Il ricordo

«Chi ha ucciso Laura Palmer?»: il fenomeno Twin Peaks, in Italia e in Ticino

La morte di David Lynch ci costringe a un tuffo nel passato: era il 9 gennaio del 1991 quando Mike Bongiorno, su Canale 5, presentò «questa nuova serie televisiva che tutti dicono addirittura superiore a Dallas»
Red. Online
17.01.2025 12:00

All'epoca, come partivano le note di Angelo Badalamenti – l'autore della sigla – i bambini venivano spediti a letto. Logico: Twin Peaks era un «telefilm» (come si usava dire ancora negli anni Novanta in Italia e in Ticino) a tratti inquietante. E, di riflesso, pauroso. Allargando il campo, era qualcosa di mai visto alle nostre latitudini. Mai. Non a caso, nel gennaio del 1991 Canale 5, che si era assicurata i diritti di trasmissione della serie a fronte di un investimento massiccio, scelse nientepopodimeno che Mike Bongiorno per annunciare l'arrivo di, citiamo, «qualcosa di completamente nuovo». Una scelta, come sottolinea fra gli altri il Post, voluta per rassicurare il pubblico, abituato com'era a prodotti come Dynasty e Dallas.

Quando si parla di televisione, della nostra televisione, in effetti c'è un prima e un dopo Twin Peaks. Dietro a questa serie così spaventosa e al contempo così iconica c'era lui, David Lynch, il regista visionario morto ieri, giovedì, all'età di 78 anni a causa di un enfisema polmonare. Talmente visionario che, con questo «telefilm», ideato assieme a Mark Frost, era in anticipo di almeno vent'anni. Il segreto del successo, tanto di pubblica quanto di critica? Aver unito, scrive ancora il Post, «le dinamiche tipiche di una soap opera ad atmosfere noir, elementi inquietanti e sprazzi di paranormale». Un'unione, questa, che ha cambiato il concetto di serialità televisiva.

Su YouTube, da anni oramai, gira un video in cui il citato Badalamenti spiega come ha saputo, grazie alla presenza di Lynch, tradurre in musica l'atmosfera immaginata dal regista. «Angelo, siamo in bosco oscuro in questo momento — gli aveva spiegato il regista e ideatore della serie —. Un leggero vento sta soffiando tra gli alberi di sicomoro, c’è la luna piena e si sentono rumori di animali. Riesci anche a sentire un gufo nell’oscurità. Portami all’interno di queste meravigliose tenebre». Ecco, quelle tenebre hanno avvolto, dalla prima all'ultima puntata, il racconto di Lynch e Frost. 

Un racconto che ha saputo dipingere, anche con una buona dose di sarcasmo, la provincia americana. E, appunto, le tenebre che la popolano. La serie, per chi non l'avesse mai vista, segue le vicende di Dale Cooper, un agente dell'FBI che viene inviato in una piccola cittadina nel nord-ovest degli Stati Uniti per indagare sull'omicidio di Laura Palmer, una giovane del posto. L'ambientazione di Twin Peaks, con le sue due montagne gemelle, è caratterizzata da personaggi eccentrici e misteriosi, come un uomo che parla al contrario e una donna che tratta un tronco come se fosse un animale domestico, un gatto per la precisione. Man mano che la storia si sviluppa, Cooper si imbatte in trame oscure e inquietanti, spinto anche da visioni notturne, fino a scoprire una forza malvagia che sembra essere la radice della violenza che sconvolge l'intera comunità. «Tranquillità e angoscia, il familiare che diventa perturbante» ricorda, al riguardo, il Corriere della Sera. «Tutti elementi diventati i cardini del lavoro di Lynch, ma che mai erano stati fino a quel momento, il 1990, inclusi nella narrazione televisiva. Fu un successo, clamoroso, senza precedenti».

Vero, verissimo. In due sole stagioni, Twin Peaks si guadagnò lo status di prodotto cult. Dando ispirazione, inevitabilmente, a moltissime altre serie. Ancora il Corsera: «Il mondo aveva imparato a conoscere anche questa America, oscura, di provincia, compressa nel formato 4:3, quello dei vecchi televisori. Un’America spaventosamente più vicina, con il terrore nascosto nella placida vita di una cittadina come un’altra. Twin Peaks è stato questo, un salto nello spazio e nel tempo, reso possibile da un gigante come Lynch che, immune a stereotipi ed etichette, decise di lavorare per la televisione, cambiandola, quando nessun autore di cinema osava farlo. Anticipando di almeno vent’anni quello che poi sarebbe stato». La frase «Chi ha ucciso Laura Palmer?», a sua volta, diventò un vero e proprio tormentone, al pari della passione di Dale Cooper per il caffè e la torta di ciliegie del diner che era solito bazzicare.

Dopo le prime due stagioni, nel maggio del 1992 Lynch riprese in mano la storia di Twin Peaks tirandone fuori un prequel, Fuoco cammina con me, film che partecipò al Festival di Cannes. Una pellicola rivalutata anni e anni dopo. Nel 2017, invece, uscì una terza stagione di Twin Peaks, ideata per chiudere alcune delle storie aperte negli anni Novanta ma anche per aprirne di altre. Sempre, in ogni caso, con le capacità di Lynch a fare da trait d'union.

In questo articolo: