Carlo Conti o Nek per il dopo Amadeus
Amadeus dirà sì o no al suo sesto Sanremo? Pubblicamente ha detto giù più volte di no, nella realtà la RAI sta ancora provando a convincerlo, mentre in tutta Italia si è scatenato il toto conduttore del Festival 2025, che ha un grande favorito, Carlo Conti, tanti autocandidati ed alcuni interessanti outsider. Facciamo quindi il punto della situazione in attesa della scelta di Amadeus.
Amadeus
Il punto di partenza sono gli ascolti televisivi dell’ultima edizione, quella vinta da Angelina Mango. Il 65,4% di share medio, sia pure con il doping della lunghezza mostruosa delle serate, è un risultato enorme e per trovarne uno migliore bisogna risalire agli anni Ottanta, con il 66,1% del 1989, con i quattro presentatori più improvvisati della storia (Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi), ed il record di Pippo Baudo nel 1987, con il 68,7%. Altri tempi televisivi e tecnologici, visto che gli spettatori medi erano quasi 16 milioni ed oggi sono 11 milioni e mezzo. Inutile sparare altre cifre: è chiaro a tutti, Amadeus in testa, che chi condurrà nel 2025 potrà soltanto fare peggio ed essere sommerso dalle critiche. Per questo Amadeus si è smarcato da sé stesso, dalle pressioni della RAI e anche da Lucio Presta, il più potente manager italiano dello spettacolo: con questa formula, ma anche con altre, impossibile fare di più in termini di ascolti, a meno di non far tornare sul palco Mina (lui ci ha provato seriamente) o di creare casi mediatici sempre pericolosi. L’idea dell’Amadeus direttore artistico è quella di un Festival più snello, sempre con l’occhio allo streaming e non alla nostalgia, con 20 concorrenti invece di 30 e la riduzione al minimo dei siparietti e degli ospiti, a meno che non siano musicali. In sintesi: accettiamo di fare meno ascolti, concentriamoci sulla musica. Difficile però che la RAI rinunci ad un gigantismo che porta pubblicità e immagine, ma chi conosce Amadeus sostiene che un vero no lui non l’abbia ancora detto, se non parlando con i giornalisti.
Mediaset
Dal no di Amadeus, e una risposta definitiva deve arrivare ben prima dell’estate, discendono tutti gli altri discorsi. Primo fra tutti quello del contratto fra la RAI ed il Comune di Sanremo, che scade proprio nel 2025. In altre parole dall’edizione 2026 il Festival, che dalla prima edizione soltanto radiofonica del 1951 è sempre stato trasmesso dalla RAI, in certi anni (tutti i Settanta) di malavoglia, tornerà sul mercato televisivo diventando l’oggetto del desiderio di chi fa tivù generalista: non soltanto la scontata Mediaset, con Pier Silvio Berlusconi che non ha mai nascosto questa poco pazza idea, o La7 che con Urbano Cairo massimizzerebbe le entrate pubblicitarie del Festival, ma anche Discovery (quindi Nove) ed addirittura Sky, che alla manifestazione principale in chiaro su TV8 affiancherebbe mille trasmissioni su canali dedicati. Non è una questione di soldi, perché la RAI al Comune di Sanremo per l’utilizzo del marchio paga 5 milioni a edizione, senza contare tutti i vantaggi per l’indotto creato (nel 2024 lo si è stimato in 50 milioni di euro), a cui aggiungere circa 15 milioni di costi di produzione e organizzativi. Cifre che scompaiono di fronte ai 60,2 milioni di raccolta pubblicitaria dell’edizione 2024 ed alla concorrenza schiantata per una settimana. L’eventuale cambio di emittente per Sanremo sarà quindi in ogni caso una scelta politica: Giorgia Meloni è arrivata a chiedere a Sinner se sarebbe andato ospite al Festival, il resto è in proporzione. Non è fantatelevisione, ma nell’ordine delle cose, che Amadeus torni da re in quella Mediaset dove si è formato fra Deejay Television e Festivalbar. Poi farlo con Sanremo sarebbe per lui (e per Mediaset) la perfezione.
Conti
Occupandoci più concretamente dell’edizione 2025 e del probabile no di Amadeus sia alla conduzione sia alla direzione artistica, bisogna dire che nella RAI ci sono due partiti e nessuno di questi vede sul palco dell’Ariston uno dei tanti conduttori autocandidati o con nomi fatti girare da media e dirigenti amici: da Alessandro Cattelan ad Antonella Clerici, da Milly Carlucci a Stefano De Martino, e giù fino a Flavio Insinna ed altri, nessuno dei presentatori della casa ha la statura per reggere questa pressione. Nessuno tranne Carlo Conti, che il Festival l’ha già condotto tre volte, nel 2015, 2016 e 2017, con buonissimi risultati e dimostrando anche di essere un bravo direttore artistico, carica che agli altri nomi citati nemmeno verrebbe proposta. Certo Conti farebbe un Festival un po’ diverso da Amadeus, con meno trapper e più volti noti al pubblico di RAI 1, ma sarebbe l’unico uomo RAI credibile per discografici e pubblicitari. Il suo ritorno si gioca alla Snai a 2,75, in altre parole i bookmaker gli assegnano il 36% di possibilità. Il resto è fantamercato, a partire dai pesi massimi di Mediaset, da Maria De Filippi a Gerry Scotti: tutti alla finestra per il 2026 per la svolta che (non) ci sarà. Strana la posizione di Lorella Cuccarini: avrebbe tutto per condurre il Festival, per storia personale e bravura, ma non è vista come un personaggio RAI nonostante alla RAI sia esplosa e abbia fatto tante cose nel corso degli anni. Nome, quello della Cuccarini, comunque da asteriscare come outsider, con un direttore artistico da definire.
Cantanti
Dicevamo dei due partiti RAI. Il primo definibile come Amadeus-Conti, quello del presentatore-direttore artistico uomo solo al comando, il Baudo 2.0 con le spalle abbastanza larghe per gestire un calo di ascolti. Il secondo quello dei cantanti con qualche velleità di conduzione. Una strada già percorsa con buoni risultati da Gianni Morandi (2011-12) e Claudio Baglioni (2018-19). Adesso si potrebbe replicare, con un elenco potenzialmente infinito a cui attingere perché nessuno potrebbe dire qualcosa, esempio, a Ramazzotti e alla Pausini se si mettessero a presentare i colleghi. Ma dei cantanti-presentatori (vengono in mente anche Ruggeri e Giorgia) solo uno è veramente capace e questo uno è Nek: in gara con Renga nel 2024, ma soprattutto da diversi anni presentatore RAI di manifestazioni musicali, dai Music Awards ad altre. Nel girone dei cantanti il favorito è lui. Si fanno tanti nomi, ma quelli con qualche possibilità sono davvero pochi. Perché un fallimento a Sanremo non è nemmeno concepibile.