Basket

Il realismo di Dusan Mladjan: «Questa SAM ha limiti strutturali»

Per la prima volta in carriera il 38.enne ticinese gioca in una squadra senza grosse ambizioni: «È durissima competere con tre soli professionisti, la nostra stagione rispecchia quello che siamo» - Stasera a Nosedo arriva il Pully-Losanna: serve una vittoria per chiudere al quarto posto
© Ti-Press/Samuel Golay
Fernando Lavezzo
09.04.2025 06:07

Dusan Mladjan era abituato a ben altro. Titoli, coppe, finali. Per la prima volta in carriera, escludendo alcune esperienze all’estero, il 38.enne si trova ora a giocare in una squadra senza ambizioni di vertice, con un bilancio negativo tra vittorie (10) e sconfitte (12). «Credo di non aver mai chiuso la regular season fuori dalle top 4», ci dice la guardia ticinese che ha fatto le fortune di Lugano, Friburgo e Ginevra. Anche con il suo club attuale, la SAM Massagno, «Dule» ha conquistato trofei (SBL Cup e Supercoppa nel 2023) e lottato per il campionato. Ma tutto questo, dopo il ridimensionamento della scorsa estate, è solo un ricordo. Anche il 4. posto attuale è a rischio: alla Spinelli serve una vittoria nelle ultime due giornate, stasera a Nosedo contro il Pully-Losanna (ore 19.30) o sabato a Friburgo. Chiudere a pari punti con il Nyon, che ha vinto 2 scontri diretti su 3, farebbe infatti rima con 5. rango. «La gara da vincere è quella odierna, perché andare a imporsi alla St. Léonard sarebbe durissima», afferma Mladjan. «Conquistare il vantaggio del campo nei quarti di finale contro il Nyon è un obiettivo che deve stimolarci a dare tutto».

Ufficio e palestra

La SAM è reduce da tre sconfitte di fila e dalla rimonta subita a Birsfelden dopo il +24 di metà partita. E sabato ha dovuto guardare la finale di Coppa Svizzera in Tv, dopo aver perso la semifinale di un mese fa a Neuchâtel. «Essere spettatore mi ha fatto male solo fino a un certo punto», ci confessa Dusan. «La verità è che siamo stati eliminati meritatamente, al termine di una partita che ci aveva visto perdere ben 19 palloni. Bisogna essere realisti, anche nelle analisi. Se emergono sempre gli stessi problemi, se non riusciamo quasi mai a giocare per 40 minuti, se chiudiamo tutte le partite con il fiatone e soffrendo l’aggressività degli avversari, significa che i nostri limiti sono strutturali. E che avere solo tre giocatori professionisti conta. A Massagno, solo i tre americani si dedicano totalmente alla pallacanestro. I quattro svizzeri titolari lavorano a tempo pieno, entrano in ufficio alle 8.00 e si allenano al termine di una giornata stancante. Certe sconfitte erano evitabili, certo, ma vi garantisco che così non è facile».

Troppo lenti

A proposito di limiti strutturali, Dusan va oltre: «Siamo la squadra più lenta del campionato e questo lo vediamo soprattutto nelle posizioni 1, 2 e 3. Ci manca un esterno rapido, forte nell’uno contro uno, che sappia saltare l’uomo e attaccare il canestro. E in difesa soffriamo elementi di questo tipo, che praticamente tutte le altre squadre hanno. Abbiamo buoni giocatori, sì, ma siamo una squadra statica. Se guardo la classifica, mi dico che siamo lì dove dovremmo essere».

Questione di budget

Realismo è la parola chiave di Dusan Mladjan: «Speravo che a stagione in corso arrivasse un quarto straniero, ma i mezzi della società non lo hanno permesso. L’anno scorso avevamo 5 americani e 2 rotazioni svizzere in più, con Tutonda e Steinmann. Ora, di fatto, giriamo in 7. Non possiamo pretendere che il club sfori il budget, ma bisogna anche capire che con questi mezzi si può arrivare solo fino a un certo punto. Con la semifinale di Coppa e un’eventuale semifinale playoff, la stagione sarebbe coerente. Ma in futuro, spero che la SAM possa tornare in alto. Non servirebbe molto di più per lottare al vertice».

Vita da coach

Intanto Dusan si gode l’esperienza come head coach del Massagno-Viganello Under 18: «Abbiamo concluso al quarto posto, con la rosa più giovane del campionato nazionale. Domenica inizieremo i playoff con l’Aarau. I risultati mi inorgogliscono, ma a rendermi ancora più felice sono la passione e l’impegno di questi ragazzi. Io voglio trasmettere le mie conoscenze cestistiche, ma anche qualcosa a livello umano, affinché loro vedano nel basket una cosa bella della vita».