Una vagonata di talento nel cast di «Snowpiercer»

Immaginate un mondo coperto di ghiaccio. Un ambiente talmente ostile da cancellare ogni forma di vita, dove i pochi esseri umani sopravvissuti sono costretti a vivere stipati in un lungo, lunghissimo treno che corre perpetuamente attorno al globo, perché fermarsi un secondo equivarrebbe a rimanere congelati per sempre. Aggiungete a tutto ciò, vista l’inevitabile penuria di risorse, una soffocante gerarchia che stabilisce a chi vanno i piatti raffinati e a chi gli avanzi, chi vive nei caldi ed eleganti vagoni di testa e chi in quelli freddi e bui di coda. Un mondo simile è quello in cui vivono i protagonisti di Snowpiercer, la cui seconda stagione sta venendo pubblicata da Netflix al ritmo di una puntata a settimana.
Una fredda distopia
Snowpiercer, che possiamo approssimativamente tradurre come «Perforaneve» è il nome del treno, il vero protagonista della storia. Un nome che il convoglio si è guadagnato sul campo, superando instancabilmente valli e montagne innevate a causa di una nuova era glaciale. Ciò che più colpisce di questa produzione per il piccolo schermo non è però l’ambientazione claustrofobica della pur lunga serie di vagoni (scenario decisamente inusuale nel genere distopico), ma piuttosto la maestria con la quale essa è in grado di toccare tematiche sociali complesse senza che il lato più «d’azione» ne risenta troppo. Una qualità mantenuta e migliorata nella seconda stagione, dove notiamo un drastico calo dei flashback che, benché importanti per la comprensione di alcune dinamiche da parte degli spettatori, rendevano a volte zoppicante il ritmo della narrazione.

Ed è anche grazie ad un cast di grande qualità che il pubblico non può fare a meno di sentirsi partecipe della lotta di potere in corso sul treno. Un combattimento che vede prima, seconda e terza classe fronteggiare i sempre più scontenti abitanti della «coda» del treno, coloro che si trovano sempre a dover eseguire i lavori più umilianti e pericolosi, ripagati con poche briciole cadute dai piatti dei più abbienti e costretti a vivere ammassati, al buio e al freddo.

Particolarmente acclamate sono state le attrici Jennifer Connelly (premio Oscar come Miglior attrice non protagonista per A Beautiful Mind) e Alison Wright, entrambe nominate con Snowpiercer per i 1st Critics’ Choice Super Awards nella categoria «Miglior attrice in una serie tv d’azione», senza dimenticare il protagonista Daveed Diggs, che a questi Awards ha trionfato nella categoria maschile. I tre sono solo la punta di diamante di un casting effettuato, a parer nostro, alla perfezione.

Qualità in crescendo
Proprio come una locomotiva che lascia la stazione, Snowpiercer non è partita subito a tutta velocità, basti pensare che la prima risposta dei critici è stata relativamente tiepida: su Rotten Tomatoes (pagina web che raccoglie recensioni) solo il 62% ha descritto positivamente la prima stagione, con un voto medio che non è andato oltre il 6.38 su 10.
È con l’arrivo della seconda e alcuni innesti di assoluto e riconosciuto valore (niente spoiler!) in un cast già eccezionale, che Snowpiercer ha potuto finalmente avanzare a tutto vapore nella lista delle top 10 di tutto il mondo Netflix. Un’evoluzione benedetta anche dai critici, che hanno assegnato alla stagione un valore medio di 7.21 su 10, con la percentuale di recensioni positive salite addirittura all’82%.
Gli altri Snowpiercer
Non è la prima volta che vediamo un treno viaggiare attorno a un mondo ghiacciato. A farlo era anche lo Snowpiercer dell’onomimo film del 2013, diretto da Bong Joon-ho (triplo premio Oscar per «Parasite») e girato con attori del calibro di Ottavia Spencer, John Hurt, Chris Evans, Tilda Swinton e altri ancora. Per trovare l’originale, però, bisogna scavare di più: il primo convoglio a trasportare i sopravvissuti all’apocalisse climatica è quello di «Le Transperceneige», fumetto francese nato nel 1982 dalla fantasia di Jacques Lob e Jean-Marc Rochette. A fare da tramite per i vari adattamenti, scopriamo, è il già citato Bong Joon-ho, non solo regista del primo film, ma anche executive producer della serie che possiamo ora gustarci su Netflix. Un fatto che non stupisce: il regista sudcoreano deve aver visto nel fumetto francese qualcosa di speciale, forse lo stesso mix di avventura e importanti tematiche sociali che hanno fatto il successo dei due adattamenti.