Un sasso per un sorriso
L’iniziativa, dice, non è legata alla pandemia. È nata prima, molto prima. «Perché il mondo – afferma Heidi Aellig, cittadina elvetica trapiantata da oramai venticinque anni in Italia – aveva bisogno di sorrisi anche prima». Vero, verissimo. Intanto, però, sfruttando i confinamenti, le restrizioni e soprattutto il distanziamento sociale – tutti concetti, ahinoi, con cui abbiamo imparato a convivere durante l’emergenza coronavirus – il gruppo «Un sasso per un sorriso» su Facebook ha guadagnato iscritti su iscritti. Ad oggi, parliamo di oltre 162 mila persone. Heidi, 63.enne nata a Frutigen, ha preso in prestito l’idea proprio dal suo Paese di origine. Ma, si narra, l’idea di dipingere sassi, lasciarli da qualche parte e, di riflesso, regalare un sorriso a chi li trova sarebbe nata in Australia. Dall’altra parte del mondo. Sul gruppo, beh, le foto di sassi variopinti si sprecano. Alcuni sono fatti da bambini, altri da veri e propri artisti. Di più, Heidi ha sfruttato l’incredibile popolarità che ha fatto seguito alla sua iniziativa per scrivere un libro, illustrato da Giulia D’Agostini. «Una parte del ricavato della vendita del libro sarà donata alla fondazione Dottor Sorriso ONLUS, che si impegna di far sorridere i bambini malati negli ospedali» chiosa la nostra interlocutrice.