L’esplorazione piena di salti e di duelli di Prince of Persia: The Lost Crown
Prince of Persia fa un po’ parte della storia dei videogiochi. Il primo capitolo fu pubblicato nel 1989, e colpì i giocatori per la qualità delle animazioni, i combattimenti coinvolgenti e l’esplorazione del tentacolare palazzo del Principe. Per capirci, era questo gioco qua:
Nei successivi trenta anni, Prince of Persia è stato rispolverato da Ubisoft con un brillante remake in 3D, Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo, che peraltro ha ispirato un altro franchise del publisher francese di enorme successo, Assassin’s Creed. E poi Prince of Persia è diventato anche un discreto film, con Jake Gyllenhaal e Ben Kingsley - magari non un capolavoro, ma assolutamente godibile, consacrando il franchise come fenomeno “pop” che travalica i confini dei videogame. Ora, Prince of Persia torna con un nuovo reboot, The Lost Crown.
In una lontana Persia, si sta consumando una tragedia. Il principe Ghassan è stato rapito, e nei panni del guerriero “Immortale” Sargon dovrete imbarcarvi in una odissea bidimensionale per ritrovarlo. I suoi rapitori si sono rifugiati nel Monte Qaf, che nella mitologia persiana segna i confini del mondo. Non fatevi ingannare dal nome, perché la montagna non racchiude solo gallerie, ma anche una enorme città e ambientazioni assai diverse come giungle e livelli ghiacciati.
Vedrete il gioco con la stessa prospettiva laterale bidimensionale del Prince of Persia originale: il vostro eroe esplora una mappa di gioco molto intricata, piena di bivi, deviazioni e livelli segreti. The Lost Crown è un gioco di piattaforme, nel senso più letterale del termine: dovrete saltare spesso da un posto all’altro, aggrapparvi a ganci, sfrecciare sotto ostacoli come lame oscillanti e cilindri di legno pieni di spuntoni. Troverete spesso porte infrangibili, passaggi bloccati, piattaforme troppo alte per essere raggiunte: tra i gamer, i giochi di questo tipo vengono definiti Metroidvania, in omaggio ai due titoli (Metroid e Castelvania) che ne hanno scritto le regole.
Dovrete quindi prepararvi ad andare avanti e indietro per la tentacolare mappa, e rivisitare livelli già visitati per scoprire ogni segreto del gioco, ogni collezionabile e ogni amuleto.
Come in ogni Metroidvania che si rispetti, dovrete ricordarvi degli ostacoli apparentemente inarrivabili e tornare in un secondo tempo, quando avrete acquisito il potere o l’oggetto che vi permette di superarlo. The Lost Crown aggiunge al genere anche qualche idea originale: per esempio, quella che ci è piaciuta di più è che potrete salvare una “foto” dello schermo quando trovate una stanza misteriosa o una piattaforma irraggiungibile, che potrete visualizzare direttamente sull’utilissima mappa per ricordarvi immediatamente che proprio in quel punto vi aspetta un passaggio (per il momento) bloccato. Sargon riceve un nuovo “potere”, come poter “sprintare” in avanti o indietro dopo un salto, o un nuovo “aggeggio”, sia esso un arco o un una specie di boomerang circolare, ogni due ore circa di gioco (su venti-venticinque per finirlo) e quindi non ci si annoia facilmente.
Naturalmente, poi, c’è da combattere. Fin dall’inizio, i duelli sono piuttosto ardui. I nemici “normali” non sono da prendere sottogamba e vi tirano brutti scherzi, come i soldati armati di lancia che vi colpiscono anche dalle piattaforme superiori o i corvacci che vi assaltano dall’alto senza preavviso. E poi ci sono parecchi boss grandi e grossi, pieni di energia e di attacchi speciali: per farli fuori, dovrete capire come affrontarli senza essere pestati, schiacciati, avvelenati e via dicendo. Per fortuna, il vostro eroe è particolarmente atletico: può scivolare sotto i nemici più grossi per poi girarsi e colpirli alle spalle, oppure parare gli attacchi “gialli” e scatenare un contro attacco devastante. Gli attacchi “rossi” invece sono imparabili, e dovrete semplicemente evitarli.
The Lost Crown ci è piaciuto assai: sebbene abbia perso l’impatto visivo della grafica in 3D, la sua bidimensionalità permette di affrontare al meglio gli aspetti più divertenti, ovvero l’esplorazione della mappa, i salti millimetrici e i combattimenti. È un classico ma allo stesso tempo rinfrescante Metroidvania, dove – se vi farete “prendere” – vorrete scoprire ogni segreto dietro ogni porta chiusa, costi quel che costi. È però anche un titolo molto impegnativo, pensato per chi ha affrontato in passato altri giochi simili: sebbene venga in aiuto dei giocatori in cerca di una sfida più moderata sia con diversi livelli di difficoltà nei combattimenti, sia con una modalità mappa più accessibile e guidata, rimane comunque un titolo in cui dovrete saltare come dei parkour tra piattaforme che spariscono dopo pochi secondi, muri rivestiti da aculei mortali, evitando lame ondeggianti e trappole di ogni tipo. Difficile consigliarlo a chi non abbia mai affrontato un Hollow Death o un Ori and the Blind Forest. La soluzione migliore, se il gioco vi interessa, è di provare il demo gratuito per avere un’idea di quello che vi aspetta: ricordatevi però che i primi momenti di gioco proposti dal demo sono i più banali, e che il bello arriva quando Sargon sblocca i suoi “poteri”.
Prince of Persia – The Lost Crown è disponibile dal 18 gennaio per Xbox One e Series X/S, PlayStation 4 e 5, PC e Nintendo Switch. È tradotto in italiano (solo testi, il parlato è in altre lingue tra cui inglese, francese e tedesco) e ha un PEGI età consigliata 16+.