Alexander Ovechkin, il campione applaudito da Washington e Putin

Il primato storico di sigilli in regular season che molti, o quasi tutti, consideravano insuperabile, è caduto. «Per come si presenta l’hockey moderno e per il livello di competitività di questa lega, non credo che qualcuno batterà mai la cifra raggiunta da Gretzky. È impossibile». Parole, queste, che suonavano come una sentenza. Parole, queste, pronunciate nel 2016. Da parte di chi? Dello stesso Ovechkin, che nove anni fa – e distante ancora qualche centinaio di reti – non contemplava nemmeno l’idea di poter realizzare una simile impresa; dubitava, persino, che nel giro di qualche anno sarebbe ancora stato in grado di pattinare in maniera adeguata. La previsione si è rivelata tutt’altro che azzeccata e il capitano dei Washington Capitals ha sovvertito il suo stesso pronostico, ponendo fine alla rinominata «Gr8 Chase».
Ancor più impressionante se si pensa che è entrato nella leggenda a 39 anni suonati e, peraltro, nel corso di una stagione in cui è andato incontro al peggior infortunio della sua straordinaria e longeva carriera. Già, perché la frattura alla fibula patita nel mese di novembre lo aveva tenuto lontano dal ghiaccio per 40 giorni, impedendogli di prendere parte a ben 16 partite. Al rientro, manco a dirlo, aveva fatto ciò che gli riesce meglio, segnare.
Scritto nelle stelle
Il gol del sorpasso su Gretzky è giunto alla UBS Arena di New York, al cospetto degli Islanders, il 6 aprile. Una data che non gli è indifferente; un avversario non casuale. Il tutto, infatti, sembrava essere scritto nel destino: quello stesso giorno, nel 2004, i Capitals vinsero la lotteria del draft che portò poi il fenomeno di Mosca ad essere selezionato come prima scelta assoluta. Dal canto suo, la franchigia di New York, fu vittima anche dell’ultima marcatura di Gretzky, quella numero 894. Le coincidenze, poi, non si fermano qui. Nei numeri sovrannaturali dei due spiccano il solo gol di differenza e i match disputati, 1.487 per entrambi.
Le loro storie si sono intrecciate per la prima volta in maniera inscindibile nella lontana stagione 2005-06. In quell’occasione il debuttante Ovechkin realizzò, da sdraiato, un gol talmente iconico da essere ribattezzato «The Goal» e che costrinse l’allenatore degli avversari, i Phoenix Coyotes, a guardare il maxi-schermo per capirne l’esatta dinamica. Su quella panchina, incredulo, sedeva proprio Wayne Gretzky. Quest’ultimo, poi, aveva dichiarato di voler essere presente nel giorno in cui il suo record veniva infranto, come quando Gordie Howe assistette al suo primato. E così è stato. Il «99» voleva essere il primo a stringere la mano a Ovechkin e - durante la breve cerimonia tenutasi nel bel mezzo della sfida - ha potuto mantenere la sua promessa.
Ineluttabile
Poteva anche accadere nel match precedente, a dire il vero. Contro i Chicago Blackhawks, in un colpo solo, Ovi poteva stabilire il nuovo primato festeggiando perlopiù un «hat-trick» e davanti ai propri tifosi. Per farlo, tuttavia, avrebbe dovuto impreziosire la sua doppietta con un’ulteriore rete a porta vuota. Non era nelle sue intenzioni, però, voleva segnare a modo suo. E lo ha fatto. Dalla solita zona, con il solito tiro. Quella posizione – nei pressi del cerchio d’ingaggio alla destra del portiere – è la sua per eccellenza. La NHL ha determinato che il 43,9% delle sue reti, ossia la bellezza di 393 marcature, sono giunte da lì. Anche Ilya Sorokin – che nei tre precedenti non gli aveva mai concesso la gioia personale – questa volta ha dovuto inchinarsi, diventando così il 183. portiere della lega ad aver incassato almeno uno dei puck scagliati dal bastone di Ovechkin. Un altro record, questo, battuto nel corso dell’attuale stagione, poiché precedentemente la soglia era stata impostata da Jaromir Jagr a quota 178.
A differenza del ceco – e degli altri massimi marcatori nella storia del campionato migliore del mondo – Ovi può vantare una peculiarità, ovvero il fatto di non aver mai cambiato squadra. Tutti gli 895 gol dell’attaccante sono stati siglati con la maglia dei Washington Capitals e questo dato acquisisce ancor più valore se paragonato agli altri mattatori degli sport americani. Chi ha stabilito il record di punti in NBA (LeBron James); di touchdown in NFL (Jerry Rice); di homerun nella MLB (Barry Bonds); lo ha fatto giocando per più franchigie.
Celebrato da tutti...
L’impresa, non a caso, è stata celebrata da una moltitudine di sportivi. In primis, naturalmente, dai suoi compagni di squadra; compresi i lungodegenti Nicklas Bäckström e T.J. Oshie, entrambi presenti alla UBS Arena e salutati con affetto dal 39.enne al termine del match. «Ce l’abbiamo fatta», ha detto, riconoscendo l’apporto indispensabile dei propri colleghi per il raggiungimento del traguardo. Lo svedese, in particolare, ha condiviso tutta la carriera al sua fianco, contribuendo largamente ai suoi successi. Nelle mille e più sfide giocate assieme, gli ha fornito la bellezza di 279 assist, svolgendo pure un ruolo di primissimo piano per la conquista della tanto attesa Stanley Cup, vinta nella stagione 2017-18.
Vista la portata dell’evento, però, si sono esposte anche figure di spicco di altre discipline. A rendergli omaggio, ad esempio, sono stati anche Roger Federer, Michael Jordan, Michael Phelps, Tom Brady. Insomma, il meglio del meglio. Ma non solo, le sue prodezze hanno avuto risonanza anche al di fuori del mondo sportivo, basti pensare al messaggio giunto direttamente dal Cremlino.
... o quasi
In una lettera firmata dal presidente russo Vladimir Putin, è stata esaltata la natura dell’impresa di Ovechkin, considerata «un successo non solamente personale, bensì un motivo di festa per tutta la popolazione russa». Niente di sorprendente, d’altronde, visto quanto già era emerso negli scorsi anni, cioè il legame che si è instaurato tra i due. Un legame scomodo, che nel recente passato ha comportato anche feroci critiche nei confronti del giocatore di hockey. Lui – che come foto profilo su Instagram è ritratto proprio al fianco del controverso presidente – ha manifestato in passato sui suoi canali social una certa vicinanza con Putin. Tanto da aver creato, nel 2017, il movimento «Putin Team», volto a sostenerlo – a detta sua in maniera non politica – a pochi mesi di distanza dalle elezioni presidenziali.
Dinanzi ai noti conflitti in Ucraina, il mondo dello sport ha preso determinate misure nei confronti degli atleti russi. Non la NHL, che per molti non ha fatto abbastanza e la cui unica decisione, in questo senso, è stata escludere la Russia dal recente torneo «4 Nations Face-Off». Ovechkin, quando era stato sollecitato sulla questione generale, aveva dichiarato: «Putin è il mio presidente. Non faccio politica, sono uno sportivo e sono russo. Sono cose che non posso controllare». Coloro che si attendevano delle parole di condanna, erano indubbiamente rimasti delusi e in molti, non a caso, si auguravano che il record di Gretzky non venisse battuto. Non da lui, quantomeno.