Calcio

Aleksandar Djuric e l'erba di Giubiasco ancora nel destino

Domani sera l’Arbedo-Castione insegue degli storici ottavi di finale in Coppa Svizzera contro il Sarmenstorf – Si giocherà a Giubiasco, dove - nel 2009 - il tecnico dei ticinesi spaventò il San Gallo: «Un gol indimenticabile»
Aleksandar Djuric, 36 anni, è l’allenatore principale dell’Arbedo-Castione dall’estate del 2021. ©CdT/Chiara Zocchetti
Massimo Solari
16.09.2022 21:30

Maledetti festeggiamenti. Per quanto sentita e doverosa, la commemorazione dell’aggregazione con Castione e della sanguinosa battaglia di Arbedo ha lasciato il segno sul campo locale. E così, sabato sera (alle 18.30), la storia dovrà essere scritta altrove. A Giubiasco, per la precisione, dove la formazione sopracenerina insegue un traguardo pazzesco: gli ottavi di finale di Coppa Svizzera. Wow, già. A maggior ragione perché l’impresa è tutto fuorché impossibile. Ad affrontarsi saranno due compagini di Seconda lega regionale. Nessun club blasonato, insomma: in Ticino scenderà infatti il Sarmenstorf. «Guai però a parlare di partita facile» avverte il tecnico dell’Arbedo-Castione Aleksandar Djuric. Che di calcio, a questi livelli, ne ha masticato parecchio. E che con la Coppa ha un rapporto speciale.

Ricordi indelebili

Di più: la breve trasferta al Comunale di Giubiasco, per il 36.enne bellinzonese, assomiglia a un segno del destino. Un segno del destino clamoroso. «Il 20 settembre del 2009? Non lo scorderò mai» ammette Djuric al proposito. «Contro il San Gallo vissi uno dei momenti più belli e intensi della mia carriera». Ben prima del Lugano campione in carica, a fare tremare i biancoverdi - pure all’epoca in Super League - fu proprio il Giubiasco. «Io segnai la rete che spinse il match ai tempi supplementari» prosegue «Aleks»: «Al netto del 3-1 finale a favore dei nostri avversari, gigantesca si rivelò la prestazione di tutta la squadra. Militavamo in Seconda Lega e ciò nonostante spaventammo di brutto Zellweger e compagni». Sono trascorsi tredici anni. Le emozioni, tuttavia, non faticano a riemergere prepotentemente. «Di tanto in tanto - conferma il mister dell’Arbedo-Castione - torno a cercare il video dell’incontro. Non solo per la mia rete, ma altresì per rivivere la magica atmosfera di quel giorno. Peccato che lo stesso sia introvabile. Negli scorsi giorni mi sono quindi consolato con le foto scattate per l’occasione».

La sfida mancata con Igor

Il passato come pungolo per il presente, dunque. «Dopo le grandi soddisfazioni che ci siamo tolti nella passata stagione - con il successo in Coppa e Supercoppa Ticino - desidero fortemente condividere qualcosa di ancora più magico con i miei giocatori» conferma Djuric. «Solo pochi di loro - spiega - hanno già respirato l’aria della competizione. E ad attenderci, ripeto, è una partita indecifrabile. Anche il Sarmenstorf, nel quale tra l’altro milita l’ex Wohlen, GC e Aarau Alain Schultz, ha una voglia matta di passare il turno. Di certo, comunque, non stravolgerò l’anima della mia squadra. Non dovendo affrontare una corazzata di Super League, ce la giocheremo con lo spirito e le armi di sempre». E poi, chi lo sa, potrebbe venirne fuori persino un derby con una delle altre ticinesi rimaste in corsa. Un brivido, questo, che Aleksandar Djuric ha già provato. «Parliamo di un’altra partita di Coppa speciale. L’unica nella quale sono andato vicinissimo a sfidare mio fratello Igor». Ricordate? Ancora settembre, ma del 2015. Da un lato il Bellinzona (2. Lega interregionale), dall’altro il Lugano neopromosso nel massimo campionato svizzero e con sua maestà Zdenek Zeman in panchina. «Igor era squalificato e dopo una sfida pazza subimmo il 3-2 decisivo di Piccinocchi all’ultimo minuto dei supplementari» rammenta Aleksandar. Per i bianconeri - poi giunti sino all’ultimo atto - una mezza figuraccia, con Angelo Renzetti sceso in panchina e il celebre «ma torna a fare il presidente» pronunciato da Sandro Lombardi.

L’amico e modello Crus

Oltre a Djuric, ai tempi vestivano la maglia granata pure Daniel Maffi e Patrick Berera, oggi giocatori dell’Arbedo-Castion. Il destino che torna ad aggrovigliarsi. E che, tornando alle formazioni cantonali sopravvissute, solletica nuovamente il mister. Le carriere di «Aleks», del tecnico del Lugano Mattia Croci-Torti e del neocondottiero del Bellinzona Baldo Raineri sono in qualche modo connesse. «Con il Crus - indica il nostro interlocutore - ho condiviso lo spogliatoio del Biasca. Mentre Baldo è approdato al Vallone proprio nell’estate che mi ha visto passare al Giubiasco. Mattia, in particolare, oltre a essere stato un grande compagno, è un modello da seguire. Sarò anche un bellinzonese doc, ma quando ha messo le mani sulla Coppa Svizzera ero davvero felice. Se lo merita. Per altro trovo che siamo allenatori molto simili; entrambi abbiamo carisma e detestiamo perdere». Bene. Appuntamento agli ottavi di finale?

Correlati