La recensione

La strana storia di Black Myth: Wukong

Il «souls» cinese è pieno di mazzate, idee nuove e panorami affascinanti – E qualche polemica
Paolo Paglianti
11.09.2024 22:00

Difficile credere che Black Myth: Wukong sia la «opera prima» dello studio indipendente cinese Games Science: basta giocarci pochi minuti per rimanere affascinati non solo dalla grafica (meravigliosa, specie su PC «da giocatori» belli pompati) ma anche dall’atmosfera generale del gioco, dal «world building» ai nemici che si affrontano letteralmente dietro ogni angolo.

Black Myth: Wukong è liberamente ispirato al Viaggio a Occidente, uno dei quattro romanzi classici cinesi considerati tra i fondamenti della cultura est asiatica. In Cina è un romanzo che si studia a scuola, qua da noi lo conoscono pochi appassionati: quindi, per un europeo giocare a Black Myth: Wukong è una scoperta continua, con personaggi e situazioni per noi totalmente inedite e a volte un po’ aliene.

Nel gioco, la prima scena ci fa vivere il duello tra il re delle scimmie Sun Wukong contro divinità cinesi. Non importa quanto si è bravi con il joypad, avremo comunque la peggio. Ci ritroveremo a controllare una versione molto «depotenziata» di Wukong e con una odissea di fronte a noi, divisa in una serie di capitoli con ambientazioni molto diverse, da valli ghiacciate a deserti assolati.

L’anima del gioco, è il caso di dirlo, saranno i combattimenti: Wukong appartiene al genere dei Souls-like, quei giochi che come amiamo dire su queste pagine, vi odiano spietatamente e fanno di tutto per farvi patire le pene dell’inferno video ludico. Come nel nipponico Elden Ring, il più recente e coreano Legend of P o l’imminente Enotria tutto «Made in Italy», nel cinese Wukong affronteremo valanghe di nemici e – forse più che nei colleghi souls - tantissimi boss giganteschi e coriacei. Avremo a disposizione una sola arma, un bastone che però potremo impugnare con stili e affondi diversi, attacchi specializzati (veloce e potente, più lento) e delle schivate da attivare con millimetrica precisione per evitare di essere demoliti senza pietà dagli attacchi nemici.

In Wukong troviamo anche dei poteri molto sfiziosi, di cui abbiamo un primo assaggio proprio durante il duello condannato alla sconfitta a inizio partita: per esempio, potremo congelare i nemici per qualche secondo, per riprendere fiato o per tirargli una poderosa bastonata mentre sono bloccati e non possono difendersi; oppure, far apparire una mezza dozzina di copie di Wukong che pestano duro il nemico all’unisono da ogni direzione. Potremo anche «trasformarci» in alcuni dei nemici che abbiamo abbattuto, per sfruttare i loro poteri nei combattimenti più ostici, o addirittura prendere la forma di una specie di calabrone e esplorare l’area attorno a noi senza dover combattere a ogni bivio. Black Myth: Wukong è un gioco che si ispira ai souls, ma che anche desidera fortemente dire la sua con gustose novità.

Come tutti i souls, non è un gioco «facile», per niente. Non è neanche un «mondo aperto» come Elden Ring, perché anche se (specie con il progredire del gioco) ci affacceremo ad aree molto grandi, la struttura del gioco tende a farvi seguire una strada maestra con deviazioni che portano «solo» a tesori nascosti e ulteriori boss. Difatti, non troverete una «mappa» piena di punti da esplorare o un «diario» colmo di quest secondarie. Detto questo, visivamente Wukong è molto ricco e se vi farete «prendere», siamo sicuri che vorrete esplorarne ogni angolo, non solo per i panorami ma anche perché il gioco fa di tutto per premiare la curiosità del gamer.

È anche un gioco ricco di polemiche, che hanno accompagnato sia lo sviluppo che il lancio. Per esempio, le copie review del gioco inviate dallo sviluppatore erano accompagnate da una dettagliata lista di cose che non si potevano dire (compresi riferimenti al COVID, propaganda politica e non meglio specificati «argomenti sul sessismo», probabilmente a causa delle accuse girate a inizio sviluppo sull’ambiente di lavoro negli uffici dello sviluppatore); oppure, il fatto che il gioco sia uscito solo su PC e PS5 ha fatto sorgere il sospetto che ci sia un accordo non divulgato con Sony per premiare la console giapponese, invece che problemi tecnici con la versione Xbox come affermato pubblicamente. Ad ogni modo, da quando è uscito, Black Myth: Wukong ha venduto oltre dieci milioni copie, con un numero di giocatori contemporanei superiore a blockbuster del recente passato come Elden Ring o Hogwarts Legacy. E non è un caso, perché è un bel gioco, con spettacolari paesaggi mozzafiato e un sistema di combattimenti preciso e appagante. Soprattutto, ha delle idee originali e fresche rispetto ai soliti «Souls», che fanno perdonare i suoi difetti.

Black Myth: Wukong è disponibile su PC e PS5 (in futuro dovrebbe arrivare anche la versione Xbox) ed è tradotto nella nostra lingua, ma solo nei sottotitoli e menu. Il gioco ha un PEGI età consigliata 16+.

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