Tutta l'importanza di dare ai bimbi i giocattoli giusti
Dare abbastanza giocattoli e, soprattutto, quelli giusti, ai nostri bimbi può avere un'importanza vitale. No, non per evitare i loro piagnistei nel giorno di Natale, ma per la loro stessa preparazione alla vita adulta. Storicamente, nelle culture di tutto il mondo, i giocattoli sono stati utilizzati non solo per intrattenere i bambini, ma anche per insegnare loro ciò che devono sapere sulla società in cui vivono. Uno studio recentemente condotto all'Università di Aarhus, in Danimarca, rivela che dare ai nostri pargoli i giocattoli sbagliati può avere un impatto devastante sulla società intera, un po' come successo, secoli fa, in Groenlandia.
Due comunità
Recentemente citato in un articolo dell'Economist, il lavoro condotto dalla dottoranda Mathilde Meyer e dal suo supervisore Felix Riede rivela che la differenza nei regali donati, in Groenlandia, dai coloni norreni e dalle comunità Inuit ai propri figli ebbe probabilmente un serio impatto sulle fortune opposte dei due gruppi.
Nel 985, quando i norreni vi misero piede per la prima volta, la Groenlandia era, sì, una terra inospitale e per lo più coperta di ghiacci, ma sulla costa poteva garantire ai coroni una sottile striscia di terra fertile. Coltivata, questa garantì la sopravvivenza dei norreni per qualche secolo, ma quando nel 1300 il mondo entrò nella cosiddetta Piccola Era Glaciale, le cose si fecero più difficili. Sommato a un rafforzamento delle tempeste e a estati più secche, l'abbassamento delle temperature medie, per quanto modesto, spinse i coloni norreni ad abbandonare i propri insediamenti.
Gli Inuit, arrivati dall'Alaska attorno al 1000, invece, riuscirono a resistere alle più difficili condizioni di vita. Perché? A lungo si è ipotizzato che fosse tutta questione di dieta, con gli Inuit più inclini alla pesca mentre i norreni vedevano le condizioni agricole deteriorarsi. Ma gli studi effettuati sulla dentatura mostrano che pure le popolazioni scandinave della Groenlandia si affidavano ai frutti dell’oceano. Insomma, la realtà doveva essere un’altra.
Meyer e Riede, si legge nell’articolo del settimanale britannico, hanno esaminato il maggior numero possibile di giocattoli con cui avevano giocato i bambini di entrambe le culture. E già i numeri presentano differenze importanti. Dai resti degli insediamenti norreni dell’epoca sono arrivati sino a noi solo 72 giocattoli. Da quelli inuit, situati in condizioni ambientali simili, ne sono arrivati invece ben 2.397. Una differenza sostanziale, troppo grande per essere un caso: gli Inuit, questa l’idea emersa dallo studio, davano ai propri figli più giocattoli di quanti ne dessero i norreni.
Ma non si tratta solo di quantità: i due studiosi hanno anche sottoposto i reperti a un processo di categorizzazione, con il quale hanno suddiviso i giocattoli in cinque classi: giocattoli di armi (frecce, spade, arpioni), utensili (pentole, lampade, seghe), mezzi di trasporto (barche e slitte), sociali (bambole) e di abilità (trottole o palline). E anche qui il confronto fra norreni e Inuit è impietoso.
La correlazione
D’accordo, ma come si collega la quantità o qualità dei giocattoli con la sopravvivenza? Lo studio pubblicato sullo European Journal of Archaeology prende in considerazione due periodi storici: quello che va dall'anno 1000 al 1200 e quello che va dal 1200 al 1400. Negli insediamenti norreni sono stati rinvenuti otto giocattoli della categoria “sociali” nel periodo che va fra l’anno 1000 e il 1200, mentre sono 23 quelli rinvenuti, nello stesso periodo, nella comunità Inuit. Prendendo in considerazione i 200 anni successivi si nota come il divario fra il numero di giocattoli sociali dati ai bambini norreni e a quelli inuit sia cresciuto di molto. Solo 11 i giocattoli sociali norreni rinvenuti nel periodo che va fra il 1200 e il 1400. Ben 158, invece, quelli inuit. Una tendenza analoga, evidenzia lo studio, può essere registrata per tutte le altre categorie di giocattoli. Ma ciò che è davvero interessante è il fatto che, con il passare degli anni, i giocattoli legati alla caccia in mare – categoria che comprende riproduzioni giocattolo di arpioni e statuette di foche e pesci – sono diventati più comuni tra gli Inuit, ma i norreni hanno continuato a regalare ai loro figli statuette di cavalli e uccelli. Insomma, sebbene – come mostra il già citato esame della dentatura – la dieta norrena sia virata dall'agricoltura alla pesca, indicando un adattamento dello stile di vita al nuovo ambiente, la cultura di queste popolazione è rimasta identica. Tradotto: i norreni continuavano a regalare giocattoli antiquati ai propri figli.
È vero, evidenzia lo studio: forse la società norrena, rispetto a quella inuit, era meno creativa sin dall'inizio. Ma l'ipotesi è che la tendenza a regalare giocattoli irrilevanti per la formazione dei bambini abbia, perlomeno, aggravato la situazione, rendendo poi gli adulti meno innovativi e adattivi.
Uno studio che fa riflettere: per il prossimo Natale sarà necessario ripensare alle proprie scelte dei regali?