Una improvvisa nuvola nera cambia il destino di una famiglia

«La persona perbene, o l’ipotetico assassino che diventeremo dipende dalla famiglia». Afferma lapidaria Emma Dante in conferenza stampa alla 77. Mostra del Cinema di Venezia, dove ha presentato Le sorelle Macaluso, quarto film italiano in competizione ispirato, come è successo per altri film della regista, ad un suo spettacolo teatrale che ebbe grande successo nel 2014 e che adesso approda sullo schermo profondamente cambiato. Le protagoniste sono cinque sorelle, alcune adolescenti e una molto piccola, che vivono da sole a Palermo, all’ultimo piano di un palazzone, e si guadagnano da vivere allevando e vendendo piccioni bianchi che ai matrimoni vengono liberati per un volo ben augurante su sposi e invitati. La vita è ancora piena di promesse e di sogni per Maria, Lia, Katia, Pinuccia e Antonella e anche se litigano, si divertono, si azzuffano, la loro è una famiglia unita. Ma durante una gita al mare la più piccola, Antonella, muore e tutte loro in qualche modo si sentono in colpa per l’accaduto. È come se una nuvola nera nascondesse il loro futuro per sempre. La loro personalità si cristallizza ed entrano nell’età adulta e nella vecchiaia, legate le une alle altre, ma avvilite dal rancore e dalla tristezza, incatenate a quella casa di periferia dai loro fantasmi.
Interpretato da un nutrito cast di attrici di grande presenza scenica, tuttavia Le sorelle Macaluso sembra un datato racconto breve, forse perché la storia del film niente ci racconta del passato di queste ragazze precludendoci la possibilità di andare più a fondo, di capirle e affezionarci a loro. Non aiuta neppure la colonna sonora banale che, volutamente, non fa riferimento ad un periodo temporale preciso. Purtroppo è lontana la vitalità e la complessità dei ruoli femminili di Via Castellana Bandiera, il film con il quale Emma Dante esordì anni fa nel cinema alla Mostra.
Prevaricazione e corruzione
È di nuovo la famiglia, ma più allargata e tentacolare, al centro del patinato melodramma fuori concorso Di yi lu xiang (Love after Love) di Ann Hui, regista, produttrice e sceneggiatrice, acclamata esponente della New Wave di Hong Kong che ha ricevuto il Leone d’oro alla Carriera. Il suo film è ambientato poco prima della Seconda guerra mondiale a Hong Kong dove la giovane e bella Ge Weilong arriva da Shanghai per completare la propria istruzione ospitata dalla ricca ed equivoca zia che ha ben altri piani per lei. È una storia feroce di prevaricazione e corruzione raccontata in modo raffinato e ironico in un’isola «tropicale e primitiva» dove, tra abiti eleganti ed eccentrici, vanno in scena amori infranti, ipocrisie e crudeltà.
Dentro il municipio di Boston
Torna alla Mostra di Venezia con un sapiente docufilm-fiume Frederick Wiseman, novantenne, bostoniano, di incrollabile fede nella democrazia che con City Hall porta sullo schermo un dettagliato ritratto dell’amministrazione cittadina di Boston e ne scopre tutti gli aspetti, da quelli fondamentali come l’edilizia, o la nettezza urbana, o la polizia, a quelli che potrebbero sembrare più superficiali: come i festeggiamenti per la squadra dei Red Sox.