The Watcher, la vera storia di un'ossessione

Chiunque, vedendo quella casa, avrebbe avuto la stessa reazione: che meraviglia. Impossibile resisterle, soprattutto se – da New York – sogni di trasferirti nella bambagia e nella tranquillità del New Jersey. Lontano dal traffico, dalla frenesia, dalle paure e dalle ansie tipiche di una metropoli. La nuova, inquietante miniserie targata Netflix, The Watcher, sembra un prodotto come tanti. Carico di cliché e stereotipi: la coppia sposata, con figli, che «a una certa» si trasferisce in periferia, in mezzo ai ricchi, per vivere meglio.
Senza spoilerare troppo, qualora non vi ci foste ancora chinati, vi anticipiamo che no, The Watcher non è la solita serie. Innanzitutto, perché è firmata – manco a dirlo – da Ryan Murphy. Tornato alla ribalta, dopo mille successi, con Dahmer. Poi, beh, perché il cast è importante: Naomi Watts da una parte, Bobby Cannavale dall’altra, una Mia Farrow d’altri tempi. Infine, e qui sta il bello, o meglio il brutto, perché stiamo parlando di una storia vera. Realmente accaduta.

Una storia vera
The Watcher, come si evince dal titolo, racconta di come la tranquillità e la felicità di questa famiglia, giorno dopo giorno, vengano turbate dalla presenza di una persona misteriosa, l’osservatore appunto, che li stalkerizza e li minaccia. Attraverso lettere anonime e azioni puntuali. Roba da mettere i brividi, già.
Questa storia, dicevamo, è realmente accaduta. È stata raccontata da Reeves Wiedeman per il New York Magazine. Nel 2014, leggiamo, Derek e Maria Broaddus – ovvero Bobby Cannavale e Naomi Watts nella serie – acquistarono la casa delle case presso il 657 Boulevard di Westfield, New Jersey. Le cose, tuttavia, iniziarono a precipitare presto, molto presto. Dopo pochi giorni, infatti, la coppia ricevette una prima lettera. Indirizzata al «nuovo proprietario» e firmata «The Watcher». L’osservatore.


La vicenda, portata sullo schermo da Murphy, sembra davvero prestare il fianco a stereotipi e cliché. Basti pensare alla polizia. Tanto nella serie quanto nella realtà, infatti, nessuno è riuscito a capire chi fosse questo misterioso osservatore. Le autorità di Westfield, a suo tempo, passarono il caso all’ufficio del procuratore della contea di Union. Venne prelevato un campione di DNA da una busta, l’intero quartiere si mise a disposizione per le indagini. Niente. «Era come cercare un ago in un pagliaio» spiegò a tal proposito Scott Kraus, che prese parte alle indagini per conto dell’ufficio del procuratore.
Nel 2019, la famiglia Broaddus decise di fare – finalmente – le valigie e di vendere l’immobile a un prezzo, va da sé, minore rispetto all’investimento iniziale. Si parla di 400 mila dollari in meno. Secondo il magazine locale NJ.com, a rilevare la casa sarebbe stata una coppia di nome Andrew e Allison Carr: entrambi, però, non hanno mai fatto dichiarazioni pubbliche sul caso. I Broaddus hanno scritto loro un messaggio: «Speriamo che in questa casa non troverete altro che la pace e la tranquillità che avete sempre sognato». Due condizioni che, evidentemente, a loro sono mancate. «La casa ti disprezza» aveva non a caso sentenziato l’uomo misterioso nell’ultima lettera. «E l’osservatore ha vinto».
I Broaddus, ora, vivono da tutt’altra parte e nel corso degli anni hanno rifiutato interviste o, ancora, richieste sulla vicenda: alla produzione di The Watcher, ha spiegato Wired, hanno chiesto di cambiare qualche dettaglio della loro famiglia per questioni di privacy. Derek, poi, ha fatto sapere che mai e poi mai guarderà la serie.
La mano di Murphy
Possibile, quindi, che non sia emerso nulla? Al punto che i Broaddus sono pure stati accusati di aver simulato tutto? La famiglia aveva pure assunto un investigatore privato e perfino ex agenti dell’FBI per indagare sulle lettere. Uno di questi agenti, Robert Lenehan, stabilì che l’osservatore verosimilmente era una persona anziana: a tradirlo sarebbero stati la scrittura degli indirizzi e i doppi spazi fra le frasi.
Le indagini fecero spuntare sospettati in ogni dove. Senza, come detto, arrivare a una soluzione. Furono interrogati, fra gli altri, i dipendenti del servizio postale. Vennero installate telecamere tanto alla posta quanto in biblioteca, dove avrebbero potuto essere scritte le missive.
Che cosa resta, dunque? Resta, tornando al prodotto televisivo, la mano sapiente di Murphy, che ha diretto il primo episodio, capace come pochi di dosare i colpi di scena e di creare un’ambientazione horror-drammatica. E resta, ahinoi, una terribile sensazione: chiunque potrebbe scriverci lettere del genere e, soprattutto, chiunque potrebbe spiarci nella nostra intimità.