Perché Netflix, ora, ha deciso di puntare sul wrestling?

Chissà, forse un domani – guardando indietro – diremo che il 2024 è stato l'anno dello sport in diretta. Meglio: dello sport, in diretta, via streaming e delle acquisizioni in tal senso. Quantomeno negli Stati Uniti. Peacock, una delle tante, anzi tantissime piattaforme a disposizione oltreoceano, poche settimane fa ha registrato un picco di ascolti mai visto in occasione della partita di NFL fra Miami e Kansas City. Ne avevamo parlato qui. Netflix, in questi giorni, ha invece ufficializzato di aver messo le mani sui diritti di Raw, il gioiello della corona della World Wrestling Entertainment, a partire dal 2025. La cifra dell'affare? Cinque miliardi di dollari per dieci anni, secondo alcune indiscrezioni. Per l'esclusiva assoluta.
La programmazione in diretta, quasi sempre di partite o altri eventi sportivi, è il motivo per cui molti clienti, in Europa come in America, pagano abbonamenti «classici» o per così dire tradizionali. Pensiamo a Blue TV in Svizzera, ad esempio. C'è chi, ancora, paga (anche) pacchetti di intrattenimento o altro. Ma è un pubblico in netto declino. Le principali leghe sportive al mondo sono, a oggi, ancora piuttosto riluttanti a cedere i diritti ai servizi di streaming: la televisione, infatti, agli occhi di molti dirigenti offre ancora la possibilità di raggiungere un numero maggiore di persone. Non solo, il timore – rivelatosi fondato con DAZN in Italia – è che la rete non regga determinate dirette.
In realtà, le piattaforme hanno fatto passi da gigante. Tanto sul piano tecnico quanto su quello della qualità dell'offerta. E l'audience, in diretta, è paragonabile a quella della televisione tradizionale. Il cosiddetto Thursday Night Football, il branding utilizzato per le partite della NFL in programma il giovedì, durante l'ultima stagione del football americano ha «prodotto» quasi 12 milioni di spettatori a settimana. Spettatori che, senza battere ciglio, hanno guardato le partite su Amazon. Rispetto all'audience di altre partite, è vero, siamo ancora indietro. Ma la crescita è stata del 24% da una stagione all'altra.
La partita fra Miami e Kansas City, valida per i playoff, è stato l'evento live più trasmesso in streaming nella storia degli Stati Uniti, almeno questo ha detto Comcast. Ha totalizzato 23 milioni di spettatori, su una piattaforma considerata minore, la quinta del Paese per numero di iscritti. Figuriamoci che numeri avrebbe fatto su Netflix o, ancora, YouTube. La NFL, per il momento, ragiona sui prossimi passi. La massima lega di football nordamericana ha accordi in essere, a lungo termine, con le principali reti televisive. Proprio nell'ottica di raggiungere più persone possibili: basti pensare al Super Bowl, 113 milioni di spettatori di media nel 2023 (dati Nielsen). Ma lo streaming, di prepotenza, è entrato dalla porta principale nella negoziazione di nuovi accordi. Anche ESPN, la più grande emittente televisiva sportiva al mondo, sta progettando una propria piattaforma per trasmettere live, in streaming, gli eventi di cui detiene i diritti.
Nel frattempo, dicevamo, Netflix ha compiuto un primo, significativo passo nel settore. Aggiudicandosi, è vero, un evento tutto fuorché sportivo. Ma a contare è l'aspetto live di Raw. Il wrestling va in onda tutto l'anno, è amato in tutto il mondo e costa poco rispetto ad altre offerte: il massimo, per Netflix. In più, il fatto che la WWE costruisca, a tavolino, personaggi e storie permetterà a Netflix di controllare il prodotto. Sarebbe stato impossibile con il calcio o la pallacanestro o, di nuovo, il football. Netflix, è vero, anche dopo l'acquisizione dei diritti del wrestling ha affermato di non voler entrare nel caos calmo delle dirette sportive. Intanto, però, l'azienda è passata da 0 a 100 con una singola mossa. E potrebbe non fermarsi qui, nel tentativo di recuperare terreno rispetto ad Amazon – che sborsa 1,2 miliardi di dollari all'anno dal 2022 per il Thursday Night Football – e Apple, che ha stretto un accordo da 250 milioni all’anno con la MLS calcistica e un accordo da 85 milioni all’anno con la MLB, il campionato di baseball, per la trasmissione di partite esclusive.