L'analisi

Il vero vincitore di Sanremo 2025? Gerry Scotti

In una prima serata dai ritmi serratissimi, l'anarchia e la nonchalance del volto Mediaset hanno fatto (per fortuna) la differenza
© AP/ETTORE FERRARI
Marcello Pelizzari
12.02.2025 09:15

Non era facile, dopo cinque edizioni targate Amadeus. Tant'è che, di fronte all'impresa di far esibire 29 cantanti, Carlo Conti ha puntato sui ritmi serrati. Un po' come il maestro Mario Canello di fantozziana memoria, che insisteva per anticipare il passaggio al nuovo anno. «Ritmo, ritmo» appunto. Sui social, circolano già non pochi meme dedicati alla marcia del conduttore e direttore artistico toscano. Uno, in particolare, ha catturato la nostra attenzione: Amadeus con il volto stupito perché, dopo dieci minuti, si erano già esibiti due artisti. Con lui, già, non sarebbe mai accaduto.  

Al di là del meglio prima e peggio oggi, degli indici d'ascolto e della qualità dei singoli in gara, a Conti – qui e ora – va riconosciuto un merito: aver affidato la co-conduzione della prima serata ad Antonella Clerici e, soprattutto, a Gerry Scotti. Un merito, invero, presto trasformatosi in condanna. Perché lo zio Gerry, nei pochi, finanche pochissimi attimi concessi dalla scaletta, ha rubato la scena allo stesso Conti. Prendendosi, lui che al di là dell'esperienza accumulata in anni e anni di televisione era all'esordio all'Ariston, l'intero Festival. C'è chi, allarmato dall'anonimato nel quale a un certo punto è sprofondato proprio Conti, diciamo pure nell'imbarazzo, ha proposto un esonero shock del conduttore principale e un Gerry Scotti traghettatore fino a sabato sera compreso.

Sicuro, ironico, pure autoironico, sensibile, istrionico, Scotti ha mostrato una nonchalance invidiabile. Proprio in virtù dell'eredità, pesante, lasciata da Amadeus e della pressione della prima serata (o, nel suo caso, della prima volta). Ha riso, scherzato con gli artisti, fatto battute, offerto trofie al pesto in un momento di trash che avrebbe steso qualsiasi trasmissione ma che lui, con forza, ha trasformato in un instant classic. È stato, ancora, dissacrante. Di più, rispetto alla liturgia sanremese e, in parte, alla scaletta tiratissima di Carlo Conti, Gerry Scotti è stato un piccolo, grande anarchico. Come lo fu, ha sottolineato fra gli altri Fanpage, Raimondo Vianello nel 1998. Paragone, questo, certamente azzardato. Anche se, in fondo, una ventata di Mediaset nell'universo monolitico Rai, a maggior ragione in questi tempi meloniani, può solo far bene. 

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