L'anniversario

Drive In senza Silvio Berlusconi

La storica trasmissione ha appena compiuto quarant'anni: ma quanto rappresentava, davvero, l'uomo al quale è sempre stata associata?
Stefano Olivari
12.10.2023 12:00

Drive In ha appena compiuto quarant’anni ed è il suo primo compleanno senza Silvio Berlusconi. Cioè l’uomo al quale la trasmissione di Italia 1 è sempre stata associata in quanto sintesi della sua ideologia, della sua Italia e in generale dello spirito anni Ottanta che Berlusconi ha rappresentato come pochi altri. Ma è davvero così? E come si può raccontare a un Under 50 che cosa è stato Drive In per milioni di persone?

Varietà

La trasmissione ideata e scritta da Antonio Ricci è andata in onda dal 4 ottobre 1983 al 17 aprile 1988 su Italia 1, il primo anno il martedì e poi quasi sempre la domenica sera. Era ambientata in un immaginario drive in (si era in pieno culto degli anni Cinquanta, fra Happy Days e tutto il resto), di proprietà di Gianfranco D’Angelo e gestito da Ezio Greggio, popolato da personaggi di tutti i tipi che in pochi minuti sparavano il loro sketch, da ragazze semisvestite e da un pubblico che rideva a ogni battuta. Poca cosa, detta così, e infatti come ha più volte spiegato lo stesso Ricci l’idea a Berlusconi non era mai piaciuta: lui voleva che il futuro autore di Striscia la Notizia inventasse un varietà classico, con il presentatore, il Baudo o il Mike Bongiorno della situazione, in smoking, gli ospiti, il balletto, eccetera. Ma Ricci andò oltre, prendendo in giro proprio tutto questo modo di fare spettacolo. L’idea passò perché i comici coinvolti erano all’epoca di secondo piano e quindi i costi bassi, ma poi i risultati di ascolto e il grande favore della critica, cosa mai più accaduta per un programma comico, permisero a Drive In di diventare un caposaldo della cultura pop del decennio.

Fast Food e Bomber

L’unica parte del programma che non dispiaceva a Berlusconi, 47 anni e da poco legatosi a Veronica Lario, era quella con l’apparizione in scena delle ragazze. A partire da quelle già in qualche modo famose: Carmen Russo, Lory De Santo, Tinì Cansino (chi fra gli Over 50 non ricorda la sua inesistente parentela con Rita Hayworth?), Ambra Orfei, Nadia Cassini… Ma a colpire il pubblico furono soprattutto quelle senza un nome noto: le ragazze Fast Food, pseudocameriere con misure da maggiorate anni Cinquanta, le Bomber, addette alla security che si presentavano in maniera più grintosa e fetish, e le più giovani Monelle, del genere acqua e sapone. Qualche battuta e qualche stacchetto per niente volgare, tutto qui. Comunque presenze inimmaginabili nella televisione di oggi, ma che anche in quella di allora generarono seriosi dibattiti, lontani anni luce dalla testa del Berlusconi politico e quindi figurarsi da quella del Berlusconi prima della discesa in campo con l’invenzione di Forza Italia.

Berlusconi 2

Interessante era anche il pubblico, tutti liceali milanesi vestiti da paninari o giù di lì: l’apoteosi delle felpe Best Company, delle cinture di El Charro, delle pezze di Naj Oleari, di spalline imbottite, di fiocchi, eccetera. E tutti ridevano in maniera esagerata, trascinante per quanto era finta. Un gruppo di ragazzi che coincideva per età e ideologia con Pier Silvio Berlusconi, classe 1969, che non a caso fece a Drive In una memorabile apparizione, uno dei pochi frammenti di Drive In che si riesce a trovare su YouTube: quasi commovente Pier Silvio quando recita una telefonata (da un telefono pubblico! Ma si era a metà anni Ottanta…) al padre e poi difende le Bomber dall’assalto di due (finti, si scoprirà) malintenzionati, al grido di «Berlusconi 2, la vendetta». Tutto al massimo dell’ironia nei confronti dello stesso mezzo televisivo («Non avrò la diretta, ma ho il diretto!», all’epoca infatti solo la RAI in Italia poteva trasmettere programmi in diretta), atteggiamento ben lontano da quello del Pier Silvio Berlusconi odierno, il buon amministratore che a parole dice di voler eleminare il trash dalle reti Mediaset.

Parodie

Quella di Drive In era una comicità nuova, per l’epoca: non più l’attore che racconta barzellette, ma brevi sketch che prendono in giro tic contemporanei, con la parodie e i tormentoni a dominare la scena. Da Greggio (il venditore dei quadri del maestro Teomondo Scrofalo) a D’Angelo (Marina Dante delle Povere, parodia della Lante della Rovere, Pippo Baudo e Katia Ricciarelli, Raffaella Carrà, Sandra Milo e tanti altri, senza dimenticare il signor Armando e il suo cocker Has Fidanken), da Giorgio Faletti (la guardia giurata Vito Catozzo, che non accettava il figlio gay, anche questo sketch oggi impossibile) al paninaro di Enzo Braschi, dal camionista Francesco Salvi al bocconiano Sergio Vastano, da Carlo Pistarino a Zuzzurro e Gaspare ai Trettré. Un elenco completo sarebbe troppo lungo e anche inutile perché ogni epoca ha i suoi riferimenti: il Gervasetto di D’Angelo oggi magari sarebbe un giornalista che cita OnlyFans ogni due parole per essere indicizzato meglio su Google.

Debord

Più importante il senso dell’operazione Drive In: prendere in giro l’attualità e non prendersi troppo sul serio, buttando addosso ai telespettatori tutta la vitalità e l’ottimismo di quegli anni. Paradossalmente quindi Drive In è sia gli anni Ottanta sia la loro critica e superamento, un gioco sottile che molti capivano e molti altri no, fermi al primo livello delle ragazze svestite. Le risate finte erano la critica alla finzione di tutta la televisione, le ragazze proprio la denuncia dell’uso del corpo femminile in televisione e negli stessi giornali, i tormentoni erano la sottolineatura di vite vuote e basate su luoghi comuni. Drive In non era quindi soltanto un programma comico, ma si basava proprio su questo equilibrio sottile, unendo il grande pubblico agli intellettuali pronti alla citazione situazionista, in questo caso azzeccata, di Debord.

Tabù

Mediaset protegge bene i suoi contenuti, in rete di Drive In si trova poco ma comunque ci sono i DVD che possono spiegare molto bene la trasmissione. Agli occhi di un ragazzo di oggi tutto può risultare incomprensibile, visti i tanti riferimenti all’attualità, e quindi in un certo senso Drive In è invecchiato peggio dei varietà per vecchi che derideva. Impossibile fotografare quello spirito in libri, che pure sono stati fatti, o in film: di culto Italian Fast Food con molti protagonisti come Braschi, i Trettré, Vastano, Pistarino, ma non era sulla trasmissione e comunque non si può dire che sia un grande lascito. Quanto alla televisione, nel 2023 un Drive In, ovviamente con citazioni dell’attualità del 2023, non sarebbe pensabile in generale e meno che mai sulle reti Mediaset governate adesso a pieno titolo da Pier Silvio Berlusconi. Ci sono troppi tabù e troppe cose su cui non si può scherzare, ma soprattutto non c’è più il fuoco che ardeva negli anni Ottanta. Berlusconi non c’è più.