La recensione

La katana affilata di Assassin’s Creed: Shadows

Il popolare franchise di videogiochi Ubisoft ci fa viaggiare fino al Giappone feudale, dove dovremo far fuori orde di samurai corrotti e traditori
Paolo Paglianti
20.03.2025 18:00

200 milioni di copie vendute, oltre venti giochi usciti su praticamente ogni piattaforma, libri, fumetti e addirittura un film con Michael Fassbender e Jeremy Irons: c’è davvero qualcuno che sia vagamente interessato ai videogiochi che non abbia mai sentito parlare di Assassin’s Creed?

Facciamo comunque un piccolo ripasso. Nel 2007 esce il primo episodio la cui ambientazione è la Terra Santa delle Crociate. Tra duelli, assedi e parkour sui tetti della Gerusalemme del XII secolo, scopriamo l’eterna lotta tra i diabolici Templari e i valorosi Assassini, ordine segreto a cui apparteniamo e che, alla fine, sono i «buoni» della storia. Da allora, il franchise del publisher Ubisoft ci ha fatto visitare mezzo mondo: nel secondo capitolo abbiamo esplorato l’Italia rinascimentale di Leonardo da Vinci e dei Medici, poi sulle barricate della Rivoluzione francese e nella fumosa Londra della Rivoluzione Industriale, tra le navi dei pirati caraibici e sulle coste del Nuovo Mondo, tra i primi coloni del New England. Poi indietro per i secoli, nell’Egitto di Cesare e Cleopatra, ancora più in là, nella Grecia di Leonida. Con il nuovo Assassin’s Creed: Shadows, si vola in Estremo Oriente, nel Giappone feudale dei samurai.

Quella di Shadows è una storia di vendette e di onore. Nel Giappone del XVI secolo, se ti fanno fuori i parenti prossimi e gli amici più cari, l’unica soluzione è ricambiare il favore. Non ci deve quindi sorprendere che la prima protagonista del gioco, la shinobi Naoe, abbia una voglia matta di tagliare la gola ai samurai responsabili della morte del padre. Addestrata tutta la vita nell’arte del parkour estremo, del combattimento fulmineo con katana e naginata, è un asso dell’infiltrazione stealth e nel nascondersi nell’ombra. Per le prime quindici ore circa del gioco (ma se iniziate a seguire ogni sottotrama e missione secondaria, pure di più), guiderete Naoe nel suo percorso di vendetta, lasciandovi dietro una scia di samurai e guardie ashigaru morte male da far invidia alla filmografia di Quentin Tarantino. Assassin’s Creed: Shadows non tradisce le promesse, e si concentra nel farvi assassinare un numero di minimo tre cifre di nemici nelle prime 10 ore di gioco. Lo stile di Naoe ricorda molto le skill di Ezio e Altair: si scopre dove è il nostro avversario – solitamente un castello apparentemente inaccessibile pieno di soldati – si salta tra un tetto e l’altro cercando di non farsi notare troppo, si individua la vittima grazie alla sovrannaturale abilità dello «sguardo dell’aquila», e si piomba sull’ignaro avversario dall’alto, facendolo fuori con la lama celata, che è un po’ l’icona di questo franchise. Poi si sparisce nel nulla.

Dopo appunto una dozzina di ore abbondanti e aver esplorato la prima delle nove province nipponiche presenti nel gioco, entra il gioco il secondo protagonista: il samurai di origine africane Yasuke. Una forza della natura: ex schiavo arrivato in Giappone al seguito dei missionari portoghesi, viene notato e addestrato da uno dei potenti Shogun in lotta per il trono dell’Imperatore, diventando un guerriero temuto e rispettato in tutte le isole del Sol Levante. E sì, non è una folle invenzione narrativa di Ubisoft, ma si basa su una figura storica realmente esistita.

Da quel momento, potrete scegliere se giocare come Naoe e il suo stile da ninja, fatto di sotterfugi e assalti dall’ombra, o con il torreggiante Yasuke, che non è in grado di scalare muri troppo alti, ha la grazia di un elefante corazzato e l’approccio tattico di un carro armato. Due stili agli antipodi, che garantiscono una varietà notevole e la possibilità di alternare missioni stealth, in cui idealmente Naoe si infiltra tra i nemici senza farsi notare da nessuno, agli assalti frontali di Yasuke, che spazza letteralmente schiere di ashigaru con la sua katana, impallina nemici a distanza con l’archibugio, e frantuma le corazze dei suoi nemici samurai con un paio di colpi ben piazzati.

E questo è un bene, perché Assassin’s Creed: Shadows altrimenti diventerebbe un gioco un po’ troppo ripetitivo. Esistono parecchie attività secondarie – dall’esplorare templi a eseguire «kata» di addestramento, percorsi di parkour estremo nascosti tra i boschi, qualche tomba piena di enigmi da risolvere con un pizzico di astuzia – ma il 90% del vostro tempo nel gioco lo passerete a viaggiare per le province giapponesi cercando la vostra vittima successiva, esaminare il suo ambiente, capire l’approccio migliore per tenderle un agguato, e tagliarle la gola. Da questo punto di vista, nessuna novità sotto il Sol Levante: il franchise in passato ha esplorato qualche deviazione dal seminato, ma con Shadows si concentra in quello che sa far meglio: l’arte dell’assassinio.

Per esempio, una delle novità del capitolo è che potrete trovare delle «case sicure» in praticamente ogni città, e qua potrete accettare dei «contratti», che ovviamente prevedono di far fuori obiettivi speciali o gruppi di nemici. Se esplorando il Giappone feudale, incontrate un castello mai visto prima, e che magari sarà teatro di una missione successiva, potrete concedervi una sosta e far fuori i Daymo al suo interno, per poter accedere a un favoloso forziere pieno di armi e armature pregiatissime. E poi ci sono le missioni secondarie, che spesso vi chiedono di far fuori una «cerchia» di nemici, compresi i parenti prossimi prima che possano anche solo pensare di vendicarsi.

E tutto questo è assai divertente, sia chiaro. Il sistema di combattimento è stato rivisto ulteriormente e ora si può controllare sia la ninja che il samurai gigante con due tasti del joypad, guidandoli fluidamente nella mortale danza a base di katana e lance yari, parando gli affondi nemici (indicati da un riflesso bianco o azzurro) o evitando quelli imparabili (rossastri) per poi rispondere al momento giusto, quando il nemico è sbilanciato. Accumulando pile di cadaveri in giro per il Giappone, salirete di livello e avrete accesso a attacchi e abilità che vi trasformeranno in un terminator feudale, capace per esempio di piombare su due nemici ignari e farli fuori all’unisono, oppure di scaraventare anche il samurai più robusto contro pareti e muri con un calcione ben piazzato.

Tra una missione e l’altra, esplorerete l’enorme mappa di gioco, che è divisa in province con un determinato livello di difficoltà. Andare a zonzo in una provincia «livello 30» quando siete «livello 16» è quasi un suicidio, e dovrete seguire trama principale e missioni secondarie per migliorarvi. L’esplorazione è un vero piacere per gli occhi: visivamente, Assassin’ s Creed è semplicemente meraviglioso, sia negli esterni da cartolina, sia nelle città più affollate. E c’è sempre il fattore «vediamo cosa c’è là dietro» che vi porta spesso a scoprire le tombe o i percorsi parkour di cui abbiamo parlato sopra.

Difetti? Al di là di qualche bizzarro comportamento dei nemici quando iniziate a riempire le corti di cadaveri, e che riprendono a passeggiare tranquillamente tra pile di colleghi sgozzati dopo aver esaminato un po’ l’area, Assassin’s Creed: Shadows non ha molto da farsi perdonare. Se siete veterani del franchise e avete apprezzato la trilogia Origins, Odyssey e Valhalla, vi troverete letteralmente a casa. Shadows è un gioco monumentale e splendido da vedere, e la coppia di protagonisti garantisce la varietà in una serie di missioni che si ripete per le 50 ore di gioco ( se poi esplorate la mappa a fondo possono tranquillamente raddoppiare).

Assassin’s Creed: Shadows è disponibile per Xbox Series X|S, PS5 e PC. È completamente tradotto nella nostra lingua, doppiaggio (di ottima qualità) incluso. Come facilmente intuibile per un gioco dove bisogna tagliare la gola a centinaia di nemici, ha un PEGI età consigliata 18+.

In questo articolo: