Scienza

Svelato il segreto della longevità: ecco perché le tartarughe vivono fino a 200 anni

Un nuovo studio ha permesso di confermare la relazione universale tra la velocità di accorciamento dei telomeri - le strutture che proteggono i cromosomi - e l’aspettativa di vita degli animali
Tartaruga delle Galapagos. (Foto Wikipedia)
Red. Online
10.07.2019 12:04

Perché l’essere umano ha un’aspettativa di vita di circa 79 anni mentre ci sono insetti che muoiono nel giro di poche ore e animali che raggiungono i 200 anni, come la balena boreale? Cosa si nasconde dietro l’invecchiamento? Sono molti gli studi che hanno cercato di dare una risposta a questa domanda, e il team spagnolo del Centro Nacional de Investigaciones Oncológicas (CNIO) sembra essere giunto a una conclusione: a determinare l’aspettativa di vita di ogni specie non ci sarebbe la taglia o il ritmo cardiaco, come si era pensato in passato, ma la velocità di accorciamento dei telomeri. I telomeri sono delle strutture poste alle estremità dei cromosomi che, degradandosi nel tempo, impediscono ai cromosomi di sfibrarsi, un po’ come fanno i pezzettini di plastica dei lacci delle scarpe. Seguendo quest’analogia, il filamento di DNA corrisponde al filo di stoffa, il cromosoma al laccio (quindi al “groviglio” dello stesso filo) e la plastica delle estremità ai telomeri. Questi ultimi servono a proteggere i geni e con ogni replicazione del DNA si “consumano” un po’, fino a diventare troppo corti e perdere la loro funzione – facendo sì che la cellula non funzioni più correttamente.

Topi ed umani
La correlazione tra la i telomeri e l’invecchiamento delle cellule umane era già nota, e la stessa María Blasco - a capo della sezione del CNIO che si occupa di questo ambito, nonché direttrice del progetto – aveva già condotto degli studi per capire se ci fosse un legame tra la lunghezza di queste strutture e la longevità di una specie. I risultati erano però stati deludenti, poiché si era scoperto che i topi, che evidentemente vivono molto meno degli umani, presentano dei telomeri molto più lunghi dei nostri. Il gruppo aveva allora voluto capire se ad influire sull’aspettativa di vita fosse la velocità di accorciamento, e le analisi condotti su topi ed esseri umani avevano confermato questa teoria, che tra l’altro era già stata avvalorata da studi in altri paesi. Infatti, i topi perdono annualmente circa 7.000 basi (cioè i mattoncini del materiale genetico di cui anche i telomeri sono composti), mentre gli umani soltanto 70. Ciononostante, non era mai stato possibile trarre considerazioni universali, in quanto le specie prese in considerazione erano troppo poche.

Il nuovo studio su capre, delfini e gabbiani
In questo nuovo studio, effettuato in collaborazione con l’Università di Barcellona e lo Zoo Aquarium di Madrid e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science (PNAS), gli scienziati hanno misurato i telomeri nei globuli bianchi di otto specie di mammiferi e uccelli in età diverse, come delfini, capre, fenicotteri, avvoltoi, gabbiani ed elefanti di Sumatra - cioè specie con una grande distanza evolutiva e con dimensioni molto varie. È stata poi applicata una formula matematica per stabilire l’esatta correlazione tra il “consumo” dei telomeri e l’aspettativa di vita, e il risultato ottenuto ha permesso di confermare la relazione, ormai presumibilmente universale.

Il passo seguente sarà studiare le specie particolarmente longeve per la loro taglia, come la talpa senza pelo, per comprendere meglio il processo di conservazione delle specie. Per esempio sappiamo che negli esseri umani la cattiva alimentazione, lo stress e il fumo possono aumentare la velocità di accorciamento telomerico, incrementando così il rischio di contrarre malattie dovute all’ invecchiamento prematuro. “Nel caso degli animali – dice Blasco – sarebbe interessante vedere che impatto ha su di loro il cambiamento climatico o una restrizione nell’alimentazione”.

Infine, anche studiare animali come lo squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus), che può raggiungere i 400 anni, o le tartarughe delle Galapagos, la cui aspettativa di vita è di 200 anni, potrebbe offrire spunti interessanti.