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Ugo Legozzi, l’influencer medio che spopola su Instagram

Legolize ha raggiunto ieri il mezzo milione di follower: i giovani padri del popolare profilo che si ispira ai Lego raccontano il loro successo al CdT - «Crediamo ci sia un bisogno comune di ritornare ad un umorismo semplice»
Tutte le immagini sono prese dal profilo Instagram «Legolize»
Simone Berti
07.05.2019 06:53

BELLINZONA - Alla cassa del supermercato: «Prendo solo il latte». «Va bene, vuole che glielo metta in un sacchetto?» chiede la cassiera. «No no, lo lasci pure nel cartone». Il dialogo probabilmente non rende l’idea, meglio vederselo in una delle vignette del profilo Instagram «Legolize»: lo troverete in questo articolo scorrendo la gallery. Con queste vignette talvolta al limite del cinismo c’è chi muore dal ridere, chi non ci trova nulla di spettacolare, chi rimane di sasso e chi semplicemente non capisce, chiedendo poi lumi nella community («Qualcuno me la spiega?»). A noi la pagina piace, e crediamo proprio sia gradita anche al mezzo milione di follower guadagnati in tre anni di attività – siamo a quota 500.000 – con oltre 2.400 post finora offerti al popolo dei social network. Protagonisti delle vignette satiriche proposte sono i mitici Lego, e il successo della pagina è probabilmente frutto della semplicità delle freddure sfornate giorno dopo giorno dagli amministratori.

Dopo aver dato spazio di recente alla satira di alcuni profili Instagram in salsa ticinese, vediamo da vicino un’esperienza di successo che si è fatta largo sul web partendo dall’Italia. «La pagina nasce nel 2016 da una semplice idea: unire le freddure all’impassibilità delle facce degli omini Lego che, qualunque cosa succeda, rimangono sorridenti e imperterriti» spiega al Corriere del Ticino uno dei promotori. Col tempo da questo punto di partenza i tre giovani hanno perfezionato il format, sia graficamente che fotograficamente, rendendolo distinguibile, e dando vita ai protagonisti delle vignette, ognuno con una personalità diversa: Ugo Legozzi, Pina Legozzi e Baffo, la spalla di Ugo. «Ugo è il protagonista delle nostre storie, nonché il nostro influencer – spiegano – Si ispira all’iconico personaggio Ugo Fantozzi, che rappresentava l’italiano medio degli anni ‘80. Il nostro Ugo infatti è l’omino standard Lego senza nessun segno particolare e, nel mondo dei social network, si pone come l’influencer medio: viaggiatore, opinionista e fitness blogger».

Le vignette «riprendono episodi della quotidianità, come un colloquio di lavoro, una visita dal dottore o una chiacchierata con un amico, traendone una battuta. Crediamo ci sia un bisogno comune di ritornare ad un umorismo semplice e meno inside joke come è quello dei meme in voga oggi, affinché possa essere condiviso ed apprezzato da tutti». A gestire la pagina è un giovane terzetto composto da Samuele Rovituso (20 anni), Mattia Marangon (23) e Pietro Alcaro (21). Sparsi per l’Italia, gestiscono Legolize via web, scrivendosi nel quotidiano per proporre idee e vignette, per poi svilupparle.

Ma qual è l’impegno richiesto per questa attività? «Gestire la pagina può tenerci occupati da una/due ore di una giornata fino ad un intero pomeriggio o serata, dipende molto da che cosa c’è da fare e quanto tempo prende, ma lo facciamo comunque volentieri», rispondono i padri di Ugo Legozzi. La gestione della pagina è, in termini organizzativi, più che professionale: «Archiviamo e backuppiamo regolarmente le vignette, organizziamo le cartelle condivise e programmiamo i post». In termini economici i responsabili non la vogliono però definire un’attività mirata direttamente alla monetizzazione. E per il futuro? Quali obiettivi? «L’obiettivo principale è l’ottenimento del riconoscimento di pagina verificata ufficialmente da Instagram e poi chissà, si vedrà...».

Per ora, raggiunto il traguardo dei 500.000 follower, spazio alla prossima attesa vignetta. La nostra preferita? Quella in cui Ugo Legozzi si lamenta perché il vicino di casa gli ha suonato il campanello alle 3 di notte. «Assurdo, ma è matto?», replica l’amico. La risposta: «Fortunatamente per lui ero ancora sveglio perché stavo suonando la batteria». «Ah...».