intricata. Nel 1964 sposa Carla Dall’Oglio, dalla quale avrà Marina e Pier Silvio. Nel 1990, dopo una relazione iniziata dieci anni prima, sposa Veronica Lario dalla quale aveva già avuto Barbara, Eleonora e Luigi. Nel 2012 si è legato a Francesca Pascale e dal 2020 la signora Berlusconi (ancora misteriosa la storia del ‘non matrimonio’, curiosità quindi per il testamento) Marta Fascina. Molto più numerose le relazioni vere o presunte con famose donne dello spettacolo e anonime ‘Olgettine’, dal nome della via del residence dove venivano sistemate, a pochi metri da Milano 2. Impossibile scrivere una biografia di Berlusconi senza citare Sabina Began, Patrizia, D’Addario, Noemi Letizia, Ruby, eccetera. Tutto ha contribuito a far crescere il mito, basato su una caratteristica unica, quella di essere ugualmente credibile sia pregando insieme alle citatissime zie suore sia nelle feste del bunga bunga. «L’Italia è il Paese che amo»: così nel 1994 annunciò la discesa in campo politico. E nessuno ha saputo incarnare tutte le contraddizioni italiane come lui, canalizzandole verso un ottimismo che attraeva anche chi razionalmente gli era contro. A Berlusconi niente sembrava impossibile e quasi niente è stato per lui impossibile.