Black Mirror è di nuovo Black Mirror: ecco la recensione della settima stagione

Black Mirror è tornato. E lo ha fatto in gran stile, con una stagione – la settima – che non ha deluso gli spettatori. Anzi. Molti hanno parlato di un vero e proprio «ritorno alle origini», dopo le delusioni delle due precedenti stagioni. Black Mirror, insomma, è di nuovo Black Mirror. E lo è con sei nuovissimi episodi che – qualcuno di più e qualcuno di meno – ci tengono incollati allo schermo. Ma attenzione: nonostante sia conosciuta come la serie tv distopica per eccellenza, i grandi protagonisti delle ultime puntate sono soprattutto i sentimenti. Al centro di gran parte degli episodi, infatti, ci sono proprio le emozioni umane e il loro essere intramontabili, anche di fronte ai passi da gigante che compie la tecnologia.
Da un lato, dunque, la settima stagione della celebre serie di Charlie Brooker ritrova la componente fantascientifica dei primi episodi, i più amati dal pubblico. In particolare puntando sulla digitalizzazione e sull'uso dell'intelligenza artificiale, in ogni campo della vita, in un futuro non più così lontano come quello dipinto nelle prime stagioni (basti pensare che un episodio è ambientato nel 2029, a soli quattro anni di distanza dal presente). Dall'altro lato, però, la serie, come detto, non perde di vista le emozioni. Black Mirror 7, insomma, è un ritorno alle origini con una marcia in più. E forse, funziona proprio per questo. Qui di seguito vi proponiamo una recensione – senza troppi spoiler – delle nuove sei puntate.
1. Gente comune (Common People)
Come prima puntata, Charlie Brooker ha scelto di andare sul sicuro. Gente comune è un episodio che convince, proprio perché, come suggerisce il titolo, è facile immedesimarsi nelle vicissitudini di Amanda (Rashida Jones) e Mike (Chris O'Dowd). Una coppia sposata che vive d'amore e che sogna di avere un figlio. La vita idilliaca dei due si spezza quando Amanda – che lavora come maestra – scopre di avere un tumore al cervello. L'unico modo per tenerla in vita è quello di affidarsi a Rivermind, un'azienda di biotecnologia che, con un intervento, può sostituire la parte malata del cervello di Amanda e restituirle la vita. Certo, con alcune condizioni. Che richiederanno un sacrificio sempre più grande da parte dei protagonisti. Fino a un punto di non ritorno.
Lo abbiamo detto: Gente comune è una puntata che piace. E che, soprattutto, ci fa entrare in empatia con i protagonisti. Non per l'idea, distopica, di mantenere in vita una persona pagando ingenti somme di denaro, ma per il desiderio di fare di tutto per i propri affetti. Soprattutto in un mondo dove la «gente comune» è costretta a sborsare sempre più soldi, per usufruire di alcuni servizi.

2. Bestia nera (Bête Noire)
Durante la visione, Bestia nera (Bête Noire), a primo impatto, sembra abbandonare la componente fantascientifica per abbracciare quella horror. Eppure, le cose stanno diversamente: sebbene, in un primo momento, l'episodio possa ricordare, vagamente, le vibes di Demone 79 (episodio della sesta stagione), dietro a quello che sembra un mistero paranormale c'è una spiegazione scientifica. Certo, difficile da immaginare, ma che nulla ha a che vedere con demoni o simili.
L'episodio – che tiene incollati allo schermo, col fiato sospeso – ci mostra come il mondo lavorativo perfetto di Maria (Siena Kelly), ricercatrice per un'azienda dolciaria, venga totalmente stravolto quando Verity (Rosy McEwen), ex compagna di scuola, viene assunta come assistente nel suo stesso posto di lavoro. Fin dal primo momento è evidente che il passato tra le due sia stato piuttosto burrascoso, ma ben presto le cose prendono una piega inaspettata.
Maria si trova protagonista di un incubo dove, improvvisamente, anche se le sue certezze più grandi sembrano crollare. La realtà le appare, improvvisamente, distorta: viene accusata di aver fatto cose che è sicura di non aver mai fatto (e noi spettatori siamo d'accordo). Eppure, ogni spiegazione sembra andare oltre il razionale. E la colpa sembra essere proprio di Verity: la ex compagna di classe stramba che nasconde qualcosa di diabolico. Niente paura, però: eventi paranormali o demoniaci non c'entrano nulla. Ma lasciamo che siate voi a scoprirne di più.

3. Hotel Reverie
Hotel Reverie è, senza dubbio, l'episodio più nostalgico della serie. E non solo per le clip in bianco e nero. Anche in questa puntata, come in Common People, i protagonisti sembrano essere più i sentimenti che la tecnologia. Hotel Reverie, dopotutto, è una storia d'amore quasi struggente, che unisce due mondi diversi.
Uno studio di produzione vuole proporre un remake della pellicola Hotel Reverie – da cui prende il nome l'episodio – ma modificando il cast. Soprattutto, facendo impersonare a Brandy, una donna afrodiscendente (Issa Rae), il ruolo dell'originale protagonista uomo. Diversamente da quanto ci si possa aspettare, il remake viene prodotto in maniera non tradizionale. Un avatar di Brandy viene catapultato all'interno della pellicola, con gli attori dell'epoca ricreati con l'intelligenza artificiale, tra cui la bella ed elegante Dorothy (Emma Corrin). Come in una sorta di simulazione dove però le cose non vanno «come da copione». Ma è proprio questo il bello dell'episodio.
Hotel Reverie non è solo una storia d'amore. Racconta anche quello che accade quando i personaggi sullo schermo acquisiscono così tanta importanza per lo spettatore da diventare reali. Dando inizio alla magia.

4. Come un giocatore (Plaything)
Per molti, Plaything è stato l'episodio più noioso della settima stagione di Black Mirror. Non siamo d'accordo. O, almeno, non del tutto. Certo, se guardata in fila, dopo Common People, Bête Noire e Hotel Reverie, la quarta puntata di questa stagione lascia meno a bocca aperta. Oltre a far perdere allo spettatore quel coinvolgimento emotivo che caratterizza gran parte degli episodi precedenti.
Plaything, però, lo abbiamo detto, non è del tutto «da buttare». A salvare la puntata ci sono sicuramente Peter Capaldi e Lewis Gribben nei panni di Cameron Walker – protagonista della puntata – da anziano e da giovane. L'uomo è accusato di essere il responsabile di un omicidio avvenuto diversi anni prima. Durante un lungo interrogatorio, racconta il suo passato e, soprattutto, la sua passione per Thronglets. Un gioco di simulazione della vita, dove i protagonisti sono delle piccole creature digitali, con cui Cameron Walker instaura un legame che gli cambierà l'esistenza.
Nel corso dell'episodio, rivediamo anche Colin Ritman (Will Poulter), volto noto nell'episodio interattivo Bandersnatch, apparso su Netflix a fine 2018. Il vero punto di forza della puntata, però, sta probabilmente nel finale, di cui preferiamo non spoilerarvi troppo. E in un simpatico easter egg dei creatori della serie tv, nei titoli di coda.

5. Eulogy
Preparate i fazzoletti. Eulogy è l'episodio più commovente di questa settima stagione. Un vero e proprio viaggio nei ricordi che, alla fine, fa scendere qualche lacrima. Il protagonista di questa storia è Philip (Paul Giamatti), un anziano che viene contatto dalla compagnia Eulogy, dopo la morte della sua ex fidanzata Carol. La relazione tra i due era finita molto tempo prima e non in maniera positiva. L'agenzia, però, chiede a Philip di esplorare tra i suoi ricordi, così da contribuire a regalare a Carol un funerale «immersivo».
Philip, però, non reagisce di buon grado alle richieste della sua guida (Patsy Ferran) e fatica a rivivere i ricordi vissuti con la ex fidanzata, di cui non ricorda nemmeno più il volto. Gli stessi ricordi fisici che gli rimangono, come le fotografie della loro relazione, sono stati deturpati da lui stesso, nel tentativo di dimenticare la donna.
Ricordo dopo ricordo, però, Philip riesce a ricostruire, non senza dolore, quello che accadde tra lui e Carol. Ma oltre a rivivere il passato, si trova a fare i conti con qualcosa di inaspettato. Eulogy, diversamente a The Entire History of You – uno degli episodi più amati della serie, risalente alla prima stagione – non ci vuole mostrare solo il lato pericoloso dei ricordi. Piuttosto, preferisce svelarci quello più malinconico. E con un finale dolce amaro, questo episodio ci ricorda che dietro a ogni storia, c'è sempre qualcosa di più. Ma non sempre ce ne rendiamo conto, perché siamo concentrati sulle cose sbagliate.

6. USS Callister: Infinity
Con l'ultimo episodio della settima stagione, Black Mirror propone, per la prima volta, un sequel. USS Callister: Infinity, infatti, comincia da dove ci eravamo lasciati con USS Callister della quarta stagione, uscita nel 2017 e definita «la parodia distopica di Star Trek». Otto anni dopo, lo spettatore torna a seguire le avvenute di Nanette Cole (Cristin Milioti) e del suo equipaggio, intrappolati nel videogioco Infinity.
Più che un episodio di una serie, USS Callister: Infinity assomiglia a un vero e proprio film. Complice, anche, la sua durata (eccessiva) di un'ora e mezza. Il gruppo guidato da Nanette si reinventa come gruppo pirata spaziale per sopravvivere nel gioco. Tra continui colpi di scena, di sicuro, il primo sequel di Black Mirror intrattiene. Ma forse, come primo esperimento di questo tipo, non convince del tutto.
Di sicuro, chi ha apprezzato l'episodio del 2017 sarà rimasto soddisfatto. Vero è, però, che rispetto alle altre puntate, quest'ultima non sembra raccontare nulla di nuovo. Manca, insomma, l'effetto sorpresa. Quello che Black Mirror, puntata più e puntata meno, continua a regalare, dal 2011, ai suoi spettatori.
