GTA VI e il magnifico mondo dei videogiochi, tra ricchezza e primi patemi
Violentissimo, bellissimo da vedere e costosissimo. GTA VI, il capolavoro annunciato di Rockstar Games, arriverà nel 2025 ma è già il videogame dei superlativi. Le prime notizie sul sesto capitolo del franchise milionario sono arrivate l’anno scorso a causa di una serie di “leak” video. Naturalmente, tutti immaginavamo che Rockstar fosse al lavoro da tempo sul seguito di GTA V, uscito nel 2013 e campione di incassi con oltre 200 milioni di copie vendute tra edizioni originali su PS3 e Xbox 360, e remaster sulle console uscite successivamente; tuttavia, gli hacker che hanno trafugato e pubblicato i video di gameplay del gioco ancora in lavorazione e nemmeno confermato, hanno rotto le uova nel paniere a Rockstar, che già allora stava preparando una presentazione faraonica degna dei blockbuster hollywoodiani (hacker che per inciso la polizia americana ha scovato e ora sono in attesa di un processo penale). Il primo trailer ufficiale di GTA VI è uscito verso l’una del mattino del 5 dicembre, in anticipo rispetto all’orario previsto (le tre del pomeriggio) sempre a causa di un altro clamoroso leak, questa volta - sembra - ad opera del figlio di un manager di Rockstar. Il video potete vederlo qua sotto, e vi consigliamo davvero di dargli un’occhiata: rappresenta l’apice delle produzioni di videogame, e meglio di qualsiasi altro gioco fa capire cosa è diventata l’industry dei videogiochi oggi.
Vale 347 miliardi di dollari
Partiamo dal fatturato: nel 2022, secondo il sito statista.com, l’industria dei videogame nel mondo ha generato oltre 347 miliardi di dollari. La parte del leone la fa il mercato mobile, quello degli iPhone e degli smartphone Android - quasi due terzi dei soldi gira intorno ai “giochini” su cellulare. Per fare un paragone, l’industria hollywoodiana del cinema (sempre a livello globale) nello stesso anno ha generato “solo” 77 miliardi di dollari. Questo spiega le cifre apparentemente mostruose delle acquisizioni: Microsoft ha investito 70 miliardi di dollari per portarsi a casa Activision/Blizzard, il publisher di franchise come Call of Duty e World of Warcraft, e di giochi mobile come Candy Crush. Non c’è da stupirsi che il competitor di Microsoft, Sony PlayStation, le abbia provate tutte per evitare questa acquisizione, con una causa durata quasi un anno e mezzo. Alla fine, per inciso, l’ha spuntata Microsoft.
Dopo l'esplosione
Nonostante sia un’industry miliardaria, tra le più redditizie al mondo, negli ultimi sei mesi parecchie aziende di videogame hanno dato il via a licenziamenti di importanti percentuali del loro personale. Per esempio, il gigante Embracer ha annunciato in settembre che oltre il 5% della sua forza lavoro (quasi mille persone) stava per essere licenziato in seguito al mancato arrivo di due miliardi di dollari di finanziamento. Tutto questo dopo che Embracer, negli anni passati, ha fatto shopping tra acquisizioni di software house e publisher di videogame, tra cui l’ex-Koch Media ora Plaion, THQ Nordic e lo sviluppatore milanese Milestone. Non è certo un caso isolato: da inizio 2023, parecchie aziende tra cui Microsoft (Xbox), Epic Studios (quelli di Fortnite), Electronic Arts (quelli dell’ex-FIFA ora FC 23), CD Projekt (The Witcher 3) e Amazon Studios hanno annunciato tagli considerevoli al personale. Una motivazione è nell’espansione del mercato dei videogame durante la pandemia. Con mezzo mondo bloccato a casa, i videogiochi hanno vissuto un momento di “esplosione”. La contrazione dovuta al ritorno alla vita (più o meno) normale ha ridotto il numero di ore di gioco e chiaramente ciò ha avuto ripercussioni sulle vendite dei videogiochi e relativi introiti sotto le aspettative.
Quanti!
Quanti videogiochi escono ogni anno? Parliamo di oltre 14.000 titoli solo su PC sullo store più importante di giochi digitali, Steam. A questi vanno aggiunti i titoli disponibili solo su console, e arriviamo facilmente a 20.000 giochi. E naturalmente non includiamo la marea di oltre mezzo milione di App classificabili come videogiochi che escono sul mobile, e che contribuiscono a creare quel business miliardario di cui abbiamo parlato poco più sopra. A fianco di pochi titoli che vendono milioni di copie, c’è una coda lunga, lunghissima di videogame che faticano ad arrivare al migliaio. La media è inferiore a 2.000 copie: con una banale moltiplicazione, considerando un prezzo al pubblico di circa 30 franchi per gioco (di cui un terzo va direttamente nelle tasche dello store Steam), è facile capire come mai è così facile farsi male economicamente in questa industry, anche tenendo presente che un videogame, se costa poco, necessita un investimento minimo di uno, meglio due milioni di franchi. I titoli che sono andati meglio quest’anno, d’altra parte, hanno dato davvero grosse soddisfazioni ai loro publisher. Hogwarths Legacy, avventura ambientata nel mondo di Harry Potter, ha venduto oltre 15 milioni di copie. Tears of Kingdoms, il nuovo capitolo del franchise Zelda, uscito a maggio solo su console Nintendo Switch, è poco sotto i 20 milioni di copie. Spider-Man 2, arrivato nei negozi a fine ottobre, ha venduto oltre 5 milioni di copie in 10 giorni dal lancio.
Lo streaming
In questi anni poi è emerso un nuovo modo di accedere ai videogame: proprio come per serie TV e musica, con piattaforme di streaming come Netflix e Spotify, sono nati i servizi di abbonamento “all you can play”. Non si gioca necessariamente in streaming, il gioco spesso va comunque scaricato sul PC o sulla console, ma si paga una quota fissa mensile e questa garantisce l’accesso a centinaia di giochi. Il più celebre è Game Pass di Microsoft, pensato per videogame per console Xbox e per PC Windows: il costo è tra i 10 e 15 franchi mensili, e permette di accedere non solo a un back catalogue di tutto rispetto, ma anche a titoli appena usciti sul mercato, tra cui tutti i giochi di Microsoft. Per esempio, quando a settembre è uscito l’attesissimo Starfield, la scelta dei gamer era se comprarlo a 70 franchi o giocarci pagando l’abbonamento da 10 franchi al mese (e potendo giocare allo stesso tempo agli altri 200 e passa titoli). Un sistema che sta rapidamente prendendo piede anche su altre piattaforme: se avete installato la App di Netflix sul vostro cellulare, potrete vedere che la App di streaming permette su mobile di scaricare una serie di circa 20 titoli su iPhone o Android, senza spendere un centesimo extra. Nel futuro, quindi, ci sarà da divertirsi: molti più titoli che in passato, e potendo spendere molto meno di prima. Questo non vale però per GTA VI: non sappiamo ancora quando uscirà, ma Rockstar ha già messo le mani avanti affermando che con i costi titanici di sviluppo (si parla di oltre 2 miliardi di dollari - per fare un paragone, Top Gun Maverick è costato 170 milioni di dollari), non è da escludere un ritocco del prezzo al pubblico verso l’alto. Per un gioco così sterminato e pieno di cose da fare, non stupitevi se dovremo spendere anche 150 franchi. Ma siamo pronti a scommettere che ci sarà letteralmente la fila al day one per acchiapparsi una copia del gioco.