Videogames

Le feature che vorremmo trovare in tutti i videogiochi del 2024 (e oltre)

Cross Play, Cross Progression, Obiettivi e inclusività: non dovrebbero mancare in nessun titolo futuro
Paolo Paglianti
13.01.2024 11:00

Gennaio è il momento dei buoni propositi. Le iscrizioni in palestra esplodono, dopo le clamorose abbuffate delle festività, e i social si riempiono di post sui ferrei obiettivi che molti di noi vogliono perseguire nel nuovo anno. Questo dovrebbe valere anche per i videogame: il naturale proposito di tutti i gamer è quello di poter giocare un po’ di più nei prossimi 12 mesi, ma sarebbe auspicabile anche giocare meglio.

Oltre alla qualità dei titoli, cosa di cui tutto sommato non possiamo lamentarci troppo dopo un 2023 semplicemente stellare e pieno di videogiochi assai soddisfacenti, c’è una serie di feature che vorremmo vedere in ogni videogiochi, e che ci renderebbe la vita da gamer più felice e spassosa.

Prima di tutto, il cross play. Nei decenni scorsi, i videogiochi erano saldamente legati alla piattaforma su cui giravano: nessuno si sarebbe aspettato di giocare in multiplayer tra PC, Xbox e PlayStation – era praticamente un’eresia. Poi è arrivato Fortnite e i suoi milioni di giocatori su ogni possibile piattaforma, e la situazione è cambiata. Pur di garantire ai propri fedeli utenti la massima libertà di azione nel gioco di Epic, anche Microsoft e Sony hanno «aperto» alla possibilità di giocare tutti contro tutti (o con tutti, nel caso di amici nella stessa squadra). Sempre più videogame oggi permettono di giocare con amici e gamer di tutto il mondo indipendentemente dalla piattaforma su cui si trovano, e la troviamo una conquista fantastica. Tuttavia, se il cross play è quasi scontato tra PC e Xbox, piattaforme che condividono ormai l’ecosistema grazie anche al Game Pass di Microsoft, non è sempre detto che succeda tra le rivali Xbox e PlayStation, o su Switch. Borderlands 3, Call of Duty: Modern Warfare 2 e 3 (ma non il primo), Diablo 4, Overcooked, Overwatch 2 sono alcuni dei titoli dove il cross play funziona, e ci piacerebbe che la lista nel 2024 si allungasse.

Per il cross-progression, la situazione è decisamente meno rosea. Se giocate due o più piattaforme, non solo dovrete comprare il medesimo titolo su ognuna di esse (questo possiamo capirlo), ma nella maggior parte dei casi non sarà possibile spostare i progressi da una console all’altra. Anche in questo caso, fino a pochi anni fa sembrava una legge inalienabile, dettata dalla rivalità tra i produttori di console e l’assoluta difficoltà tecnica di spostare un salvataggio da una console all’altra, anche dello stesso tipo – la procedura in alcuni casi sembrava pensata per essere una tortura medioevale, come nel caso tra PS4 e PS5. Tuttavia, oggi la maggior parte delle piattaforme salva i vostri progressi anche nel cloud, e questo rende tutto più facile. Un’altra spinta positiva in questo senso arriva dai giochi multiplayer, specie quelli free to play. Titoli come Fortnite o Destiny 2 spingono naturalmente i giocatori a affrontare le arene online su tutte le piattaforme a loro disponibili. Di recente, tra i miglioramenti apportati all’inizialmente disastrato Cyberpunk 2077, spicca anche la possibilità di spostare i progressi tra una piattaforma e l’altra; lo stesso accade in The Witcher 3, degli stessi developer, e pure nel magnifico Baldur’s Gate 3. Generalmente, il «trucchetto» utilizzato da questi giochi è di far registrare il giocatore sul proprio server. In questo modo, il videogame non salva solo nello spazio pensato dalla console, che rimane «esclusivo» di Sony o Microsoft, ma anche nell’utenza di Larian Studios, Blizzard o di CD Projekt, e in questo modo è possibile giocare nei Forgotten Realms su PS5 e poi riprendere dove avevamo interrotto su Xbox o su PC. Non sono molti i videogame che permettono questo genere di comodità, e ci piacerebbe davvero che questo cambiasse nei prossimi mesi.

Gli achievement, o trofei. Nati con la Xbox 360, gli Achievement sono degli obiettivi che si possono sbloccare nei videogame e che prescindono dal completamento del titolo in oggetto. Per esempio, mentre giochi a Assassin’s Creed, puoi notare che ci sono delle piume sparse in giro per la mappa. Non hanno praticamente nessun effetto sul gameplay, ma se le raccogli tutti, sblocchi un Achievement. Poi ci sono gli Achievement legati alla progressione (magari ne arriva uno ogni volta che finisci un livello), alla difficoltà (ambitissimi quelli del franchise Call of Duty in cui è necessario completare la campagna single player a Veterano), persino a sfide speciali come completare il gioco senza uccidere nessuno come nel caso di Dishonored. Alcuni sono anche simpatici, tipo «fatti saltare da solo con una granata». PlayStation ha seguito il trend anche se un po’ in ritardo, e oggi praticamente ogni titolo PS4 e PS5 ha i suoi «Trofei», e lo stesso è successo su Steam, che hai suoi Achievement – ma non per tutti i titoli, non essendo un rigido prerequisito. Mancano totalmente su Switch, e questo è un gran peccato: pensate a quante sfide si potrebbero immaginare per i titoli di Super Mario, Metroid o i vari Zelda. E mancano anche su piattaforme come GOG e Epic, su PC, e questo è assai più incomprensibile considerando che lo stesso titolo preso su Steam generalmente li ha. Ecco, ci piacerebbe che nel giro di un annetto, tutti i videogame avessero qualche sorta di «obiettivi» extra da seguire, per rendere più emozionante e duratura la sfida.

Uno sforzo notevole è stato compiuto negli ultimi anni riguardo l’accessibilità dei videogame. Da un lato, diversi videogame hanno introdotto o stanno per farlo nel prossimo futuro delle feature per permettere ai giocatori con disabilità di godersi al meglio i loro titoli. Per esempio, il videogame Celeste permette al giocatore di modificare la velocità di gioco e persino di diventare invulnerabile per consentire a chi non riesce a utilizzare il joypad al meglio di giocarci. Titoli PlayStation come God of War  o Spider-Man consentono di completare automaticamente gli eventi quicktime, che solitamente richiedono una velocità eccezionale nel premere una combinazione di tasti, mentre The Last of Us ha inserito addirittura nel tutorial la possibilità di modificare il gameplay per renderlo semplificato.

Peraltro, Sony ha messo in commercio uno speciale controller pensato proprio per rendere più accessibili i propri videogame. L’Access Controller è stato progettato per essere utilizzato nel modo più adattabile possibile, spostando i pulsanti e la posizione del joypad.

Un’idea analoga arriva anche da Microsoft, con l’Xbox Adaptive Controller, pensato esattamente per lo stesso scopo.

Parecchi videogiochi includono anche la possibilità di modificare i colori e il contrasto per permettere a chi ha difetti visivi di giocare. Per esempio, l’ormai prossimo Prince of Persia: The Lost Crown di Ubisoft, in arrivo il 18 gennaio, consente di cambiare i colori delle piattaforme, come spiegato nel video qua sotto.

Ecco, ci piacerebbe proprio che – nei limiti del possibile – gli sviluppatori considerassero queste opzioni praticamente obbligatorie, quando realizzano un videogame, visto peraltro che esiste l’hardware per console.

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