Tentato omicidio di Lugano: tutti i particolari sulla vicenda dei fratelli Boz

Lugano
Altri particolari sul tentato omicidio di ieri
Il movente del tragico gesto
Alle informazioni date nella cronaca di ieri sul tentato omicidio svoltosi ieri mattina in via Nassa siamo oggi in grado oggi di aggiungere i seguenti particolari che mettono in piena luce il passo compiuto da Luca Boz a danno di suo fratello Angelo. I due fratelli, che si erano formati le rispettive famiglie, emigrarono in Svizzera nel lontano 1899 e fu in quell’anno che il Luca ebbe il sospetto che sua moglie avesse avuto una relazione col fratello. Secondo le affermazioni dell’arrestato, la donna fece piena confessione ed allora il marito, dopo aver rimandato la moglie nel suo paese natìo, abbandonò la Svizzera ed iniziò un lungo e fortunoso viaggio oltre oceano. Visitò l’isola di Giava e altri paesi, e si stabilì poi in Australia tentando fortuna. Evidentemente la sorte non gli è stata propizia, poichè Luca Boz, nello scorso anno, decise di rimpatriare.
Sbarcò a Tolone in dicembre e ottenne il permesso di entrare in Svizzera al 7 dello scorso mese di febbraio. Si diresse subito a Lugano ma non si presentò subito alla famiglia del fratello, pure prendendo domicilio all’Hotel «Condor» che si trova situato a pochi passi dal negozio gerito da Angelo Boz.
Dopo pochi giorni di permanenza partì alla volta di Bellinzona, ove rimase alcuni giorni e fece acquisto della rivoltella che doveva usare per la vendetta. Come ieri abbiamo detto, telegrafò al fratello preannunciando il suo arrivo e ieri mattina si presentò in negozio.
Scambio di saluti, accoglienza calorosa da parte del fratello Angelo, che riteneva evidentemente dimenticata la faccenda, e poi la fulminea decisione: mentre l’Angelo Boz stava chinato sopra una vetrina, il Luca estrasse l’arma e fece fuoco a tergo sul fratello, colpendolo in fianco. Il ferito si lanciò fuori del negozio, rifugiandosi in una casa vicina, mentre il Luca, sempre impugnando l’arma, lo inseguiva gridando minaccie. Il resto è noto: intervento dei detectives, arresto del feritore e trasporto all’Ospedale italiano del ferito.
Confermiamo il fatto che nella sua deposizione davanti al Delegato di polizia, signor Bernasconi, il feritore non si dimostrò pentito del suo gesto.
L’Angelo Boz, immediatamente visitato dai sanitari di servizio all’Ospedale italiano, non venne giudicato in gravi condizioni: la palla, dopo aver attraversato gli abiti, penetrò leggermente in profondità, in modo che potè immediatamente venir estratta. Il ferito nega assolutamente l’accusa mossa dal fratello.
L’arma usata dal Luca Boz non è proprio la più indicata per assassinare una persona; si tratta di un arnese di rispettabilissime dimensioni, modello antiquato e di grosso calibro.
Secondo l’impressione da noi riportata, il feritore fu mosso al tentativo sopra narrato più da motivi di invidia, da una esasperazione di origine economica, che dal ricordo dell’affronto che dice di aver patito. Arrivato a Lugano quasi privo di mezzi, il Luca dev’essersi sentito muovere da gelosia vedendo il fratello proprietario di un avviato negozio e tranquillo e sicuro colla sua famiglia.
L’inchiesta è stata continuata nel pomeriggio di ieri dall’on. Procuratore Pubblico, al quale sono state trasmesse le pratiche iniziate dal Delegato di polizia.
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