Tutto cominciò dal Mercato di Pizzighettone...

«C’è il mercato di Pizzighettone / Ci son più di tremila persone / Convenute dal monte e dal piano / Che schiamazzo, che gran confusion / Ma la folla ondeggia e si sfolla / Poi corre e s’affolla curiosa a guardar» È con questa parole, intonate su un ritmo vivace dalle voci del Duo Fasano e di Achille Togliani che, esattamente settant’anni fa, il 29 gennaio 1951, sul palchetto del Salone delle Feste del Casinò di Sanremo, prendeva il via la prima delle tre serate di un’inedita competizione canora che nel giro di poco più di un decennio sarebbe divenuta di risonanza planetaria, facendo proseliti in tutto il mondo e anticipando di mezzo secolo l’imperante fenomeno dei «talk show». Parliamo, l’avrete capito, del Festival della canzone italiana di Sanremo che agli inizi era un qualcosa di completamente diverso dalla faraonica macchina odierna: una semplice competizione canora che, benché godesse del supporto della giovanissima RAI (che trasmise tutte e tre le serate della prima edizione del festival, dalle 22.00 alle 22.45, sull’allora Rete Rossa – il primo canale nazionale di radiodiffusione), non era molto di più che un semplice momento di intrattenimento per i frequentatori della casa da gioco.

L’idea di Amilcare Rambaldi
Ad organizzare una gara di canzoni al Casinò di Sanremo fu il direttore della casa da gioco, Pier Busseti, su spinta di un fioraio appassionato di musica e consulente del Comune di Sanremo, Amilcare Rambaldi (lo stesso personaggio che anni dopo, in polemica con la deriva presa dalla rassegna, avrebbe dato vita al Club Tenco). Per allestirla furono contattate tutte le Case editrici musicali alle quali si chiese di inviare una canzone inedita di un autore italiano. All’appello risposero 240 editori che inviarono altrettante composizioni poi sottoposte al giudizio di una Commissione appositamente costituita. Commissione che ne scelse 20, che furono poi proposte al pubblico, tutte, da tre soli interpreti accompagnati dall’Orchestra del maestro Cinico Angelini e presentati da una delle voci più note della radio italiana Nunzio Filogamo: la bolognese Nilla Pizzi, il lombardo Achille Togliani e le gemelle torinesi Dina e Delfina del Duo Fasano.
Quasi un café-chantant
Le prime dieci canzoni di questo gruppo furono eseguite la sera del 29 gennaio 1951, al termine della quale, il pubblico presente in sala, sistemato su tavolini tra i quali giravano i camerieri occupati a portare le consumazioni, in stile café-chantant, ne scelse a cinque da promuovere alla finale compilando una scheda e depositandola in un’improvvisata urna che le hostess del casinò fecero passare di tavolino in tavolino. Stesso copione nella seconda serata mentre nella terza, il pubblico, dopo aver riascoltato i dieci motivi finalisti scelse i tre vincitori. La spuntò la trentunenne Nilla Pizzi con Grazie dei fiori, davanti a La luna si veste d’argento cantata ancora dalla Pizzi assieme ad Achille Togliani e a Serenata a nessuno affidata alla voce di Togliani.
El Il Mercato di Pizzighettone? La canzone che inaugurò il festival superò lo scoglio delle qualificazioni mancando però il podio: venne comunque incisa su dischi a 78 giri (e successivamente anche sui «nuovi» 45 gg) dalla Cetra, la casa discografica che aveva sotto contratto i tre partecipanti alla gara.
Tiepida accoglienza
Tornando a quella prima edizione del Festival di Sanremo, va detto che non ottenne un grandissimo riscontro. Benché diffusa – come detto – dalla radio nazionale ancorché all’interno di un programma più... ampio (durante le tre serate, dopo l’esecuzione delle dieci canzoni e in attesa dello spoglio dei voti, la radio si scollegò per diffondere altri programmi, come «Folklore internazionale», «Musica da camera con il Quartetto di Roma», «Oggi al Parlamento» nonché musiche eseguite dal chitarrista Mario Gangi) la kermesse non ebbe particolare risonanza mediatica. I quotidiani dell’epoca gli dedicarono infatti solo poche righe nelle pagine di cronaca, commentando – in alcuni casi in maniera sprezzante – il modesto valore dei premi in palio.

Il ruolo della radio
A far in modo che l’operazione non si rivelasse un «flop» ci pensò tuttavia ancora la Rai che inserì le 20 canzoni partecipanti nei repertori delle sue orchestre radiofoniche, in primis quella del maestro Cinico Angelini. Risultato? Nel giro di poche settimane tutti gli italiani iniziarono a canticchiarle, facendo da volano alla neonata manifestazione che già l’anno seguente godette di ampio un riscontro da parte del pubblico e della critica. Una popolarità sulla quale ha poi costruito la sua lunga storia i cui contorni, in alcuni tratti, si sono fatti ormai leggenda.