L’intervista

«Smetana ha creato vivide immagini sonore del suo Paese»

Il direttore d’orchestra Jakub Hruša sarà il 22 maggio al LAC alla guida dei Bamberger Symphoniker
Jakub Hrùša . (Foto jakubrusa.com)
Zeno Gabaglio
16.05.2019 06:00

Uno dei maggiori capolavori sinfonici dell’Ottocento, una delle orchestre più dinamiche in Germania, uno dei giovani maestri della direzione più apprezzati d’Europa: ecco la proposta musicale che LuganoMusica ha scelto per il penultimo appuntamento della propria stagione. Mercoledì 22 maggio salirà infatti sul palco del LAC Jakub Hrůša alla testa dei Bamberger Symphoniker per interpretare La mia patria di Bedrich Smetana. E qui lo abbiamo incontrato per introdurci all’appuntamento.

La mia patria è una raccolta di sei diversi poemi sinfonici: a suo avviso va considerata un’opera unica oppure la giustapposizione di sei pezzi distinti e indipendenti?

«La mia patria è quello che si suol definire un “ciclo sinfonico”, perciò unitario e coerente. Sembra che originariamente Smetana avesse pensato soltanto a quattro poemi sinfonici per creare delle vivide immagini sonore del proprio paese: uno sulla storia e i miti (Vyšehrad), due sui paesaggi dalla simbolica importanza nazionale (La Moldava e Dai prati e dai boschi di Boemia) e uno su una storia mitica (Šárka). In seguito cambiò però idea e aggiunse altre due composizioni tematicamente affini – Tábor e Blaník – attorno alla storia della rivoluzione hussita del XV secolo».

La mitica vicenda del teologo e riformatore boemo Jan Hus, e della stoica resistenza alle cinque crociate mandate dal Papa ...

«Rievocare quella prima storica rivolta nazionalistica, nel XIX secolo di Smetana aveva un forte valore, soprattutto in relazione alla cultura tedesca all’epoca dominante in Boemia e all’indipendenza reclamata dal popolo ceco. Forse per via di questi temi un po’ politici i due ultimi movimenti de La mia patria vengono spesso considerati diversi, un po’ meno compresi e quindi meno popolari. Ma musicalmente costituiscono un passaggio necessario per chiudere organicamente La mia patria».

Indissolubilmente legata al tema della patria c’è anche l’idea di nazionalismo che, come lei ha ricordato, nel secolo XIX era molto presente. Cosa significano per lei i concetti di «patria» e di «nazione»?

«La nazione è un gruppo di persone che si riconoscono in quest’idea, collegati – nella versione più frequente – da una lingua e una cultura comuni. Relativamente alla mia patria questo si è verificato nelle cosiddette Terre Ceche dell’Impero Asburgico (fino al 1918) e ovviamente con straordinaria forza dopo la costruzione della Cecoslovacchia (dal 1918) e pure, dopo l’occupazione nazista, nella distorsione della Cecoslovacchia comunista. Ancora oggi nella Repubblica Ceca, costituita nel 1993, si avverte una forte identità nazionale, anche se la generazione più giovane è assai aperta e non sente le questioni nazionalistiche come primarie».

Vuol forse dire che la globalizzazione sta indebolendo i sentimenti nazionalistici in Europa?

«Il concetto di nazione resiste, ma effettivamente è più debole. Questo è positivo e liberatorio, ma pure si rischiano di perdere – nel turbinio della globalizzazione – preziosi elementi di cultura locale. Il mio Paese rimane, con un certo sollievo, ancora relativamente sano in termini di nazionalismo, mentre altri paesi – anche vicino a noi – si aggrappano a sentimenti nostalgici e potenzialmente rischiosi. Io viaggio molto – attualmente vivo sia a Londra sia a Praga – e lavoro spesso in Germania (con la mia orchestra, a Bamberg) ma la patria e la nazione significano molto per me. Quando dopo qualche tempo mi capita di tornare in Cechia sono felice, ritrovo la bellezza del paesaggio, le meraviglie della città di Praga e una cultura del rapporto umano che mi appartiene».

A Lugano si presenterà con la «sua» orchestra, i Bamberger Symphoniker. Che tipo di significati riveste il fatto di suonare con questa orchestra un brano fortemente boemo come La mia patria?

«Se penso a come i tedeschi vennero espulsi dalla Boemia dopo la Seconda guerra mondiale, non mi stupirei se il loro rapporto con la “vecchia patria” fosse negativo. E invece non lo è: la musica ceca è da sempre di casa a Bamberg, e la stessa musica di Smetana ha del resto radici germaniche e ispirazione ceca».