Ivano Torre e cento cerniere da Guinness dei primati
Immaginate una zip e pensate alle sue possibili sonorità. Prendete un artista come Filippo Borella, che ha fatto della cerniera lampo un’icona del suo lavoro, e un percussionista e compositore eclettico come Ivano Torre e il gioco è fatto. Ecco la performance da Guinness dei primati andata in scena il 23 giugno all’ex cementificio Saceba nel parco delle Gole della Breggia, a Morbio Inferiore, nell’ambito del Moka People Festival. Cento zip musicali ha visto la partecipazione di ben sessantaquattro persone, che hanno suonato gli strumenti atipici messi a punto da Filippo Borella, dirette dal maestro Ivano Torre che ha scritto anche la partitura, lunga sei metri, poi esposta in bella vista. Un’orchestrazione complessa anche se per il versatile compositore e didatta ormai è quasi un gioco da ragazzi coinvolgere il pubblico con l’impiego del timer. Il maestro ticinese, classe 1954, parla della collaborazione con Filippo Borella (Como, 1973), ma anche dei nuovi orizzonti della sua ricerca. Ivano Torre ha messo in musica il canto degli uccelli e presto andrà in sala di registrazione per il suo nuovo cd Cantus avium. La prima del concerto del percussionista, in duo con il pianista Carlo Maria Nartoni, sarà in agosto nel corso della rassegna «Viva il quartiere» a Castagnola.
Ivano Torre, come si è svolta la performance dal titolo 100 zip musicali al Moka People Festival?
«Innanzitutto la proposta è venuta da Filippo Borella, artista e ideatore della performance, che ha messo a punto gli strumenti denominati «zip musicali». Essendo un percussionista e un ricercatore di suoni, la cerniera lampo, non tanto come struttura ma proprio per il movimento ritmico che può dare, mi interessa già da parecchio. Infatti ho detto a Filippo Borella «Pensa che parecchi secoli fa avrei voluto avere uno stadio pieno di persone munite di una zip da poter dirigere!». Così scherzando è iniziata l’idea di fare questa performance nella Torre dei forni, all’ ex cementificio Saceba, nel parco delle Gole della Breggia che è un luogo impressionante. Allora ho scritto una composizione grafica considerando un po’ tutto quello che si può fare con le zip e disegnando dei simboli che fanno venire in mente come muoverti su di essa».
Che cosa ha fatto esattamente per realizzare la performance?
«Ho orchestrato la performance e ho realizzato una partitura grafica, della lunghezza di sei metri, regolata da un timer che sto usando molto. Poi l’ho appesa al muro in modo che tutti potessero vederla. Ho trascorso mezzora nel preparare la gente che avrebbe suonato le «zip musicali» di Filippo Borella e che era fantasticamente entusiasta. Ci siamo divertiti parecchio dopo siamo partiti come un treno e abbiamo suonato questo brano a tre voci della durata di nove minuti».
Che effetto le ha fatto dirigere gli esecutori delle cento zip musicali?
«Non è stato proprio un gioco da ragazzi, ma diciamo che di performance in pubblico con una partitura appesa ne ho fatte diverse quindi ho già una piccola esperienza in quel campo. Ho realizzato la prima partitura senza note o ritmi, ma solo con suggestioni, che vuol dire simboli e segni da interpretare, negli anni Ottanta in Ticino al Codei. Chissà se qualcuno ricorda che tanto tempo fa c’è stato un tipo che ha costruito un capannone in zona Biasca e ha iniziato a promuovere cultura…. Poi da lì ho fatto molte altre cose in pubblico. L’ultimo spettacolo che ho proposto alle Cave di Arzo «Il Minotauro e i cinque misteri nuvolosi» è stato realizzato con il timer e partitura con suggestioni».
Come si traduce il timer per chi deve suonare?
«Nelle ultime cose che ho fatto c’è un timer che viene proiettato e c’è una partitura appesa che indica i minuti e le azioni, ad esempio da 0 a 1 devi fare questo. C’è anche l’aspetto un po’ provocatorio ed è il fatto di usare un timer che regola e continua a segnare il tempo in maniera imperterrita, mentre quello che tu senti apparentemente è aleatorio. Quindi durante la serata con le zip si sentiva la gente che muoveva la cerniera lampo e poi ad un certo punto improvvisamene urlava zip. Questo lo si può fare perché sulla partitura c’è scritto 'al numero 3 urla zip'».
Che strumento è la zip che ricorre nell’arte di Filippo Borella?
«La zip produce un suono leggero e sottile che è praticamente un ronzio. Nella partitura ho generato situazioni di «silenzio» dove si sentono le zip. Allora prima ci sono dei rumori forti, delle vocalità, dei calpestii e poi all’improvviso si ferma tutto ed emergono i suoni delle zip che sono dei ronzii».
Che tipo di risposta c’è stata nei 64 partecipanti alla performance che una commissione valuterà, con dati alla mano, per vedere se potrà entrare nel Guinness dei primati?
«Non trovo così importante entrare nel Guinnes dei primati, cosa che richiede una complessa valutazione della giuria preposta, ma mi interessa di più il lato artistico della performance. Penso al coinvolgimento diretto del pubblico, alla gente che si diverte suonando e «facendo musica» mentre usa un attrezzo che non è uno strumento musicale, ma qui è impiegato come tale sul piano ritmico con tanto di partitura».
La performance è stata ideata nell’ambito dell’installazione Connessione realizzata da Filippo Borella con metri di zip nell’area del vecchio mulino nel parco delle Gole della Breggia. In un mondo dove tutti vanno per conto proprio la cerniera è il simbolo dell’unione. Che cosa ha in comune con Filippo Borella?
«Quando ho incontrato Filippo Borella a pelle ho sentito che c’era una buona vibrazione, ci siamo raccontati le nostre storie e da lì è partito tutto. È stato un piacere lavorare con lui. Siamo un po’ sulla stessa lunghezza d’onda, entrambi ricercatori: lui con le zip e io con i suoni».
Perché le interessa tanto coinvolgere il pubblico dei non addetti ai lavori?
«A me interessa molto l’idea di fare partecipare in maniera attiva il pubblico che segue le performance. Ho fondato anche dei cori per chi non ha niente a che vedere con la musica dove ci sono persone che non hanno intonazione e non hanno ritmo. Chiunque può partecipare perché non si canta, ma si usa la voce, il corpo e la connessione tra corpo, voce e movimento e si costruiscono dei brani musicali ».
Dove svolge questa sua attività in Ticino?
«Prima della pandemia avevo il teatro di Banco nel Malcantone che a causa del Covid ho dovuto chiudere. Ora sono alla ricerca di un atelier per poter continuare le mie attività, una di queste a cui tengo moltissimo è il coro che ho chiamato «perQten vocalis» ».
Che cosa farà nella rassegna «Viva il Quartiere» prossimamente a Castagnola?
«Nella manifestazione organizzata dall’associazione Lagotina, diretta da Valentina Barri, ci sarà anche Filippo Borella che esporrà le sue opere con le zip, mentre io proporrò un concerto di percussioni in duo con il pianista Carlo Maria Nartoni. Sarà la prima del Cantus avium, un lavoro dedicato al canto degli uccelli, che a breve mi vedrà in sala di registrazione. Ho fatto una ricerca intensa partendo dal merlo; ho registrato il suo canto che ho analizzato ed elaborato a computer e ho scoperto delle cose pazzesche. Poi sono andato anche oltre, ma ora non voglio svelare di più».