Televisione

Sua maestà Roger Federer e gli altri, ecco i migliori spot del Super Bowl

Anche quest'anno il rito laico del football americano è stato accompagnato dalle pubblicità fra una giocata e l'altra – Il prezzo per uno spot da 30 secondi? Quasi 8 milioni di dollari
© Screenshot: On Super Bowl Commercial
Marcello Pelizzari
10.02.2025 08:00

E allora, come è andata? No, non stiamo parlando della partita: il Super Bowl è andato ai Philadelphia Eagles e tanti saluti alla tripletta dei Kansas City Chiefs. Parliamo degli spot pubblicitari che a peso d'oro, oltre 7 milioni di dollari per 30 secondi di gloria se non (quasi) 8 secondo le stime, vengono trasmessi durante le tante, tantissime pause. Ecco, è andata bene, nella misura in cui anche quest'anno abbiamo incrociato alcuni veri e propri capolavori. Certo, in misura minore se pensiamo al passato. D'altro canto, la pubblicità è reduce da un anno tutto fuorché felice negli Stati Uniti. E così, in tempi di crisi le diverse agenzie creative e le aziende per cui hanno lavorato si sono affidate alle celebrità. Nella speranza di sortire l'effetto sperato. Sia quel che sia, proviamo a mettere assieme qualche pubblicità particolarmente riuscita.

L'intelligenza artificiale e ChatGPT

È la parola dell'anno, anzi di questi anni, diciamo pure del decennio. Che poi, in realtà, sono due parole: intelligenza artificiale, già. E chi, se non ChatGPT, poteva illustrare al meglio l'inizio di questa nuova era? Voilà.

Matt Damon e David Beckham

Dunque, i genitori di David Beckham (sì, quel David Beckham) rivelano al figlio che ha un fratello gemello. L'altro David, si chiama proprio così, vive negli Stati Uniti. L'ex stella del calcio internazionale, a quel punto, decide di andare a trovarlo per conoscerlo. Scopre che è un mezzo buzzurro, diciamo lo stereotipo dell'americano medio. Quindi, la svolta: come lui, anche l'altro David beve Stella Artois. «Ho gusto, io» dice un fenomenale Matt Damon al fratello britannico.

La Nike in bianco e nero (e al femminile)

Sha'Carri Richardson, Caitlin Clark e Trinity Rodman, i Led Zeppelin in sottofondo, il bianco e nero: per il grande ritorno di Nike al Super Bowl – il marchio sportivo non faceva pubblicità per l'occasione dal lontano 1998 – non potevano esserci protagoniste, storia e colonna sonora migliori. 

L'odio secondo Snoop Dogg e Tom Brady

Uno spot tremendamente attuale. E capace di far riflettere, oltreché di smuovere coscienze. Snoop Dogg e Tom Brady si scambiano insulti, pesanti, per una quindicina di secondi. Sputando fuori ragioni generiche e fondamentalmente stupide circa i motivi per cui si odiano a vicenda. Il fatto che a insultarsi siano un rapper e una leggenda del football americano, scrive il New York Times, potrebbe distogliere l'attenzione del messaggio. Che, però, arriva come un pugno nello stomaco: «Odio che le cose vadano così male al punto da doverci fare una pubblicità» dice Snoop. «Anche io» ribadisce Brady. Lo spot è della Fondazione per la lotta all'antisemitismo

Il football? Una cospirazione

D'accordo, con questo Uber Eats (appena sbarcato in Ticino) vince facile. A partire dal cast: Matthew McConaughey, Greta Gerwig, Charli XCX, Martha Stewart, Sean Evans e Kevin Bacon, con tanto di gioco di parole sul fatto che tutti amino la pancetta. La trama? McConaughey propone a Gerwig, apprezzata regista, un film incentrato sul football come cospirazione per indurre le persone a mangiare. Il resto, appunto, è storia della pubblicità.

Il finto orgasmo di Meg Ryan, di nuovo

Sì, avete ragione, anche questo vince facile, benché il New York Times abbia espresso più di una critica al riguardo. Comunque: ricordate la scena madre di Harry, ti presento Sally..., quella dell'orgasmo simulato? Ecco. Qui abbiamo la stessa location, gli stessi attori (Meg Ryan e Billy Crystal) e in parte i medesimi dialoghi, con tanto di «Quello che ha preso la signorina». La differenza, al di là degli anni che passano, è che qui parliamo di uno spot per una maionese (Hellmann's). Caustico, invece, Crystal nel commentare la performance di Meg Ryan: «Questa volta è vero».

Il lavoro di papà

Non preoccupatevi se qui, al di là della retorica tipicamente americana, vi scapperà una lacrimuccia: un papà si prepara a un colloquio di lavoro e, per farlo, chiede aiuto a Gemini, l'assistente di Google dotato di intelligenza artificiale. Finirà per parlare del lavoro che più gli ha trasmesso e da cui più ha imparato, quello di papà. Ve lo avevamo detto che avreste pianto...

Roger Federer e le On

Poteva mancare? No, non poteva mancare. Sua maestà Roger Federer in compagnia di Elmo per il marchio On, di cui l'ex tennista è azionista. Lo spot è un dibattito sulla grafia del logo sulle scarpe di Re Roger. Diciamo che in termini di originalità i creatori avrebbero potuto fare meglio – la trama, in sostanza, è Elmo che si bulla di Federer perché le lettere O e N, così come sono messe, gli sembrano una Q e una C – ma parliamo pur sempre di Federer che chiacchiera con un personaggio dei Muppet.

Antonio Boschderas

Allora, che Bosch abbia fatto le cose in grande è fuori discussione: da una parte Antonio Banderas, dall'altra un attore che interpreta la leggenda del wrestling Randy Savage, il Macho Man che ha fatto sognare generazioni di ragazzini scomparso nel 2011. Si può disquisire su quanto sia corretto abbinare Banderas a un personaggio, Macho Man, che non c'è più, ma l'attore e regista spagnolo è totalmente nella parte e sta al gioco come pochi altri nella storia degli spot. Devastante, soprattutto, quando apre il frigo e dice che si trasforma in Boschderas.

Riccioli d'oro, ma con Glen Powell

Questa, ammettiamo, è finita in classifica perché abbiamo un debole per Glen Powell, attore versatile e capace di ridere dei luoghi comuni spesso associati al mestiere. Nello spot di RAM, il divo di Hollywood reinterpreta a modo suo la fiaba Riccioli d'oro e i tre orsi inserendo elementi tipici d'azione (oltre ai pick-up). E quando i nipoti si lamentano perché non ci sono gli orsi, lui ribatte: «Questa è la mia storia». E comunque, alla fine, gli orsi entrano in scena.